“Rimini come Palermo”. La criminalità organizzata lo è sempre di più, dispone di grandi quantità di denaro ed è tutt’altro che in crisi. Ma soprattutto “bussa” alle nostre porte. E’ intelligente, sa come fare. Dalle famiglie, ai piccoli commercianti, alla piccola media impresa e, ovviamente, nei medi e grandi appalti. Ci arriva direttamente oppure tramite professionisti e persone compiacenti. Per fare il punto della situazione si è tenuto a Rimini l’importante convegno organizzato dalla Banca Popolare Valconca dal titolo “Infiltrazioni criminali e lealtà fiscale nel nostro territorio: il rischio di riciclaggio”. Ne proponiamo un ampio resoconto.
Riciclaggio di danaro malavitoso: il Riminese peggio di Palermo. Sono i fatti raccolti sul campo da Gianfranco Lucignano (foto) , comandante del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza della provincia di Rimini e da Piergiorgio Morosini, cattolichino, coraggioso giudice per le indagini preliminari a Palermo. I due, insieme ad Alessandro Bondi, professore di Diritto penale all’Università di Urbino, sono stati i prestigiosi ospiti del convegno “Infiltrazioni criminali e lealtà fiscale nel nostro territorio: il rischio di riciclaggio”. Organizzato dalla Banca Popolare Valconca, l’incontro si è tenuto lo scorso 20 aprile al Centro congressi Sgr di Rimini.
Sala piena in ogni ordine di posto, sul perimetro persone in piedi, apre il lungo e civile pomeriggio il vertice della Bpv: il direttore generale Luigi Sartoni che fa gli onori di casa e il presidente Massimo Lazzarini.
“Qual è il motivo di questa giornata? In questi ultimi anni – dice Massimo Lazzarini – la Banca Popolare Valconca ha fatto uno sforzo sull’anti-riciclaggio e sulle infiltrazioni malavitose. Per dirla con Dante: il problema non è della legge, ma delle persone che la applicano. Noi abbiamo fatto corsi di formazione per rendere edotto sul pericolo riciclaggio anche chi sta allo sportello. Si combatte oltre che con i controlli formali, anche con il sentimento comune da parte del tessuto sociale. In una intervista del 2003, lo scrittore siciliano Andrea Camilleri disse che bisogna fare molta attenzione ai piccoli spostamenti tra la legalità ed illegalità. E usava la metafora del motorino. Con il piccolo mezzo si infrange il codice, si sorpassa a destra, si va contromano, si svicola col rosso…”.
Taglia il pomeriggio Morosini: “Questo incontro è la consapevolezza di una nuova sensibilità. Per questo territorio non parlerei di infiltrazione mafiosa, ma di presenza. Ci sono imprenditori del Centro-Nord che chiamano la mafia; le sue prestazioni costano meno. La mafia fa fruttare il danaro nelle zone più ricche del Paese. Il governatore di Bankitalia Mario Draghi nel 2009 annotava che la presenza mafiosa è correlata al Pil (Prodotto interno lordo): più è alto e più c’è la mafia. Le imprese del Centro-Nord abbisognano di una grande domanda di fondi per finanziarsi: legali e illegali. Si ricicla più a Rimini, che a Palermo. Sono le regioni ricche che attirano. La crisi che attanaglia oggi la piccola e media impresa è attraente per il riciclaggio e i capitali mafiosi. Recentemente, nell’operazione anti-mafia Vulcano, si è scoperto che a Rimini un imprenditore edile in crisi di liquidità, grazie ad un amico commercialista di Riccione, finisce nelle mani dei camorristi. Dai rapporti degli inquirenti si ha che i capitali mafiosi investono nell’edilizia, nel movimento terra. Dalle nostre zone, negli anni ’80-’90, i Ferruzzi-Gardini partirono per la Sicilia per la spartizione degli appalti. I suoi manager vennero condannati in via definitiva in concorso esterno in associazione mafiosa. Altre aziende che si affidano ai clan camorrostici per lo smaltimento dei rifiuti tossici sono le chimiche e le concerie; i costi da 100 scendono a 20. L’evasione fiscale è un paradigma legata al riciclaggio. C’è la grande impresa Telecom-Fastweb che si fa fare fatture false. Col nero si acquistano beni di lusso e si truccano le elezioni di un senatore eletto all’estero. Il senatore ha patteggiato 5 anni. I complici della mafia sono imprenditori, liberi professionisti. Nell’Operazione Vulcano è il commercialista che mette in contatto l’imprenditore con i casalesi. A Gabicce Mare un imprenditore cade nelle mani dei camorristi con la collaborazione di un funzionario di banca di Riccione. Per fronteggiare il fenomeno criminale, la risposta deve essere della società civile. Ci deve essere l’attività di segnalazione delle azioni sospette istituita presso Bankitalia. Che a sua volta comunica agli investigatori. Nella segnalazione resta cruciale il ruolo dei consulenti del lavoro, delle banche, degli avvocati, dei notai. Le segnalazioni arrivano da banche e poste, ma quasi niente dai liberi professionisti. L’Osservatorio della legalità a livello provinciale è la risposta. Raccoglie le informazioni utili per capire dove ci sono i casi sospetti. In materia di reati fiscali la legislazione è cambiata dal 2000; con l’alzamento della soglia del falso in bilancio. In chi ha governato il Paese c’è stata mancanza di sensibilità verso i segnali negativi. Concludo, dicendo che alla base resta l’etica dell’impegno pubblico. Questo è l’unico antidoto vero. Abbiamo il dovere di svolgere le professioni con l’etica come strumento di contrasto. Solo così possiamo assicurare un futuro credibile alle prossime generazioni”.
