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San Clemente (Rimini). Addio a don Sandro Crescentini, bella persona e sempre punto di riferimento

Redazione di Redazione
17 Novembre 2025
in Focus, San Clemente
Tempo di lettura : 5 minuti necessari
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Don Sandro Crescentini

Don Sandro Crescentini

San Clemente (Rimini). Addio a don Sandro Crescentini, bella persona.

Il funerale si celebra il 19 novembre alle 15 a San Giovanni in Marignano; celebra il vescovo Nicolò Anselmi.

Se n’è andato nella nottata di oggi. Aveva 67 anni. Prete da Vangeli, per anni aveva scritto su questo giornale cartaceo. Parlava con un tono affettuoso di pace, solidarietà, giustizia, terzomondismo.

 

Sanclementese, per alcuni anni era stato parroco nella sua cittadina. Nel 2003 per una serie di ragioni lascia l’amata parrocchia. Ecco come lo aveva raccontato Claudio Casadei.

– Finché erano chiacchiere di corridoio che facevano circolare la notizia o il suo sospetto la si poteva prendere come un’illazione! Ma adesso che i suoi parrocchiani hanno potuto leggere la copia della lettera da lui consegnata nelle mani del vescovo il 23 dicembre scorso le intenzioni da don Sandro Crescentini, parroco di San Clemente e Sant’Andrea in Casale.
Sandro ha dato seguito alle sue intenzioni e segue la parrocchia da un po’ più distante. Quali fossero le sue intenzioni lo aveva già fatto intuire agli amici ed a qualche suo stretto collaboratore. A loro aveva confessato il proprio disagio a scegliere fra le funzioni di comunicatore del Vangelo o il tipo parroco che richiedeva la sua parrocchia.
Così ha chiesto di potere avere una pausa di riflessione, vivere un tempo di contemplazione, per scegliere. Rispettiamo sinceramente le scelte morali e vocazionali di Sandro. Da amici spesso si è parlato dello strano mondo dei princìpi. Abbiamo discusso da posizioni diverse del bene e del male, di come dovrebbe essere il mondo e di come invece è nella realtà; di come vorremmo divenisse e di come invece sta crescendo. Di come certi problemi andrebbero affrontati e di quello che una comunità dovrebbe realizzare.
Così, parlando tra amici Sandro nei pochi anni della sua “reggenza” è diventato un punto di riferimento ed un amico vero per tanti di noi. Abbiamo condiviso battaglie per le quali ci siamo attirati “attenzioni particolari” di potenti o presunti tali senza tirarci indietro.
Sandro è un ottimo predicatore. Senza volere togliere nulla a nessuno, da tempo in chiesa non si sentivano prediche così puntuali, stimolanti e legate alla vita quotidiana. Da tempo in tanti non aprivamo un libro sacro come la bibbia per trovare nelle sue pagine tanta attualità e freschezza.
In questo Sandro è stato un ottimo missionario, perché anche nella tranquilla terra di Romagna si può essere missionari rinfrescando il messaggio di Cristo a chi lo ha dimenticato o lo ha stravolto e modificato secondo le proprie esigenze ed i propri interessi personali, adeguandolo ad una non propria cristiana visione della vita.
Sandro è stato presente anche quando ogni suo parrocchiano aveva bisogno di sistemare i propri piccoli problemi, oppure aveva solo la necessità di una parola di conforto o di un consiglio. Importante il lavoro svolto con i ragazzi più giovani. I campeggi estivi da lui promossi e realizzati con l’ aiuto di tanti volontari hanno contribuito a creare un gruppo di ragazzi che continuano a frequentarsi come buoni amici nonostante le scuole e la vita li abbia portati a separarsi nella quotidianità.
E in questo Sandro è stato un ottimo parroco. A Sandro non possiamo chiedere di rinunciare al suo progetto, dobbiamo rispettare le sue scelte ed essergli vicini quando svolgerà altrove la propria opera. Scegliendo questa nuova missione lascerà di certo un vuoto in tanti di noi o almeno in tutti quelli che, come me, sperano che la sua sia una scelta breve e temporanea: una vera pausa di riflessione. Ringraziandolo gli lasciamo il nostro augurio di ritrovarsi e ritrovarci molto presto.

