“Sulla vicenda del nuovo Mercato Ittico sono usciti i nuovi progetti di costruzione del Comune: il comunicato che li accompagna- e che è stato ampiamente rappresentato dalla stampa locale- a nostro avviso è inesatto e sembra una narrazione green washing.
Ricostruiamo la vicenda. Nel 1998, visto il volume d’affari generato dal Mercato Ittico all’Ingrosso, (80/90 barche coinvolte) viene fatta la proposta di trovargli una nuova sede. La proposta sembra assai difficile da attuare e la giunta Chicchi la lega alla realizzazione della Nuova Darsena, che, essendo costruita con fondi in gran parte privati, decolla. La costruzione della Darsena diviene motore di una nuova edilizia residenziale che salva però un’area verde di discrete dimensioni. Nell’area esiste anche un grosso fabbricato storico in mattoni, un capannone di alcune centinaia di metri quadri, vincolato dalla Sovrintendenza e, comunemente chiamato IL MUCCHIO D’OSSA.
Candidato dall’Amministrazione comunale al bando per i contributi emesso dal Ministero nell’agosto 2021 l’intervento è ammesso in graduatoria ottenendo un contributo di 1,9 milioni. Il Ministero però informa l’Amministrazione comunale della possibilità di ammettere a finanziamento il 100% dell’importo richiesto (7 milioni), attraverso la programmazione di fondi Feampa (Fondo Europeo Attività Marittime Pesca e Acquacultura) 2021/2027, restando però fermo l’obbligo di concludere l’opera entro il 31 ottobre 2023”. Tempistiche impossibili per la realizzazione di un’opera del genere, tanto da spingere il Comune a rivolgere una proposta di compromesso al Ministero, per non perdere risorse fondamentali: dividere l’investimento in due cicli di finanziamenti. La proposta prima viene respinta e poi accolta.
Sono passati 20 anni dal primo progetto del 2005. Da allora i problemi della pesca si sono ingigantiti. A fronte della progressiva riduzione degli stock ittici tradizionali sovrasfruttati, al surriscaldamento delle acque marine con conseguente diminuzione delle specie tradizionali, alla proliferazione di specie aliene non commerciali, si assiste ad una progressiva rottamazione di imbarcazioni da pesca, e quelle in esercizio sono molto vecchie (minimo 30 anni di vita). A tutto questo, a breve, si aggiungere l’effetto devastante del rigassificatore di Ravenna.
A Rimini sono rimaste una trentina di barche delle 80 di fine secolo scorso. Un terzo. La pesca è diminuita di -17% in meno di dieci anni. Ciò che è aumentato è il settore dell’acquacoltura e della trasformazione, +38,5 % la prima e +66,7% il secondo e, soprattutto, il commercio all’ingrosso dei prodotti della pesca, sia freschi +31% che conservati e surgelati 33%. Cade quindi la necessità impellente di avere un mercato all’ingrosso in città, anzi, per i commercianti potrebbe andare meglio un luogo più raggiungibile da fuori, dove già si concentra il commercio del food. Ma anche per i pescatori si tratta di un percorso di 15 minuti alle 3 di notte.
Perché allora tanta insistenza e dichiarazioni roboanti? Ci viene in mente una recente esperienza di un nuovo Mercato Ittico, quello di Bellaria. Anch’esso costruito con soldi europei ma è durato pochi anni poi ha chiuso. Proprio perché costruito con soldi europei ora è lì a degradarsi perché non se ne può variare la destinazione. Hanno preso in considerazione questa possibilità tutt’altro che remota i nostri amministratori?
Cementificare un’area verde (una delle poche restanti a San Giuliano) per fare un baraccone inutile legato a un’idea della gestione della pesca ottocentesca? Un baraccone che potrebbe aggiungersi al Mucchio d’ossa? Un’ultima considerazione. “La pesca industriale nel Mediterraneo è un settore drogato artatamente tenuto insieme da soldi pubblici… le sovvenzioni e i sussidi alla pesca a strascico nel Mediterraneo occidentale (flotte italiana, francese e spagnola) sono state di 93 milioni di euro, il comparto nel periodo ha registrato un utile di 34 milioni. Ciò significa che, senza i sussidi, ne avrebbe persi 59!!!” (Fonte Stefano Liberati . Tropico Mediterraneo).
Perché non dare quei quasi dieci milioni ai pescatori per rimodernare la loro flotta, renderla più efficiente, sicura e ambientalmente compatibile? Parliamo di lavoratori del mare che rischiano la vita su mezzi obsoleti sempre più inadeguati vista la violenza degli eventi atmosferici degli ultimi anni, non è meglio occuparsi di questo che di opere inutili e impattanti? C’è ancora chi insiste sull’utilità di quest’opera”.
Il co/portavoce
CESARINO ROMANI