SPIEGA L’ESPERTO: Rubrica a cura di Daniela Sammarini
di Thomas Bagnolini, digital marketing specialist e copywriter
racconta la sua esperienza
La Piazza delle province di Rimini Pesaro mi ha dato l’opportunità di affrontare un argomento che mi sta a cuore, o magari una problematica.
Parlo di una mia esperienza personale, che tocca in realtà molte persone.
Come molti, anzi moltissimi, mi sono trovato a fare un lavoro che non mi piaceva, mal pagato, non valorizzato, con la sensazione di essere solo un numero per far gonfiare le tasche di qualcun altro.
Così, mi sono chiesto: “Voglio veramente continuare a fare una cosa che non mi piace? Voglio veramente continuare a sentirmi come se fossi sempre rimpiazzabile dalla prima persona che passa?” e molte altre domande simili.
Casa appena comprata, mutuo sulle spalle e tanta amarezza per un futuro stretto che non volevo. Quindi, ho deciso di cambiare le carte in tavola: un tuffo ad angelo nell’incertezza del mondo lavorativo di oggi.
Cercai di capire cosa mi piacesse e quale lavoro avrei voluto fare. Cercavo un lavoro che mi permettesse di tirare fuori tutto il mio potenziale, che mi facesse usare la testa (che ce l’ho e la voglio usare) e che, soprattutto, mi piacesse.
Sapevo che, senza la minima esperienza e conoscenza in qualsiasi altro settore, sarebbe stato impossibile trovare un lavoro. A meno di una fortuna sfacciata o di ottime raccomandazioni, entrambe cose che non ho.
Tengo a specificare, caro lettore, che non sono ricco. Avevo messo da parte dei fondi per questa evenienza, ma ho dovuto fare, e sto ancora facendo, molti sacrifici.
Cercai dei corsi professionalizzanti e trovai qualcosa che finalmente attirava la mia attenzione. Un corso di Digital Marketing Turistico. Uno di quei corsi intensivi da 800 ore che ti impegnano per 6-8 mesi della tua vita. Una bella sfida, insomma. Ma mi piaceva.
Ancora di più mi piaceva il fatto che fosse finanziato dalla Comunità Europea.
Così mi iscrivo, faccio le mie tre prove d’ingresso (sì, tre!) e finalmente vengo accettato.
Al riguardo lascio delle informazioni. Per chiunque sia interessato a fare un percorso del genere, questi corsi si chiamano corsi IFTS (Istruzione e Formazione Tecnica Superiore). Ce ne sono tanti finanziati dalla Comunità Europea, quindi gratuiti, e di diversa durata. Li consiglio anche a chi deve scegliere un’università ma non sa cosa fare di preciso. Male che vada, impegni un annetto e ti ritrovi con conoscenze utili per affrontare meglio la carriera universitaria o lavorativa. Basta cercare online “Corsi IFTS la tua zona” e vedrai che qualcosa salta fuori.
Tornando a noi. Premetto che in quel periodo ero motivato, sì, ma anche parecchio stressato. Non voglio fare l’ipocrita dicendo: “Ma sì, è facile, bisogna sempre puntare a migliorarsi e a volersi bene… bla bla bla.” No, qui si parla di ingoiare rospi, fare sacrifici economici e personali, e puntare sempre avanti. Non è una cosa da prendere alla leggera. Va ponderata con attenzione e poi, una volta deciso di intraprendere un percorso del genere, consiglio di non voltarsi mai indietro.
Conosco i miei compagni di corso: persone di ogni realtà, dalla studentessa appena uscita dalle superiori al boomer in cerca di un nuovo percorso.
Ammetto che di marketing ne sapevo veramente poco prima di questo corso. Ho imparato tantissime cose, sia durante le lezioni che in stage. Sì, perché il corso prevedeva anche uno stage formativo presso un’azienda. Da allora non ho più smesso di approfondire gli argomenti che mi interessano. C’è davvero un mondo dietro ogni cosa.
Ho dato tutte le mie verifiche, ho fatto un viaggio studio in Germania – tutto spesato! – e infine ho affrontato l’esame finale, passato alla grande.
L’ultimo mese mi è sembrato pienissimo di tutto: studio, impegni, burocrazia. Sì, perché con la Comunità Europea ogni cosa deve essere firmata, corretta, perfetta, ecc…
Poi, dopo l’esame, puff! Finito tutto.
Mi sono trovato dall’avere una routine bella piena al niente. La cosa mi ha particolarmente destabilizzato.
“E adesso?” mi sono chiesto.
E niente, da quel momento è iniziata la mia ricerca di un nuovo lavoro.
