di Claudio Casadei
Seduto davanti al casotto della Spiaggia 34 di Riccione, Mario Mei, che ne è gestore e proprietario, si gode un po’ di brezza e di riposo in attesa di finire un’altra giornata di lavoro. Non dimostra i suoi ottantuno anni né nell’aspetto, né mentre lavora con straordinaria energia tra i suoi ombrelloni, né, soprattutto, quando racconta la sua storia con dovizia di particolari e sfoggio di invidiabile memoria. Mario fa parte di una generazione di uomini e donne straordinari, che per crescere ed affermarsi conosceva solo due vie: il lavoro e la famiglia. I risultati raggiunti da lui, dalla moglie Idilia e dai figli Davide e Silvia sono lì davanti i suoi occhi. Un gioiello di spiaggia, al suo fianco, i figli che lavorano assieme a lui nell’impresa di famiglia e una clientela affezionata che sceglie da anni la 34. La storia di Mario in questa parte della Romagna meridionale Comincia come quella di tanti. Stavolta spolvera per noi le sue memorie e racconta “Io sono in origine marchigiano di Albereto di Case Nuove, località fra Casinina e Mercatale, ai bordi del fiume Foglia. La cascina che abitava la mia famiglia si chiama Cà Vittorio, la residenza estiva e il magazzino del padrone per cui lavorava. Siamo venuti in Romagna fermandoci inizialmente a Sant’Andrea in Casale dove le case costavano meno. Fin da piccolo mi è piaciuto essere indipendente e l’indipendenza dipendeva dal lavoro. Cominciai prestissimo a lavorare come meccanico di biciclette e motorini in una officina di Morciano di Romagna. Dopo sei, sette anni ci trasferimmo a Riccione dove c’erano più opportunità di lavoro. Nel frattempo, non ancora tredicenne, avevo fatto dei periodi di apprendistato in piccole fabbriche locali, come Bernardini di Riccione dove facevamo i tappi per le bibite. Appena compiuto i quattordici anni, con la possibilità di avere il libretto di lavoro, cercai un posto in una fabbrica che avesse una prospettiva di futuro e entrai in una delle più grandi di Riccione conosciuta in città come Calza e Manzi che non era il suo nome ufficiale che però non ricordo. Ma a Riccione in quel periodo stava nascendo il turismo e c’era una forte richiesta di personale che veniva pagato molto meglio di chi lavorava in fabbrica. Così mi sono iscritto a un corso serale di scuola alberghiera tenuto in Piazza dell’Unità dove andavamo in tanti dopo il lavoro. In fabbrica i titolari stavano diventando anziani e non c’era più una prospettiva di futuro. Quindi a diciassette anni mi sono licenziato e sono andato a fare il cameriere.” Mario continua il suo racconto con lo sguardo rivolto al mare che sembra la sua fonte d’ispirazione e dice “I camerieri che conoscevano le lingue erano molto meglio pagati e quindi decisi di andare ad impararle pensando a Francia, Germania ed Inghilterra. Mi concentrai sulla Germania e il tedesco perché non era così facile per un ragazzo con la quinta elementare imparare lingue tanto diverse. Per qualche anno ho fatto la stagione d’estate a Riccione e poi cercavo lavoro all’estero. Il primo anno volli andare in Germania contro la volontà della mia famiglia, e fu mio padre a dover firmare i documenti per il passaporto perché non ero maggiorenne. Tutte le estati tornavo in Italia e ho lavorato come cameriere nei migliori alberghi di Riccione: al Baltic, al Des Baines, al Mon Hotel, al Victoria, ma anche al Ranch per qualche anno. Feci il militare ad Asti, mortaista del 21° battaglione. Finito il militare son tornato in Germania. Poi decisi di smettere con quella vita da zingaro e non andare più all’estero perché volevo fermarmi. Gestire con la famiglia quel modo di vivere era diventato difficile anche perché a quei tempi erano spesso i figli