E’ alle battute finali il Congresso provinciale del PDL di Rimini in corso dalle 9,30 di questa mattina al Centro Congressi dell’SGR di Rimini per eleggere tra Pierluigi Pollini (Lista Pollini-Giudici), Fabrizio Miserocchi (Lista Miserocchi-Di Lorenzo) e Marina Mascioni (Lista Mascioni-Renzi) il nuovo coordinatore provinciale del PDL Rimini al posto di Marco Lombardi (foto). “Mi scuserete se non sarò brevissimo ma siccome mi rendo conto di essere giunto ad una tappa importante della nostra e della mia esperienza umana all’interno della vicenda politica riminese, ritengo opportuno proporvi alcune considerazioni di carattere generale direi preliminari al Congresso, visto che i propositi organizzativi e le strategie politiche sul futuro del PDL nella provincia di Rimini spetteranno a coloro che si candidano in questo Congresso” ha detto questa mattina il coordinatore uscente Marco Lombardi nel suo ultimo discorso come rappresentante del partito azzurro in provincia di Rimini. Tre le parole chiave del suo lungo intervento di bilancio: memoria, merito e innovazione.
Il discorso integrale di Marco Lombardi.
La memoria non è una anacronistica “parolaccia” un po’ fuori moda, ne un mero sentimento animato da una romantica nostalgia, ma soprattutto per chi svolge una attività pubblica è, viceversa, il presupposto indispensabile per rimanere ancorato ai valori, per aggiornare i principi e per evitare gli errori già commessi da noi stessi o da altri in passato. Se a livello nazionale si avesse più memoria di ciò che è accaduto nel 1993, tutti i protagonisti saprebbero che dal disastro dell’antipolitica e dalla delegittimazione quotidiana non si salverà nessuno della attuale classe dirigente perché il sentimento popolare così come nel 93 non distinse tra onesti e ladri oggi continuando così, non distinguerà tra chi intende la politica come un servizio e chi come l’appartenenza ad una casta privilegiata. Quindi cavalcare l’antipolitica o la pretestuosa polemica ad oltranza, servirà, come disse Churchill in un suo famoso intervento non, a non essere mangiato dal coccodrillo, ma solo ad essere mangiato per ultimo dal coccodrillo. Nell’ultimo congresso di Forza Italia, impostai la mia relazione sulla metafora del film “Sliding Doors” immaginando cosa sarebbe accaduto a Rimini ed a noi personalmente se all’inizio della nostra esperienza politica avessimo scelto una strada piuttosto che un’altra. Se, come altrove avessimo alimentato divisioni insanabili tra gli ex dei partiti della prima Repubblica, se la componente ciellina fosse stata trattata con diffidenza e sospetto e conseguentemente avesse cercato come altrove, di occupare il partito senza invece mescolarsi al suo interno. Se ci fossimo accomodati semplicemente nella facile posizione di ottusi oppositori dei “comunisti” invece di cercare anche di perseguire costantemente il rapporto con la società civile e quindi anche con i suoi legittimi interessi che la politica deve saper mediare in ragione del bene comune. Ciò che abbiamo fatto assieme in questi anni non era scontato e non è stato frutto del caso ma di una nostra precisa scelta e di una nostra evidente capacità politica di cui dobbiamo andare fieri. Capacità sia di chi ha avuto ruoli di guida sia di chi ha partecipato semplicemente con la propria assidua presenza e sia di chi in questi anni si è posto in posizione critica per spingerci a migliorarci senza mai mirare allo sfascio. Questa nostra capacità di accoglienza e di confronto ha poi consentito di amalgamarci come in nessun altro posto (almeno in Regione), tra la componente ex Forza Italia e la componente ex AN senza rese o annessioni ma con un reale processo di fusione. Tutto ciò va ricordato e preservato come un tesoro e mentre rivendico con forza il merito di aver perseguito con perseveranza questo risultato, allo stesso modo vorrei che molti di voi si sentissero protagonisti, perché così è stato, di questa stagione.
