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Home Focus

Romagna mia sott’acqua: abbracci al lavoro

di Marco Zangheri, riccionese

Redazione di Redazione
23 Maggio 2023
in Focus, In primo piano, Riccione, Rimini
Tempo di lettura : 5 minuti necessari
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Il 16 maggio 2023 sarà un’altra data che non si potrà dimenticare.

Le piogge straordinarie hanno fatto esondare decine di fiumi, travolgendo città e paesi dell’Emilia-Romagna sotto un’onda di acqua e di fango. Era stato tutto previsto dalla meteorologia: pioggia intensa, temporali, rischio idrogeologico; allerta rossa, il massimo grado di pericolo; tutte le scuole chiuse; la Protezione Civile pronta ad intervenire assieme ai vari corpi di polizia e dell’Esercito; le persone avvisate.

Ma non riesci a crederci fino a che l’acqua non arriva impetuosa dai tombini che esplodono dalla pressione, fino a che non vedi il fiume che straripa sopra gli argini e l’acqua invade strade, case e campi coltivati. E allora è solo disperazione, impotenza, incredulità, rabbia.

L’alluvione non fa sconti. Chi vive ai piani bassi è invaso dall’acqua e dalla melma collosa e tutto è da buttare. Le cantine che raccolgono i ricordi di una vita vengono spazzate via lasciando solo acqua e confusione. Negli appartamenti invasi dall’acqua nulla si può salvare. Solo la dignità e il coraggio di ricominciare.

Ci sono anche dei morti, molti, troppi. Uomini e donne che hanno tentato di mettere in salvo i loro averi e sono stati travolti dalla forza dell’acqua. Chi è rimasto intrappolato nei piani bassi con l’acqua che impetuosa riempiva le stanze. Chi non è sfuggito alla frana di terra che si è mossa sopra di lui. E ancora e ancora.

Ma, in maniera straordinaria, ai primi momenti di sconforto subentra la forza di reagire, di mettersi al lavoro per sistemare il sistemabile, per salvare il salvabile. In questa azione così coraggiosa c’è la reazione alla calamità naturale. L’Uomo contro la Natura per la sopravvivenza. Per continuare a Vivere.

Alla disperazione viene lasciato il posto alla Speranza, alla tenacia.

E allora, quando l’acqua inizia a ritirarsi dalle strade, vedi uscire dalle case le persone che si mettono gli stivali e i guanti e spostano le mani dai capelli e dal viso rigato di lacrime ai badili, alle pale, alle pompe per svuotare gli appartamenti e le cantine.

Ma non ci sono solo coloro che sono stati colpiti direttamente dalla devastazione ma piano, piano arrivano persone che vogliono aiutare, che si sentono partecipi della tragedia e vogliono, liberamente, dare un contributo a chi è stato più sfortunato.

Sono persone di tutte le età, giovani soprattutto, studenti che armati di stivali, badile e guanti si gettano a capofitto nella melma e con una forza straordinaria dettata dalla straordinarietà dell’evento spalano, spostano, ricompongono, aspirano. Usano parole di conforto, hanno stampato un sorriso che rallegra nella tragedia. Sono uniti in un unico obiettivo: tornare alla normalità, superare il dramma.

Si dice che la civiltà sia nata quando l’uomo è stato in grado di tramandare con la scrittura il suo sapere, io credo che la civiltà sia nata quando l’uomo ha iniziato ad occuparsi di un altro uomo e di non lasciarlo a se stesso secondo il disegno della Natura selvaggia e senza favella. Prendersi cura di un’altra persona è una cosa di una Bellezza straordinaria che spalanca il Cuore verso mete immense e innalza l’uomo verso Dio.

L’uomo è un essere che, da solo, vive assieme ad altri uomini. La sua singolarità si può esprimere solo nella collettività, nell’espressione massima di Comunità. Siamo soli ma in un contesto sociale e la Solidarietà verso il prossimo è la massima espressione dell’uomo. Siamo costretti ad Amare per vivere ma è una costrizione naturale per l’uomo, unico essere dotato della Creatività ossia della capacità di Creare qualcosa e qualcuno in maniera cosciente.

Non possiamo esimerci da questa condizione, la dobbiamo sì accettare ma anche profondamente comprendere come l’unica strada che ci conduce nella Vita.

Cesena è la mia seconda città da tanti anni oramai e gli affetti più cari sono presenti qui. Il loro richiamo non mi ha lasciato indifferente e davanti alla devastazione ho trovato lo spunto per cercare di dare il mio piccolo contributo. A volte è necessaria una spinta per muoversi e io l’ho ricevuta. Grazie Lisa.

In queste situazioni è più quello che ricevi che quello che dai. Bastano a ripagare dalla fatica solo gli sguardi di gioia delle persone o, come è capitato ad una mia collega l’abbraccio affettuoso di una nonnina di 90 anni. Sapere poi che Alessandro, figlio di un mio grande Amico, ha trascorso una giornata nel fango ad aiutare assieme ai suoi amici e che dei miei colleghi si sono prestati negli aiuti sono notizie che ti allargano il cuore.

E poi nel fango conosci Loris, Cristina, Lorenzo, Agnese, Giacomo, Valentina, Mario, Pierpaolo, Alice e mille altri angeli. Persone e situazioni che ti rimangono dentro nell’identità.

Il mio unico rammarico è che è sempre necessario passare per queste terribili prove per tirare fuori il meglio di sè mentre dovremmo vivere ogni giorno, ogni ora nell’Amore e nella Bellezza che la Solidarietà esprime.

Forza ROMAGNA MIA!!!

     

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