a mantenere i genitori che avevano pensioni misere.” Mario si era sposato Idilia e la famiglia stava crescendo. Nel 1971 prende in gestione il Ristorante la Griglia che dopo un paio d’anni è costretto a lasciare perché “…con i bambini da crescere diventa complicata la gestione famigliare del Ristorante” e riprende la solita vita. “Sono tornato al mio vecchio lavoro di lucidatore di mobili alla Famir di Rimini di giorno, e la sera andavo a fare il cameriere dove capitava ad esempio al Calderone. Passato qualche anno mi venne riproposta la gestione del ristorante La Griglia dalla nuova proprietà. Avendo comprato da poco l’appartamento io non avevo in tasca nemmeno un centesimo, ma ci accordammo sulla fiducia, anche se dovemmo comunque regolarizzare l’accordo dal notaio” Superate le usuali peripezie burocratiche Mario guadagna e comincia a desiderare qualcosa di totalmente suo; l’occasione arriva dalla spiaggia a fianco al ristorante: la zona 34. ”Il proprietario, ormai anziano, la vendeva a condizioni per me accettabili e nel 1981 comprai la concessione della spiaggia, mentre la prima vera stagione fu nel 1982.” Racconta”la spiaggia era in una zona periferica, chiamata Abissinia. Da poco il sindaco di allora, Terzo Pierani spingeva il suo progetto di attrezzarla per il turismo. Era ancora selvaggia, c’erano le dune e bisognava bonificarla soprattutto dagli “spuntacul” (nome dialettale della Nappola delle Spiagge). Causa la complicata gestione delle concessioni demaniali tra vari enti tra cui la camera di Commercio che le assegnava, il Comune di Riccione aveva accumulato più o meno trecento milioni di debiti. In base ad accordi politici con gli imprenditori venne creata la Cooperativa dei Bagnini che si accollò i debiti e la gestione delle concessioni oltre al compito di rendere balneabile l’intero arenile riccionese. Racconta ancora Mario “Con la Cooperativa rendemmo la zona accessibile, qui mancava anche la strada per arrivare al mare, perché la fascia di terreno dietro la spiaggia era occupata, da via Bramante fino all’Hotel Liberty, dal campeggio Adria oggi spostato in altro luogo. Quando le nuove zone furono attrezzate per una maggiore qualità del servizio, i potenziali clienti locali non essendo abituati, facevano fatica a venire e non solo per la spesa si lavorava poco. Fortunatamente c’era un nascente importante turismo tedesco ed io, conoscendo abbastanza bene la lingua, ho potuto sfruttare la situazione favorevole. Naturalmente dall’82 ad oggi abbiamo affrontato tanti altri problemi. Problemi amministrativi, la mucillaggine del ’91, l’erosione tutti gli anni, spostamenti delle strutture, ma alla fine siamo arrivati qua. E adesso ecco la preoccupazione per la Direttiva Bolkestein” Colpa della poca chiarezza della politica e della mancata volontà di affrontare il problema. Comprensibile la delusione di un uomo che ha conquistato con grande sacrificio quello che gli è stato concesso versando tanto sudore e denaro. Un vero peccato non riuscire, per problemi di spazio, a riportare tutto il prezioso racconto di Mario. Sono gli uomini come lui che hanno fatto crescere la Romagna e l’hanno resa la fantastica terra che conosciamo. Ognuno di loro meriterebbe una piccola biografia. Alla zona 34 Mario è un re col modesto trono di una sedia da regista. Il nostro “Bagnino” prende a calci i suoi ottantuno anni svolge agilmente il suo lavoro tra gli ombrelloni, coccola i clienti, sa intrattenerli piacevolmente. Per ricordare loro la Romagna, il primo e ultimo consiglio di ogni giornata di mare lo ha dipinto sul muro del suo casotto: in dialetto ha scritto “Se t’vo stè ben, Mare, sole e … sugamen!!!”. È Un bel benvenuto e anche un ottimo arrivederci.
