Misano filosofi, bella serata con Marco Guzzi.
Astra gremito e casse acustiche in strada per ascoltare le riflessioni del filosofo e poeta Marco Guzzi ieri sera a Homo Homini Lupus. Giovani arrivati da diverse parti d’Italia (Torino, Bologna, Roma) hanno dato vita ad un happening filosofico di grande intensità. Forse è questo il nuovo modo di fare politica, sicuramente è il risultato di anni e anni di lavoro, passione, perseveranza. Dice Guzzi . “Oggi più che mai ci risulta evidente la natura metamorfica, e cioè storica, dell’essere umano. E oggi più che mai siamo chiamati a decidere verso quale forma appunto di umanità vogliamo dirigerci. Ci si aprono dinanzi infatti progetti molto diversi, e radicali, di umanità, a volte davvero inquietanti. Quali sono dunque le direzioni fondamentali, le antropologie, che ci si offrono come alternative in questo Bivio della storia planetaria? E quale vogliamo prendere?” «Dobbiamo capire cosa significa ripartire, da dove e verso dove. Sono domande radicali che l’umanità prima o poi sarà costretta a farsi». Non c’è però più tempo di aspettare: «La vertigine di questa crisi si sta manifestando in maniera sempre più evidente, dal punto di vista delle ingiustizie, dei flussi migratori e di una democrazia occidentale che non ha più una visione, ma si è ridotta a gestire dei poteri finanziari». Non è solo la società ad essere malata: «Pochi parlano di quella crisi esistenziale che chi lavora con gli esseri umani, come me, incontra tutti i giorni. Mi arrivano continuamente lettere di persone sempre più giovani, ragazzi di 16 o 17 anni, che vivono questa crisi come una crisi di significato». Ci aspettano sì tempi difficili, ma per Guzzi potranno contenere in sé anche il germe di una nuova umanità: «Dobbiamo essere consci dei processi in corso e favorirli nella direzione evolutiva. Gli uomini illuminati di tutti i tempi hanno sempre riconosciuto come i processi evolutivi nella terra sono sempre accompagnati da tragedie e drammi. Renè Girard, grande antropologo da poco scomparso, diceva che questo è sia il peggiore che il migliore dei tempi possibili. Sembra una contraddizione, ma è la caratteristica dei tempi apocalittici».«Accanto ai drammi del ventesimo secolo, con totalitarismi, guerre mondiali, bombe atomiche, sono sorti i primi “semi del nascente”». Guzzi ce li elenca: «Le rivoluzioni epistemologiche sono i segni di una nuova umanità. La visione relativistica della fisica è una dilatazione spaventosa della conoscenza umana. Aggiungiamo l’arte e la poesia, che nel ‘900 sono andate a sondare nuove dimensioni dell’umanità, oltre l’autocoscienza razionale. L’emancipazione femminile ha fatto emergere risorse represse per secoli. Nei giovani c’è un’empatia molto maggiore, e al di là dei lati oscuri di Facebook e di Whatsapp, ci sentiamo parte di una rete. L’umano non è più un ente a sé stante». Ultimo appello di Guzzi ai giovani : “ragazzi leggete i libri, istruitevi, perchè vivere è conoscere, L’Italia è il paese dove si legge di meno