Dopo 14 anni ci penserà ancora Raffaele Fitto.
In Italia si perde presto la memoria, ma 14 anni fa eravamo nella stessa situazione di oggi.
Gennaio 2010 le spiagge dovevano andare a gara.
Lo imponeva una procedura di infrazione.
Il tema era già quello di oggi, non ci possono essere rinnovi automatici delle concessioni demaniali.
Badate bene, no agli automatismi non significa dire no ai rinnovi.
E’ cosa logica, banale anche.
Allora con Fitto cosa abbiamo fatto?
Un accordo con l’Europa: rinnovo di 5 anni in cambio della fine degli automatismi.
E le spiagge furono salve.
5 anni per una nuova legge di riordino del sistema delle concessioni.
Pochi mesi dopo, al tavolo delle trattative del Ministero degli Affari Regionali, Ministro Fitto, presentammo a tutte le associazioni di categoria un documento che conteneva la soluzione definitiva per la legge di riordino: una specie di Lodo Fitto.
I contenuti: si fanno le gare( non le aste, come scorrettamente si disse, che presuppongono una gara al rialzo del costo della concessione, che non c’è mai stata…), ma nelle gare dovranno essere riconosciuti gli investimenti, la professionalità, dei gestori, che hanno costruito imprese su un bene pubblico.
Anche con indennizzi.
Imprese che non possono essere cancellate con un tratto di penna.
Gli indennizzi possono essere, insieme, ristoro, per chi perde la concessione, ma anche deterrente, per chi vuole concorrere per acquisirla.
Bene, anzi male, tutte le associazioni di categoria si dichiararono favorevoli, ma il tavolo salto’ per i dubbi della Confcommercio.
Qualche settimana dopo esplose una polemica dannosa soprattutto per gli operatori: il Lodo Fitto fu bruciato in una piazza marchigiana.
Poi una serie di errori.
Il primo: la proroga Gasparri al Senato.
Rinnovo automatico e procedura di infrazione.
Il secondo: la proroga del Governo 5stelle-Lega.
Rinnovo automatico e procedura di infrazione.
Nel mezzo l’unico tentativo di una legge di riforma, la legge denominata Pizzolante-Arlotti, approvata nel luglio 2017 alla Camera e poi non al Senato per fine legislatura e per l’ostruzionismo di alcuni partiti.
La legge prevedeva, più o meno, i criteri del Lodo Fitto più il riconoscimento del valore commerciale dell’azienda. Punto sul quale trattava l’allora
Sottosegretario agli Affari Europei Sandro Gozi.
Oggi. Dopo 24 anni dopo le tante illusioni dei tanti pifferai siamo tornati a Fitto.
Bene. Nel 2017 si poteva ottenere anche di più. Ma gli errori si pagano. E mi fermo qui.