La memoria è poi consapevolezza di sè, dei nostri errori ma anche dei nostri meriti. Come avviene per gli uomini gli errori vengono enfatizzati dai critici ed i meriti vengono sminuiti perché magari mettono in evidenza i limiti dei nostri interlocutori, soprattutto se amici ed intimamente convinti, spesso in maniera un po’ velleitaria, di poter fare meglio di noi al nostro posto. Così noi dobbiamo sapere da dove siamo partiti quali talenti avevamo in mano e come li abbiamo fatti fruttare. Avevamo una società civile nauseata dalla prima Repubblica, ostile nei confronti della politica ma qui da noi ancora timorosa nei confronti della sinistra che non essendo stata toccata dal ciclone giudiziario di quegli anni appariva ancora più inattaccabile. Per contro noi apparivamo e in realtà lo eravamo, come dei neofiti catapultati in luogo a loro estraneo. Nel frattempo però, sono passati 18 anni e molti di noi hanno accumulato esperienze politiche, amministrative e professionali che nulla hanno da invidiare ai “tromboni” della prima repubblica. Anche perché oggi essendo caduti i muri ideologici ed essendo immersi in una sorta di relativismo politico, l’autorevolezza del politico di centro destra a differenza di quello di centro sinistra, non è basata sulla appartenenza, ma sulla sua capacità personale di attrarre consenso e di costruire alleanze interne ed esterne al partito. In campo elettorale, se noi prendiamo gli ultimi dati della prima Rpubblica a Rimini, (elezioni politiche del 1992) notiamo come, prima del bipolarismo, l’area che potremmo inserire nell’attuale PDL (DC –PSI – MSI – PLI ) poteva contare su un potenziale del 39%. Come è noto però con il bipolarismo e la nascita di Forza Italia i partiti tradizionali tranne il MSI si sono divisi e pure accreditando in maniera ottimistica un 60% a favore del centro destra ed un 40% a favore del centro sinistra, il nostro potenziale scendeva al 25%. Neppure oggi, nel momento peggiore per noi abbiamo questa percentuale ed in un recente passato abbiamo toccato anche il 35%. La memoria del passato ci deve però anche istruire per il futuro. Ad ogni tornata elettorale per le amministrative, nascono liste di centro destra velleitarie e pretestuose che partono dal presupposto clamorosamente sbagliato che siccome la classe dirigente del centro destra è inadeguata, loro si sentono autorizzati a sostituirla. All’atto pratico però noi classe dirigente ci siamo sempre più consolidati, mentre queste esperienze sono sempre clamorosamente fallite ed a volte sono state sommerse dal ridicolo. Sta di fatto che ciclicamente queste esperienze riappaiono e quindi sarà compito del nuovo Coordinatore predisporre le contro misure perché in futuro questo danno, di immagine più che reale, ci sia evitato.
