Addio ad Antonio Paolucci, un grande riminese. Scomparso a Firenze oggi ad 84 ani. Prestigioso storico dell’arte, ha diretto i Musei Vaticani, è stato soprintendente per il Polo Museale Fiorentino e ministro per i Beni culturali e Ambientali dal 1995 al 1996 nel governo Dini. Rimini gli aveva conferito il Sigismondo d’oro.
Nasce a Rimini il 29 settembre 1939; nel 1964 si laurea in Storia dell’arte con Roberto Longhi ed inizia a lavorare al ministero della Pubblica istruzione. E’ artefice di una carriera straordinaria: dal 1980 ricopre il ruolo di soprintendente prima a Venezia, poi a Verona, a Mantova e infine a Firenze, dove è stato soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, per poi passare alla soprintendenza ai Beni Artistici e Storici (diventata poi Soprintendenza speciale per il Polo Museale Fiorentino) ed essere nominato anche direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana sino alla pensione nel 2006. Nel 2007 viene incaricato dal ministro Francesco Rutelli di far parte dei quattro esperti che hanno affiancato Salvatore Settis nel coordinare i lavori del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici.
Dopo il terremoto che ha colpito l’Umbria e le Marche nel 1997 è stato nominato Commissario straordinario del Governo per il restauro della Basilica di San Francesco ad Assisi.
Inoltre, per i meriti conseguiti nell’ambito della sua attività culturale, è stato eletto Accademico ordinario dall’Accademia delle arti del disegno di Firenze.
Ha scritto e collaborato con: Paragone, Il bollettino d’arte, Il Giornale dell’Arte, Il Sole 24 Ore, la Repubblica, la Nazione e Avvenire; ha pubblicato numerose monografie e curato alcune importanti mostre sul Rinascimento in Italia (ad esempio, quella di Forlì su Marco Palmezzano) e all’estero.
Nel novembre del 2007 viene nominato da papa Benedetto XVI direttore dei Musei Vaticani.
Nella primavera del 2008 viene chiamato a presiedere una speciale commissione tecnico-scientifica per il progetto di risistemazione della antica piazza Duca Federico a Urbino. La piazza sarà poi riportata all’antico splendore sulla base di documenti storici. Il 6 dicembre 2008, per ricambiare il suo impegno profuso nel progetto della piazza di Urbino, viene nominato cittadino onorario della città.
In agosto 2013 viene nominato consigliere della Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
A maggio 2016 è stato chiamato a far parte dello storico Gruppo dei Romanisti, formato da studiosi e cultori di Roma.
Nel 2018 è stato nominato presidente della Commissione di indirizzo per il concorso di progettazione internazionale propedeutico alla ricostruzione della Basilica di San Benedetto da Norcia gravemente danneggiata dal sisma dell’Italia centrale del 2016.
Il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad: “Rimini deve un enorme ringraziamento ad Antonio Paolucci. Quel patrimonio che è (o dovrebbe essere) il tratto distintivo, la cifra peculiare del rapporto tra il nostro Paese e il mondo, ha costantemente rappresentato l’oggetto degli studi e della passione di Paolucci in ogni fase e ruolo professionale assunto nella sua vita, sino a ricoprire, tra il 1995 e il 1996, anche il ruolo di Ministro ai Beni culturali e ambientali della Repubblica Italiana e di Direttore dei Musei Vaticani. Chi lo conosceva, ne descriveva l’enorme curiosità intellettuale, la propensione mai venuta a meno all’aggiornamento professionale e dunque al confronto aperto, l’attenzione e il rispetto verso ogni opera. Ma soprattutto la necessità di valorizzare quel patrimonio sottovalutato e svilito, facendolo prima di tutto conoscere al presente e al futuro attraverso lezioni, conferenze, libri, progetti culturali, viaggi. Quasi un ‘apostolato’ lungo una intera esistenza, consapevole che la più alta forma di spirito di servizio, l’atto altruistico più grande da offrire alla propria città, a Firenze e al Paese fosse la capacità di non far ‘dimenticare’ quel tesoro, lasciandolo nelle soffitte ma prima di tutto lasciandolo ignoto nella sua importanza.
Grazie al lavoro di Antonio Paolucci, l’arte italiana ha potuto dunque parlare al presente e al futuro. E lo ha fatto anche per Rimini, attraverso le sue numerose pubblicazioni e una presenza divulgativa mai fatta mancare allorché in ballo ci fosse una iniziativa o un progetto di valorizzazione di un elemento artistico riminese. Nel 1995 Antonio Paolucci venne insignito del Sigismondo d’Oro con questa motivazione: ‘insigne storico dell’arte, brillante autore di opere scientifiche e di monografie, come Sovrintendente e come uomo di governo si è prodigato per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio artistico italiano. Vincoli d’affetto ed un’intensa attività di ricerca sull’arte riminese, lo tengono vicino alla Sua città’.
Sono passati quasi 30 anni da allora, e sono stati tante le collaborazioni specifiche che il professor Paolucci ha dedicato ancora a Rimini. Per questo è oggi doveroso e logico affermare che Antonio Paolucci è stato tra coloro i quali hanno posto le basi per il recupero, anche in chiave identitaria, della storia e del passato della città come ‘voce’, chiara, chiarissima, in grado di connettersi al presente e al domani. In questo senso credo di potere dire che Antonio Paolucci, probabilmente prima di tutto e meglio di tutti, aveva creduto alla possibilità, anzi al dovere, di valorizzare Rimini quale città d’arte, sostenendola con i suoi studi e il suo appassionato lavoro. E se Rimini è riuscita a entrare ora tra le città candidate a Capitale della Cultura, una parte del merito va ad Antonio Paolucci.
Per questo, come rappresentato all’inizio, Rimini deve un enorme ringraziamento al professore, rappresentando nel contempo il cordoglio della comunità e la vicinanza alla famiglia. Grazie professore”.
Emma Petitti, presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
2017, Paolucci in conferenza al Teatro degli Atti