San Clemente (Rimini). Inaugurato il monumento ai Caduti di Nassirya e il largo ai Caduti di Nassirya domenica 3 novembre, davanti alle maggiori autorità provinciali – civili, militari e religiose -, alle associazioni combattentistiche e ai rappresentanti delle istituzioni.
Nella stessa giornata, la sindaca Mirna Cecchini e i componenti della giunta e del consiglio comunale hanno intitolato il nuovo Largo ai Caduti di Nassirya sempre a Sant’Andrea in Casale.
La sindaca Mirna Cecchini: “È con sincera emozione che oggi mi trovo qui, davanti alle maggiori Autorità provinciali, alle associazioni combattentistiche e ai rappresentanti delle istituzioni, per portare il saluto dell’Amministrazione comunale di San Clemente in occasione dell’inaugurazione del monumento ai Caduti di Nassirya.
In più di una tragica circostanza, la storia recente ne è testimone, anche il nostro Paese si è dovuto misurare con i vili attacchi portati alle forze di pace.
Forze impegnate nel difficile compito di ristabilire condizioni di sicurezza e rispetto dei diritti in scenari internazionali tormentati da sanguinosi conflitti.
Il 12 novembre 2003, quando dall’Iraq, di prima mattina, giunse la notizia della strage di Nassirya, un senso di profondo sgomento s’impadronì dell’Italia, paralizzandola. Incredula di tanta barbarie.
Quell’esplosione – ne ho ancora nitida la percezione – ci colse di sorpresa rendendoci impotenti; ci tolse il fiato e spezzò in un attimo la vita di 19 nostri connazionali, tra cui 12 carabinieri, 5 uomini dell’esercito e 2 civili.
Il dolore e la disperazione delle famiglie che persero i loro cari; l’indignazione per l’accaduto; l’eco di quell’immane tragedia non si sono spenti all’indomani dell’attentato: era giusto non far tacere le nostre coscienze.
Il ricordo di quanti, mirabili esempi di altruismo e grande coraggio, hanno sacrificato la propria esistenza per riportare la pace là dove non c’era, è ancora adesso un ricordo indelebile!
Rammentare e ringraziare i militari italiani, uomini e donne, impegnati dentro e fuori i confini nazionali, è pertanto un dovere!
Come è doveroso ringraziare l’Arma dei Carabinieri, costantemente al fianco delle istituzioni e dei cittadini e ogni giorno determinata a garantire l’ordine pubblico sui nostri territori nel rispetto dei principi repubblicani e democratici che costituiscono la spina dorsale del nostro ordinamento. Presenza insostituibile grazie al radicamento anche nei centri più piccoli, contribuendo così alla cura continua e quotidiana della legittimità.
Ringrazio inoltre i consiglieri dell’Associazione Nazionale Carabinieri, che hanno fortemente voluto questo monumento, assieme a chi lo ha progettato, realizzato e finanziato, perché rimarrà nella storia della comunità sanclementese e costituirà un simbolo utile a non dimenticare quell’evento terribile che lasciò attonita un’intera nazione.
Rendiamo onore ai Caduti di Nassiriya e a tutti i contingenti italiani impegnati nelle missioni all’estero: il valore della memoria di chi è morto rappresentando e difendendo il proprio Paese va preservato nel quotidiano da ognuno di noi.
Concludo riportando le parole pronunciate dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “I nostri militari sono impegnati per garantire pace e sicurezza in tante aree del mondo. Lo fanno con straordinaria professionalità e competenza, con uno spirito di umanità che li fa apprezzare come un vero e proprio modello… A loro la Repubblica è grata”.
Proprio accanto al monumento ai Caduti di Nassirya, voluto dall’Associazione Nazionale Carabinieri e il cui alto significato – io per prima come Sindaca – ci adopereremo affinché venga custodito negli anni a venire, l’Amministrazione comunale di San Clemente aggiunge oggi un altro, fondamentale tassello: l’intitolazione del Largo Caduti di Nassirya. Un segno di sensibile, concreta testimonianza civile, perché intatta e duratura rimanga la nostra partecipazione di comunità alle vicende del Paese: specie quelle che ne hanno lacerato in profondità il tessuto sociale! Perché inarrestabile si perpetui la condanna della violenza in ogni sua forma, sia fisica sia ideologica! Il nostro essere garanti e portatori di pace, al servizio delle istituzioni; la nostra convinta vicinanza alle famiglie delle vittime di Nassirya mi auguro sia di forte monito e sprone per tutti. Ho la certezza che un messaggio di tale portata non rimarrà inascoltato. Tradurlo in azioni concrete ed efficaci – a difesa del futuro – ci chiama fin da ora a nuovi impegni. Siamo pronti ad accettarli.
Ogni nome di soldato scolpito sulle lapidi dei nostri sacrari va aggiunto alle migliaia di “militi ignoti” rimasti sul campo: così come vanno aggiunte le migliaia di famiglie che hanno atteso invano il ritorno dei propri cari e non hanno potuto conoscere il luogo delle loro povere spoglie.
Non lo ripeterò mai abbastanza. Se oggi cresciamo con serenità i nostri figli e nipoti, educati negli insegnamenti dei padri fondatori della Repubblica, questo privilegio di prosperità lo dobbiamo anche a costoro: la democrazia di cui beneficiano ora è altresì frutto di quel dolore, di quella disperazione che ha coinvolto intere generazioni: colpite e decimate da bombe e distruzione.
Di ciò abbiamo saputo farne memoria? Credo proprio di sì. Anche a dispetto di chi vorrebbe praticare revisioni storiche o rimettere in discussione, accade sempre più spesso, i valori dell’antifascismo: oscurando il sacrificio dei tantissimi oppositori – militari, civili, gente comune – a un’ideologia becera. Mi auguro che la consapevolezza di quanto sia inutile e devastante il ricorso alla guerra e alle armi in genere – Erodoto diceva “In pace i figli seppelliscono i padri, mentre in guerra sono i padri a seppellire i figli” – ci aiuti a camminare sempre nel solco di un dovere irrinunciabile, anzi ineludibile: l’universalità della convivenza pacifica. Un assunto imprescindibile!
Quest’anno per San Clemente ricorre, infine, un altro, importante anniversario: l’80esimo della Liberazione dall’egemonia nazifascista, da parte delle truppe alleate, avvenuta il 3 settembre 1944. Da questa porta, gli Alleati transitarono per proseguire la loro marcia contro le forze tedesche. Anche a quei soldati, di cui non conosciamo la storia personale, giunti da oltreconfine per sostenerci e combattere accanto, rivolgiamo oggi la nostra riconoscenza e la nostra gratitudine”.