Oggi i rottamatori di tutti gli schieramenti imbracciano il merito come una clava per criticare il passato e immaginare il futuro. Attenzione però perché il merito è una “brutta bestia”: si può misurare! Non è come l’intuito politico che è opinabile, non è come la capacità dialettica che viene recepita in vario modo dagli ascoltatori. Il merito è fatto di impegno, di presenza, di militanza, di studio, di sacrificio. Il merito puzza più di sudore che di profumo Armani. Il merito passa per il sacrificio dei familiari e degli amici e spesso anche per qualche rinuncia ai week end all’estero od alle vacanze in montagna. La strada del merito è stretta ed in salita ed invocandolo si deve poi sapere che quella via va percorsa e non altre. Ovviamente il merito costruisce una leaderschip riconosciuta e garantisce risultati duraturi. Io credo che in questi anni da noi il merito sia stato rispettato. A volte sono stato tra quelli che si erano lamentati di alcuni atteggiamenti un po’ superficiali, ma oggi a consuntivo ritengo che le posizioni in campo rispettino in gran parte anche il merito di ciascuno. Per i giovani aggiungo che il merito nasce dalla passione e dalla gratuità. Chiunque si impegnerebbe molto per un risultato certo, ravvicinato e remunerativo, pochi, in qualsiasi campo sono disponibili al sacrificio di fronte ad un risultato incerto, ma quei pochi sono sicuramente mossi da passione e gratuità. Qualcuno può pensare che forse oggi la politica non meriti tanta dedizione, ma se ci lasciassimo andare su questa china, si diminuirebbe la portata sociale e morale di quella attività che Paolo VI definiva la più alta forma di Carità. Merito significa quindi competenza ma anche rigore morale. Non possiamo essere per la Libertà e poi inibire ogni libertà al nostro interno, non possiamo rivendicare le nostre radici cristiane per poi “tirare a fregare i nostri amici” o comportarci scorrettamente, con la scusa che in politica si fa così, ed allo stesso modo non possiamo rifarci alla nostra matrice riformista essendo poi dei conservatori dentro il partito. Rigore morale significa anche distinguere nettamente tra le convenienze personali e la propria azione politica. Il merito infine è oggi ancora più necessario che in passato perché il mondo va veloce anche in politica per cui cambiando repentinamente gli scenari le scelte politiche devono essere molto più meditate, fondate e consapevoli. In passato gli steccati ideologici potevano far apparire “intelligente” anche chi intelligente non era, mentre oggi la capacità di distinguere il “grano dalla gramigna” richiede un grado di preparazione e di approfondimento notevolmente superiore. In passato le proprie truppe erano scontate e bastava affrontare i problemi con un certo mestiere e con gergo politichese. Oggi, gli elettori sono in continuo movimento e vanno motivati e conquistati ogni volta. I problemi sono sviscerati in mille articoli di giornale ed in decine di trasmissioni e spesso coinvolgono la carne delle persone, per cui al politichese si deve necessariamente sostituire il linguaggio della competenza e della pragmaticità. Tra l’altro, a mio avviso, ci stiamo pericolosamente, incanalando verso una rischiosa deriva per cui ai politici si chiede giustamente grande impegno e grande competenza, ma allo stesso tempo si pretende che ciò avvenga gratuitamente o quasi. Se a ciò abbiniamo un affievolimento della ricerca del merito e della disponibilità al sacrificio, c’è il rischio fondato che la politica vada in mano a “spiantati” senza arte ne parte. Il che costituirebbe il classico passaggio dalla padella alla brace con buona pace di chi oggi grida in maniera qualunquistica al cambiamento ed all’abbattimento della casta. Ci vorrà sempre più buon senso che a mio avviso in politica significa un giusto mix tra competenza non arrogante e passione ben indirizzata.
Questa pagina ovviamente la dovranno sviluppare i candidati nell’illustrare il loro programma, ma io non posso non segnalare alcune traiettorie che vengono dalla mia esperienza in questi anni. In questo caso va usato con attenzione il freno e l’acceleratore. Dobbiamo inventarci qualcosa di nuovo sia nella strategia politica di prospettiva che nella tattica quotidiana, senza perdere di vista lo scenario nazionale. Come confrontarci con la sinistra fuori e dentro le Istituzioni? Più responsabilità e più proposte o maggiore conflittualità anche sul piano personale? Dal punto di vista di una opposizione responsabile e credibile che si candida al governo, abbiamo fatto moltissimo in questi anni e se ne sono visti i risultati ad ogni elezione.
