di Giorgio Girelli*
Quella casetta al n.12 di viale Manzoni, parte di una fila di abitazioni a schiera, è rimasta com’era ai tempi in cui Arnaldo Forlani, con i genitori ed il fratello Romolo, l’ha abitata decenni e decenni addietro. Sopravvissuta ai tanti immobili dello steso tipo che hanno lasciato spazio ai grandi “palazzoni”, si compone di un piccolo piano terra e un primo piano: dimora che ho ben conosciuto e frequentato in quanto allievo alle scuole elementari del maestro Romolo Forlani che, conclusa quella fase didattica, preparò me insieme ad altri ragazzi all’esame di ammissione ( allora previsto) alla scuola media ospitandoci appunto nella sua abitazione. Si trattava di un insegnante eccezionale, divenuto non a caso successivamente direttore didattico. Allargava le conoscenze degli alunni al di là dei programmi. Ricordo che ci faceva ascoltare musica in classe. Ad esempio, proponendoci la Cavalcata delle Valchirie di Wagner introduceva la spiegazione del suono onomatopeico. Erano ancora vicini i tempi in cui i giovanotti Venturi, Badioli, Di Giorgio (anch’egli calciatore nella squadra di Arnaldo) ed i fratelli Forlani “palleggiavano” davanti a quella casetta e frequentavano la parrocchia di Santa Maria di Loreto e la chiesetta che poi venne demolita e sostituita dall’attuale, ben più ampia. Il comune di Pesaro, d’accordo con i familiari, ha disposto di “ricordare ed onorare il suo illustre concittadino con l’apposizione della targa nella casa natale”. Il figlio Alessandro (che mi ha cortesemente invitato alla cerimonia cui però purtroppo non potrò intervenire per ragioni familiari) mi ricorda che Arnaldo era solito ribadire di essere nato in via Manzoni 12. Se dunque non c’è dubbio sul luogo della nascita, può essere motivo di curiosità conoscere a chi appartenesse quella abitazione: nel 1925, anno di nascita dello statista, la famiglia Forlani abitava a Frontino. E vi rimase quanto meno fino al 1936 avendo Arnaldo frequentato le prime tre classi delle elementari a Frontino e la quarta e la quinta a Carpegna. E qui l’offerta didattica del territorio si concludeva. Poi la famiglia si trasferì a Pesaro perché Arnaldo e Romolo potessero proseguire gli studi. Ma per dare alla luce il figlio la signora Remies nel 1925 si spostò a Pesaro dove era in attività una ostetrica amica e di sua fiducia, ottima e rassicurante professionista. Come noto allora i parti avvenivano in casa e se è certo che per Arnaldo, certificandolo egli stesso, il luogo di nascita fu via Manzoni, non è appurato a chi in quell’anno appartenesse quella casetta. Al momento è certo solo che l’abitazione fino al 1988 fu di Arnaldo e Romolo, ma non si sa da quando. Successivamente transitò a Luigi, figlio di Arnaldo. Alessandro ipotizza che l’immobile fosse di proprietà degli ascendenti della Mamma di Arnaldo. Spazio dunque per una piccola ricerca presso la Conservatoria o i Registri immobiliari. Sta di fatto che quella di via Manzoni fu la sede del giovane Forlani politicamente e socialmente impegnato. Nel 1945 quando iniziò gli studi universitari il territorio della sua provincia, dove la guerra ha sostato a lungo e vi era installato un caposaldo difensivo della ‘linea gotica‘ presentava condizioni terribili come descritte nella relazione del 28 luglio 1945 dal Prefetto al ministero dell’interno. Ne furono indubbiamente influenzate la sua sensibilità sociale, anche alla luce dei valori cristiani cui era legato. Scriveva, non ancora ventenne, sul “Lavoro”, l’organo DC da lui diretto: “Ai giovani il compito di dire alla società che il Cristianesimo non è quieto vivere o tanto meno scudo di borghesi o privilegio di caste ma è rivoluzione perenne nel continuo superamento di noi stessi”.
Nella seduta del comitato provinciale DC del 21 marzo 1946 il ventenne Arnaldo Forlani, nel quadro della dura lotta in corso sulla mezzadria, affermava di “essere dell’avviso di andare verso i contadini “ criticando la DC locale per “non aver dato il nostro appoggio alla proposta del 60% della Federterra”. Cioè la percentuale di suddivisione dei prodotti tra mezzadri e proprietari. Spirito nettamente progressista, poco esibito ma sempre perseguito. Come attesta il suo perdurante sodalizio, anche se di correnti diverse, con Donat Cattin.
*Coordinatore Centro Studi Sociali “A. De Gasperi”












