“Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici”. Così la racconta il poeta latino Virgilio; fu poi raccontata da Giovanni Pascoli nella raccolta di poesie Myricae. Una delle piante della Romagna, ne rappresenta appieno la terra, la tradizione e la tipicità. Fa dei fiori di una bellezza rara, che sanno far viaggiare mente e cuore. Peccato che il fiore duri poco; la pianta sa affrontare il rigore degli inverni battuti dalla salsedine e dai venti di mare. Tipica della spiaggia e delle case coloniche dei contadini; nelle cascine, a mo’ di siepe, separava l’abitazione dalla concimaia. Il lungomare di Misano era caratterizzato dai tamerici; vennero quasi tutti abbattuti. Una volta, un sindaco, esclamò: “E’ la pianta della concimaia”. Il suo posto è stato preso dalle palme, che è un po’ come se i nostri uomini indossassero il gonnellino scozzese. Il turismo di un certo livello si fa anche con i tamerici… che è la prosecuzione della piadina e della tagliatella ma sotto altra forma.