Anche ultimamente, l’iniziativa dell’On. Pizzolante con il Presidente Vitali, ha dimostrato quanto noi teniamo al benessere del nostro territorio e quanto siamo disposti a metterci in gioco senza guardare alle convenienze partitiche immediate, ma alle prospettive di sviluppo della nostra Provincia. Di fronte però all’evidente rifiuto di ogni dialogo, in sedi istituzionali importanti della nostra Provincia, con maggioranze di sinistra, che rifuggono dal dialogo tacciandolo per un tentativo di inciucio, varrà la pena inasprire la polemica e mettere in risalto anche le inadeguatezze personali oltre che politiche dei nostri avversari. Dovremo però migliorare anche la qualità della nostra proposta politica ed a tal proposito vorrei ricordare a chi pensa che una proposta politica consista semplicemente in una becera contrapposizione ideologica magari condita di una qualche idea populistica ed irrealizzabile, che la nostra forza si è sempre basata sui contenuti e non sulla poesia. Dal punto di vista del reperimento delle risorse per migliorare i servizi senza aumentare le tasse ai cittadini da tempo proponiamo la rinuncia al TRC, l’applicazione convinta del principio di sussidiarietà e la vendiata delle azioni di Hera. Per sostenere le imprese oltre alla lotta contro il PSC al fianco degli operatori del settore, abbiamo sollecitato e supportato il mondo bancario e dei Confidi per agevolare il sistema del credito. Per promuovere il settore turistico ci siamo resi protagonisti di scelte strategiche ampiamente apprezzate dalla società civile sulla Fiera, sul Palacongressi e sull’Aeroporto, sulle concessioni balneari e sulla balneabilità del mare. Consentitemi anche di ricordare due importanti provvedimenti nati ed approvati nella Commissione Regionale che ho l’onore di presiedere come la legge regionale contro le infiltrazioni mafiose e la legge regionale per la semplificazione amministrativa che introducono novità importanti a tutela delle imprese sane della nostra Regione. Per migliorare la proposta però non possiamo inventarci delle soluzioni fai da te, come qualcuno ama fare nel suo ristretto circolo di adepti, ma dobbiamo avere la capacità di coinvolgere competenze personali ed associative, di rilevo che ci forniscano la materia prima a cui poi la politica, mediando i vari interessi e tendendo al bene comune deve, dare contenuto e gambe.
Due ultime considerazioni finali. In primo luogo, mi sembra doveroso anche da questo consesso ribadire i meriti del Presidente Berlusconi. Non va mai dimenticato che la sua discesa in campo ha evitato una vittoria certa della “sinistra” e non quella di oggi un po’ annacquata ed imborghesita che ambisce alla city di Londra ed alle stanze vaticane, ma quella dell’85 che ancora pensava alla lotta di classe ed al comunismo. Successivamente, al netto dei gossip spesso alimentati ad arte dai media, i suoi meriti politici sono stati enormi e piano piano seppure a fatica cominciano ad emergere anche tra i sui critici. Berlusconi ha cambiato modi e contenuti della politica divulgando concetti liberali e riformisti prima patrimonio di pochi e proprio per questo di difficile applicazione. Concetti come la libertà, la dignità del cittadino di fronte allo Stato, la sussidiarietà, il mercato, il bipolarismo, l’ alternanza, la fedeltà al programma proposto ai cittadini, lo snellimento dello Stato , la lotta alla burocrazia, esistevano anche prima ma non erano un patrimonio del popolo e soprattutto nessuno si era concretamente mosso in quella direzione. Non lo hanno lasciato lavorare! Prima il ribaltone della Lega nel ’96, poi le mediazioni un po’ ricattatorie ai tempi della coalizione FI-UDC-AN e da ultimo il tradimento di Fini. Il tutto condito con eventi internazionali traumatici e dallo scoppio di una crisi economica che non dipende da noi. La scelta di farsi da parte, pur non essendo stato sfiduciato, ha dimostrato ancora una volta il suo profilo di statista. La seconda attiene al fatto che essendo per me anche un momento di bilanci non posso non guardare con orgoglio al nostro percorso. Rispetto agli spauriti ed un po’ inadeguati apprendisti politici del ’94 vedo oggi qui con me dei politici e degli amministratori di prim’ordine, che hanno consentito a questa città ed a questa provincia di raggiungere risultati impensabili allora. Abbiamo ripetutamente portato al ballottaggio il Comune di Rimini, abbiamo conquistato Bellaria e vari altri comuni, abbiamo incredibilmente portato al ballottaggio anche la Provincia di Rimini e siamo stati più volte il primo partito della città. Alle ultime regionali abbiamo ottenuto il miglior risultato elettorale di tutte le regioni rosse e siamo stati capaci di ottenere che il nostro elettorato esprimesse il 50% dei voti di preferenza, dimostrando una notevole capacità di radicamento sul territorio. Poi resta il cruccio di perdere il Comune di Rimini ma al netto di ogni analisi grossolana noi sappiamo bene che al di la dei nostri buoni risultati, il centro destra nel suo complesso, non avendo mai avuto in nessuna occasione elettorale il 51% dei voti, non ha mai sperperato un patrimonio che aveva, ma è sempre riuscito anche se in maniera non sufficiente a rosicchiare qualche punto percentuale al centro sinistra, in maniera maggiore o minore a seconda del clima nazionale del momento.