Un viaggio estenuante, disperato e oscuro, che in un anno intero mi ha portato a fare appena tre colloqui e una prova lavorativa. Prova che non è andata bene, perché cercavano una figura “senior”.
“Si vede che fai schifo a trovare lavoro, o che non sei bravo,” mi sono chiesto.
La risposta è: no.
Ed ecco che arriva la shit storm.
Questa è la situazione del lavoro. Mi sono confrontato con altri “over 30” che avevano fatto la mia stessa scelta, e quasi tutti si trovano in questa situazione.
Se ti approcci a un nuovo lavoro, devi considerare che per ruoli “junior” – dove di norma fanno contratti da tirocinio – spesso richiedono almeno un anno di esperienza lavorativa nel settore. Il che non ha senso.
Proposte idilliache su LinkedIn per stage gratuiti, oppure richieste per lavori che richiedono almeno cinque anni d’esperienza. Mi sono chiesto: ma non bastano uno o due anni per imparare a fare bene qualcosa?
Essendo inoltre oltre i 30 anni, non ho potuto accedere a un contratto di apprendistato.
“Se hai la NASPI ti assumo.” Peccato che l’ho esaurita proprio per frequentare il corso, durato otto mesi.
Dopo un anno, con il morale a terra e più di 20 kg sovrappeso messi su per lo stress, ho trovato un lavoro che sembrava fare al caso mio.
Ho fatto ulteriori compromessi, accettando un tirocinio, pur sapendo che a malapena coprivo qualche spesa, per entrare meglio in quel mondo del lavoro.
Il lavoro inizialmente c’era. Poi, dopo essermi avvantaggiato sui progetti di un mese, mi trovai senza molto da fare. Ho impegnato quel tempo con corsi online forniti dall’azienda, ma i progetti venivano spostati altrove e la mia figura non era più essenziale. Mi hanno proposto un’altra posizione, sempre allungando il tirocinio, ma ho deciso di non accettarla. Non avrebbe portato avanti il mio percorso, e avrei comunque dovuto stringere la cinghia per un lavoro che non avevo cercato.
Una delle soddisfazioni lavorative più grandi che ho avuto, non l’ho avuta sul lavoro (strano, vero?). È successo con una campagna di advertising – campagna pubblicitaria a pagamento, per i non addetti ai lavori – che ho gestito per un’associazione sportiva dilettantistica.
Fino a quel momento non avevo mai fatto qualcosa del genere in maniera concreta. Certo, l’avevo studiata, rivista più e più volte, capito come funziona… ma una cosa è studiare, un’altra è fare sul serio.
Di norma si dice: “si impara dai propri errori”, giusto? Sì, ma quando ti trovi a gestire i soldi di qualcun altro, beh, diciamo che quell’idea romantica dell’errore come maestro diventa un po’ meno affascinante. L’ansia? Vi assicuro che c’era.
Studio a fondo la campagna: il target, gli obiettivi, e tutto il resto. Preparo il testo e la grafica (per questa parte, per fortuna, ho avuto l’aiuto di uno bravo). Alla fine, mandiamo tutto online.
Aspettiamo. Passa qualche settimana e arrivano i risultati. Risultati che, vi dirò, sono andati ben oltre le aspettative. Ed è lì che ho capito una cosa: è bello sapere di saper fare qualcosa (scusate il gioco di parole), ma è ancora più bello realizzarlo.
Non è che quell’esperienza abbia cambiato tutto, sia chiaro. Ma in un percorso pieno di inciampi e dubbi, ogni piccola vittoria conta.
La morale della favola?
È semplice. È un finale agrodolce.
Attualmente sto scrivendo questo articolo come disoccupato.
Sto continuando a cercare un lavoro inerente, ovviamente.
Vorrei potervi dire che esistono sgravi fiscali specifici per l’assunzione dopo questi corsi, ma la realtà è un’altra: non ci sono. Ci sono i soliti sgravi – NASPI, categorie protette e simili – ma, alla fine, cambiare percorso lavorativo è una battaglia che dipende tutta da te.
A questo punto viene da chiedersi: dopo due anni di percorso, tra studio, stage, tirocinio e ricerca lavorativa, stress, kg in più e tutto il resto… conviene veramente fare questo salto?
La risposta cambia da persona a persona, ma, siccome questa è la mia storia, vi darò la mia risposta: sì!
Assolutamente sì. Credo nel percorso che ho fatto, e in quello che voglio fare.
Ci sono compromessi e sacrifici da fare, sia chiaro. Non è facile. Per niente.
Ma ho dei sogni che voglio rendere reali e, cazzo, lotterò per quelli.
Se anche tu hai dei sogni che vuoi realizzare, allora lotta.
Secondo me, ne vale la pena.