Signor Comandante,
credo opportuno rivolgere a Lei e agli uomini della Guardia di Finanza pubblici ringraziamenti per il lavoro portato avanti da mesi a questa parte a favore dell’affermazione concreta (e non solo genericamente evocata) di quella cultura della legalità, troppo spesso sballottata nel frullatore del relativismo. Accade ormai quotidianamente che l’attività delle Fiamme Gialle apra fiammeggianti dibattiti in ogni parte d’Italia, divaricati tra (timidi) sostenitori e (cauti) detrattori. Quasi che il rispetto di leggi e norme, del corpus di regole che è l’impalcatura di ogni sana coesistenza civica, sia soggetto a interpretazioni o debba essere attivato o spento a seconda del contesto socioeconomico che si presenta di volta in volta. Personalmente odio le categorizzazioni, che riempiono la pancia della demagogia ma ti lasciano ugualmente una fame insaziabile. Non esistono ‘tutti i politici ladri’, ‘tutti gli artigiani evasori’, ‘tutti gli albergatori e i commercialisti furbi davanti al fisco’, ‘tutti i dipendenti pubblici nullafacenti e con il doppio lavoro’. Ma non esistono neanche ‘tutti i politici onesti’, ‘tutti gli imprenditori in regola’ e così via. Esistono i comportamenti illeciti (uno, cento, mille, un milione, un miliardo) che vanno perseguiti senza discrezionalità alcuna, consci del fatto che lo Stato garantisce ampiamente la difesa delle proprie ragioni a chiunque. Sì, è vero, la crisi è entrata con passo devastante nelle nostre aziende e nelle nostre case, ma non per questo può sospendersi il patto fondante di ogni comunità, ovvero che le leggi vadano rispettate e si debbano far rispettare a prescindere che ci sia la pioggia o il sole, che faccia caldo o freddo, che si abbia un euro o un milione in tasca. La legalità distingue i comportamenti, non fa di ogni erba un fascio. Gli uomini che, per scelta e professione, tutelano la legge non possono e non devono fermarsi nel condurre un’indagine su un amministratore che ruba soldi pubblici o su un’azienda che evade il fisco. E se colpevoli, il primo come la seconda, giustamente renderne conto. E’ profondamente sbagliato sollevare la cortina fumogena del ‘così fan tutti’ perché essa indebolisce un corpo già provato e probabilmente non così convinto che questi siano peccati molto gravi. Per questo non c’è niente di più pericoloso che lasciare solo e isolato chi, con una divisa, opera per l’affermazione di quella legalità che è fatta anche (soprattutto?) del pagare le tasse o dell’utilizzare al meglio le stesse tasse a favore della collettività. Il silenzio dei tanti pesa molto più delle parole dei pochi. Ed il silenzio diventa ancora più insopportabile in tempi in cui desiderio di visibilità e tecnologia moltiplicano a ogni secondo le opinioni di tutti su tutto. E per questo mi rivolgo a Lei e ai suoi uomini con una lettera aperta: ancora grazie e stima incondizionata.
Stefano Vitali
Presidente della Provincia di Rimini