L’ultimissima considerazione, ha a che fare con la memoria, con il merito e con l’innovazione. In questo momento di passaggio vorrei ovviamente ricordare tutti coloro che con me in questi anni hanno collaborato e che mi sono stati vicini ma siccome potrei dimenticare qualcuno, cito solo due persone essendo sicuro che nessuno altro si offenderà. Il primo è Gianni Piacenti. Credo che questa volta veramente uscirà di scena e ne sentiremo la mancanza e badate non per le sue analisi o per i suoi consigli su cui si basa la fama di “ideologo”, ma soprattutto per ciò che non a tutti è noto o che a molti può essere sfuggito. Gianni è stato quello che in questi anni non ci ha fatto litigare fra noi perché ha sempre operato da cuscinetto tra le nostre ambizioni e le nostre frustrazioni personali. A volte ci ha sgridato e qualche sempliciotto l’ha presa come una manifestazione di prepotenza ed a volte ci ha spinto ad osare. Ma ciò che è più importante ha raccolto le nostre confidenze senza trasformarle in pettegolezzi, consigliandoci per il meglio senza mai riportare gli sfoghi che ognuno di noi faceva sugli altri e che, se resi noti, avrebbero incrinato irrimediabilmente i nostri rapporti. È stata una spugna. Una spugna intelligente e generosa, che certamente in questi anni ci ha dato molto più di quanto ha ricevuto. Ed a tal proposito solo un ingeneroso sprovveduto può pensare che il suo incarico in Fiera sia una poltrona per lui e non una enorme risorsa per noi. La seconda persona che vorrei ricordare è Samantha. Mia moglie. E’ una delle militanti della prima ora ed ha svolto ogni suo ruolo nelle Istituzioni con capacità e con unanime riconoscimento di competenza e di capacità politica. Purtroppo per lei, in questi anni ha via via sempre più patito il fatto di essere mia moglie e per una sorta di pudore che anche io ho assecondato, alcune incompatibilità che non valevano per altri per lei erano tacitamente insormontabili. La ringrazio per quello che ha fatto per me e per il partito, spero che il nuovo corso sappia “approfittare”, più di quanto non ho potuto fare io, delle sue capacità politiche ed amministrative. Ora si apre il Congresso, con tre candidature rispetto alle quali è chiara la mia preferenza, ma il mio augurio è che da questo confronto emergano pesi non più contestabili all’interno del partito ed una chiara linea politica per il futuro a cui anche chi perde si dovrà attenere. Nei partiti è legittimo ed anzi auspicabile che vi siano maggioranze e minoranze non è opportuno che vi siano dei nemici che per contrapporsi procurino danni al PDL. Il Congresso è qui oggi, le tesi dei candidati si esprimono in questa sede e da domani, preso atto del risultato mi auguro si voglia ripartire per costruire insieme e non per distruggere da soli.