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Home Località Cattolica

Natale e le sue meraviglie…

di Gianfranco Vanzini

Redazione di Redazione
11 Dicembre 2023
in Cattolica, In primo piano
Tempo di lettura : 3 minuti necessari
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Nei giorni scorsi TV 2000 ha proiettato il film  Joyeux Noel – Una verità dimenticata dalla storia, molto bello e consigliabile a tutti. La visione del film mi ha ricordato che nel 2014 in occasione del  centenario dell’avvenimento raccontato nel film, avevo pubblicato un articolo che mi sembra bello e opportuno riproporre.

Ecco il testo di allora.

     Dicembre 1914:  Si avvicina il Natale  del  primo anno della grande guerra.

Papa Benedetto XV lancia un appello alle forze combattenti per una tregua nei giorni delle festività natalizie.  L’appello  viene respinto. Perché la guerra è brutalità e violenza e tale deve  essere.

Gli alti comandi politici e militari non  volevano correre il rischio che, in un conflitto che esigeva cieca brutalità e spietatezza, ( le trincee erano  a pochi metri di distanza l’una dall’altra)  l’irruzione di sentimenti di umanità, religiosità e fratellanza potessero incrinare la reciproca furia omicida.

Quasi  che festeggiare il Natale senza sparare , senza uccidere, o essere ucciso,  potesse minare la propensione al combattimento, l’odio verso il nemico e la fede incrollabile nella vittoria.

Lo stesso Papa Benedetto XV doveva tristemente prenderne atto il 12 dicembre 2014  affermando:”…Purtroppo la nostra cristiana iniziativa non fu coronata dal successo.”

Tuttavia, e questo è il fatto più importante, se l’iniziativa del Papa, non ebbe successo fra gli alti vertici politici o militari, ebbe invece uno straordinario effetto e successo fra le truppe belligeranti.

Su vari fronti in particolare su quelli di Ypres, Armentieres e Lille i testimoni (francesi, inglesi e tedeschi) ricordano molti commoventi episodi.

Primo fra tutti il coro dei canti natalizi, in particolare Stille nacht  ( Astro del ciel) che, con  parole diverse, ma con la stessa musica veniva intonato da una parte dei militari e proseguito dall’altra. Adeste fideles, essendo in latino, andava bene per tutti.

Poi, con molta circospezione e tremore, gruppetti di soldati disarmati  uscivano dalle trincee,  camminando lentamente verso le postazioni nemiche, recando doni e biglietti augurali. Quasi spinti da una forza invisibile:  la forza residua dell’umanità  innata, dopo mesi di orrori e violenze.

Ben presto decine, centinaia di fanti dei due eserciti si  ritrovarono nella terra di nessuno stringendosi le mani, abbracciandosi, scambiandosi doni e cartoline, in qualche caso cantando e ballando.

 

Il  fatto non piacque agli alti comandi tant’è che ci fu la consegna del silenzio. Fu una corrispondenza del New York Times dal fronte settentrionale che svelò quello che era successo sui vari fronti, descrivendone  le fasi e le dimensioni.

Che cosa poteva avere irritato gli alti comandi? Che pericolo avevano corso, se i loro soldati per qualche minuto  si erano riscoperti uomini e non solo nemici?

Perché invece  di combattere questo moto spontaneo di pace, non  hanno colto il suo significato più profondo? Che voleva dire: vogliamo vivere in pace! Basta armi e uccisioni!

In sintesi, vogliamo accogliere l’invito di quel Bambino, nato quasi 2000 anni fa, che,  proprio in questi giorni, torna  per  portare “Pace agli uomini di buona volontà”. Nonostante tutto,  questo messaggio riuscì, almeno per un po’, a trasformare la crudeltà e l’odio in fratellanza e pace.

Questo, infatti,  è il messaggio del Natale: “Pace agli uomini di buona volontà”  e questo è quello che spontaneamente, contro gli ordini ricevuti, avevano capito e  voluto ricordare i combattenti  con qualche momento di pace fraterna.

 

Molti gioirono di questo fenomeno, qualcuno purtroppo rimase deluso. Un giovane caporale tedesco scrisse nel suo diario che questo fatto era una vergogna per l’esercito tedesco i cui soldati avevano fraternizzato con il nemico disonorando la divisa che portavano. Non a caso quel caporale venticinquenne portava il nome di Adolf Hitler,  le cui idee  e le cui opere avrebbero portato i nefasti frutti che tutti conosciamo.

Il fatto positivo però rimane e, a distanza di cento anni, siamo ancora qui a celebrarlo. Quello che è successo nel  1914  è stato un fatto molto bello, purtroppo non  noto a molti, che valeva la pena ricordare. Anche oggi,  se quel messaggio  fosse ascoltato e messo in pratica, nei tanti focolai di guerra  sparsi nel mondo, potrebbe portare frutti  di serenità e di pace  per tutti.

Speriamo che ciò avvenga al più presto.

Immagine di Gerd Altmann da Pixabay

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