Misano conferenze. Bella serata con Franco Arminio,
Ha raccontato Celati. Dice Arminio : “Non ricordo la prima volta che Gianni Celati è venuto al mio paese, ricordo benissimo la sua prima lettera in cui mi annunciava che avrebbe pubblicato sul Manifesto tre miei racconti per una sua rubrica. Le lettere che mi mandava mi piacevano più dei suoi libri dove racconta storie, erano piccole opere, anche il semplice saluto per mio padre o per mia suocera aveva una sua grazia. Continua Arminio : “Per me Celati è nelle lettere, nelle prefazioni, nelle interviste, nei film, a partire da quello con Ferrario, è nelle conversazioni. Una giornata con lui era sempre allo stesso tempo profondamente umana e profondamente letteraria, il suo tentativo di scrollarsi di dosso il letterario era quasi sempre fallimentare, la letteratura gli veniva incontro anche quando prendeva un caffè al bar” . Il mio Celati dice Arminio è quello che cammina verso la foce, è quello che sale nelle corriere da solo o assieme ai suoi amici. La letteratura non si fa tutta sulla pagina. E nel tempo che è arrivato, ormai in sua assenza, la letteratura fatta solo sulla pagina resiste sempre meno, è sempre meno adeguata a fronteggiare il vuoto che si apre ogni giorno sempre più grande sotto i nostri piedi. A me pare che la sua lezione sta nel capire che il nostro corpo serve proprio per avventurarsi nel mondo, un luogo per produrre delle fantasie, un luogo per avvicinarsi ad altri luoghi, per attraversarli, per girarci intorno. Celati non è un difensore dei luoghi, non pronuncia mai parole nella retorica del riscatto, dell’impegno, ma in realtà è uno dei maggiori poeti civili che abbiamo avuto in Italia. E troppo spesso dimentichiamo i suoi versi dove racconta lo scempio morale in cui viviamo. Dunque anche dal punto di vista del poetico c’è tanto lavoro da fare per allargare la cerchia dei suoi lettori. E questo non per fare un favore a lui, ma perché se nel mondo passa un poeta il dovere di chi se ne accorge è farlo sapere anche agli altri”.