Chissà perché la Valconca è quella sempre più castigata a dover soffrire per la scarsità di acqua. Purtroppo
questa è la decisione di Hera, presumiamo su impulso di Romagna acque, che di fatto ha comunicato ai
sindaci di Sassofeltrio, Gemmano, Montescudo Montecolombo, di emettere urgente ordinanza per limitare
l’uso dell’acqua dai rubinetti. L’ordinanza, al momento seppur temporanea, sarà vigore fino al 30
settembre, prevede per i cittadini di questi Comuni, il divieto di innaffiare orti e giardini, di lavare auto, di
utilizzarla per le piscine e per l’utilizzo di fontane decorativa con zampilli d’acqua. La Valconca è una terra
che produce ortaggi sani ed ottimi, prevalentemente biologici, che utilizzano tutti gli abitanti della provincia
di Rimini. Francamente non si comprende perché i sacrifici li devono sempre fare i piccoli comuni della
Valconca, come storicamente è sempre avvenuto. La notizia peraltro alquanto sorprendente perché, il
Presidente di Romagna Acque, il Dott. Tonino Bernabè, riminese, alla presentazione del libro “La diga sul
Conca” ha dichiarato il 24 luglio e 9 agosto scorso, quindi meno di un mese fa, che Ridracoli era
tranquillamente in grado di rifornire, senza problemi tutta la riviera romagnola le intere provincie di Forli-
Cesena, Ravenna, Rimini e Pesaro, assicurando gli abitanti della Valconca di stare tranquilli. Ora, pur
comprendendo la siccità metereologica che da tempo coinvolge l’intero territorio nazionale ed anche la
Romagna, ci che non si comprende perché queste limitazioni siano posti a tre piccoli comuni della
Valconca, quasi da far credere che siano i soli responsabili di un utilizzo esagerato, ed i cittadini si bevano
grandi quantità di acqua, che tutti sommati non arrivano a diecimila. A noi francamente appare una sorta
di castigo immeritato. Si evidenzia che i tre Comuni della Valconca rappresentano, in termini di
popolazione, lo 0,8% sul totale dell’area vasta della Romagna e lo 0,5% se si considera anche Pesaro, il dato
se rapportato alla fornitura di acqua si abbassa allo 0,2% considerato che nei tre Comuni non esistono
industrie ad atre attività che utilizzino acqua, ma si tratta solo di utenze domestiche, se poi consideriamo
che l’ordinanza attiene ai consumi extra domestici, il dato sul risparmio del consumo dell’acqua si abbassa
allo 0,1%. Proprio come si dice il risparmio di una goccia di acqua nel mare. Per gli abitanti della Valconca
un sacrificio notevole per non attenere nessun beneficio pratico, ma solo problemi, aggravando la vita per
chi vive in campagna e cerca a fatica di tenere botta. Piuttosto Hera dovrebbe guardarsi un po’ intorno,
perché molti sono i guasti alla rete con grande perdita di acqua, si stima circa il 40%. Le riparazione sono
tardive e molto spesso non risolutive, e devono essere rifatte dopo pochi giorni anche due o volte con
conseguente sperpero di acqua e costi che poi vengono riversati sugli utenti finali. Da qui dovrebbero
iniziare i rimedi per il risparmio e recupero dell’acqua sperperata. Diverso sarebbe stato, se tale ordinanza
avesse riguardato l’intero territorio servito da Romagna acqua e distribuita da Hera, con la comprensibile
esclusione delle strutture alberghiere e ricettive, ristoranti servizi connessi con turismo, come ad esempio
gli ortolani che sono fornitori di tali attività. Noi siamo certamente per l’utilizzo responsabile dell’acqua, ma
censuriamo queste ordinanze che colpiscono solo alcuni comuni: Tutti i Comuni della Valconca pagano le
bollette della fornitura dell’acqua oltre agli altri costi aggiuntivi e quindi riteniamo profondamente ingiusta
questa ordinanza che colpisce solo una minoranza della popolazione. I Sindaci dei tre Comuni della
Valconca dovrebbero protestare energicamente e revocare le ordinanze, ovviamente qualora non siano
sottoposti a responsabilità e rischi di carattere penale.