 

Ecco un articolo di don Sandro pubblicato su queste pagine dal titolo “Perché leggere la Bibbia”.

Pensare alla lettura della Bibbia come attività serena e distesa, si rivela presto una illusione. Tante persone che conosco dopo aver tentato varie volte l’impresa hanno ben presto abbandonato. Ho cercato di rispondere ai tanti interrogativi che le persone mi pongono. La forma epistolare che ho adottato è per rendere più familiare il discorso. Il mio interlocutore, Rodolfo, è fittizio; dietro si nasconde il lettore interessato ad avventurarsi in questo mondo certo faticoso ma capace di ripagare abbondantemente il temerario ricercatore.
“Le leggi del dialogo”
Carissimo Rodolfo, i tuoi interrogativi e le tue perplessità su certe pagine della Bibbia, mi hanno stimolato tantissimo, ti ringrazio.
Vorrei condividerti alcuni pensieri e considerazioni. Dopo tre decenni di lettura e di meditazione personale e in vari gruppi, sono giunto a maturare alcune convinzioni riguardo ai testi sacri. Ti interroghi sul significato di benedizione e della geometria dei numeri, ti sorprendi davanti alla violenza e al Dio degli eserciti, mi racconti le tua sorpresa quando Gesù si rivolge alla donna Sirofenicia quasi fosse un cane, ecc?
Mi rendo conto che le parole ebraiche o greche, tradotte nella nostra cultura e nel nostro contesto, non sempre hanno lo stesso significato che noi diamo loro. Facciamo fatica a capirci tra persone della stessa lingua, pensa a quanto sia impegnativo cogliere il significato delle parole di culture antiche e di lingue a noi estranee.
Giudicando quelle parole e concetti con la sensibilità “moderna” possiamo sentirci turbati, irritati o quant’altro. Ritengo che, se vogliamo capire cosa l’atro ci vuole comunicare, non solo dobbiamo leggere, ma anche ascoltare. E qui si innescano le leggi del dialogo interculturale e quel bisogno di “uscire” da noi stessi per vedere le cose come l’altro le vede e le intende. Occorre fare domande perché l’altro possa comunicarci ancora meglio ciò che vuol dire. Occorre sospendere il giudizio immediato per dedicarci a ciò che l’altro vuole comunicarci di sé. Nella nostra frettolosa vita e nella nostra “presunzione” moderna e occidentale, siamo poco attrezzati per questo sforzo che richiede tempo e accoglienza, umiltà e dedizione. Tutte le culture esprimono convinzioni e il significato di certe esperienze con gli strumenti che hanno a disposizione, che spesso sono diversi dai nostri. Mi sono convinto che la Bibbia non si può solo leggere, ma deve essere anche ascoltata e fatta oggetto di dialogo. Forse quelle parole ed espressioni che ti hanno suscitato perplessità, chi le ha scritte le ha usate in modo diverso da come le usiamo noi. Inoltre le traduzioni, e tu lo sai bene, sono sempre interpretazioni. E noi dobbiamo oggi interpretare ciò che il traduttore ha interpretato. Arrivare a cogliere ciò che l’autore di un testo voleva comunicare potrebbe sembrare, dunque, una impresa disperata. No, non è così.
Se cominciamo ad ascoltare e a dialogare con i testi e le persone che li hanno scritti entreremo nel fascino di una relazione viva e attraverso le parole giungeremo a sfiorare il fruscio della Parola che vuole incontrarci. Ci è stato detto che la Bibbia si comprende con la Bibbia. Con questa frase si vuole incoraggiare la frequentazione assidua dei testi, l’ascolto umile e “vergine”, il dialogo, per avere la possibilità di entrare in un modo di pensare e di esprimersi, tanto da riconoscere se una pagina ha lo stile di un autore piuttosto che di un altro.
Rodolfo, ci sarebbero tante altre questioni da affrontare riguardo a questi temi e so che tu, con la tua sensibilità e la tua attenzione critica saprai sollevarle. Continuiamo, dunque a sfidarci l’un l’altro, con quella sana provocazione che ci impegna nel comunicarci le piccole verità che la nostra esperienza ha potuto confermare.
Alla prossima, dunque.

 

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