Morosini passa il testimone a Bondi un altro cattolichino di prestigio e fascino. Il professore in un intervento brillante ha illustrato la fotografia della legge come contrasto al riciclaggio, con un fiume di informazioni in una ramificazione articolata, quasi infinita, quanto perfetta Ammirata la platea. In sintesi: “Noi poveri professori non diamo altro che degli strumenti per mettere in piedi delle regole. E quando si parla di riciclaggio come reimpiego dei capitali illeciti ci si illuminano gli occhi. Si spera nell’efficacia del Codice penale, solo che le norme devono andare ben al di là, come la legislazione fiscale ad esempio, il coordinamento tra nazioni con le norme internazionali. Sul riciclaggio c’è un’altra cifra oscura: spesso non sappiamo di cosa parliamo. E lo Stato con lo Scudo fiscale che chiede il 5 per cento per il rientro dei capitali in nero, è un riciclatore o no? La tecnologia poi ha ingigantito il fenomeno. In un giorno il denaro può essere trasferito in 240 nazioni diverse; fa perdere le tracce e diventa lindo. L’attività sporca confluisce in quella lecita. Il cerchio si è chiuso. Diciamo che negli ultimi tempi, il riciclaggio, che era un bucato a mano, è diventato una lavanderia industriale. Insomma, tutto ciò che è diventato complicato, lo ha favorito. Così sul riciclaggio si punisce poco; bisognerebbe cercare di prevenire”.
Il comandante Lucignano porta i voli di Bondi nella strada della realtà sull’asse Rimini-San Marino: “A guardare la mia esperienza territoriale, questo convegno serve moltissimo. Siamo già all’inferno e uso l’ascia volutamente. I principi astratti, come osservare la legge, etica e lealtà sono sconosciuti in questa provincia. Quanto dico poggia sui fatti, sull’attività investigativa, sui riscontri. Io sono arrivato qua nel 2005; fino ad allora non sapevo cosa fosse San Marino. Sui movimenti di capitali e sui trasferimenti di valori era considerato equivalente ad un comune del Riminese. Solo che era, ed è, un altro stato. Un giorno, in un controllo sulla Statale controlliamo un automobilista. Ha 150mila euro in contanti. Come prevede la legge, ne sequestriamo il 49 per cento. Arriva una lettera di Fazio, governatore di Bankitalia. Dice che l’attività è lecita e che dobbiamo restituire la somma. Quindi Italia-San Marino è la stessa cosa; solo che non lo è. Tutto cambia con l’arrivo di Mario Draghi alla guida di Bankitalia. Dà una scossa al sistema, aiutato da una legislazione comunitaria per la quale San Marino è equiparato alle Cayman, alle Maldive, alla Svizzera. Con 3-4 giravolte ci tuffiamo nel mondo bancario. E facciamo scoperte fantastiche. Ad esempio, i versamenti vengono fatti dalle persone giuridiche, che non è un corpo, non è un qualcosa di fisico. E non c’erano controlli. Quando la norma precisa che io posso ricevere danaro solo se ho individuato il soggetto che lo porta. Pensavo di essere su ‘Scherzi a parte’. Per i costumi questi non erano che reati superficiali. Bagatellari. Poi è passato un altro principio in banca: se sbagliano tutti, non sbaglia nessuno. Soluzione massima, della soluzione italiana. Il cardine della normativa anti-riciclaggio è l’adeguata verifica della clientela. Anche sull’evasione fiscale, la banca ha la funzione di presidio. Solo che il fenomeno delittuoso, passa prevalentemente per i fenomeni corruttivi. Le nostre attività investigative hanno appurato che un funzionario di vertice di una banca passava i nomi in difficoltà agli usurai in cambio di regalie. Rimini non può prescindere da San Marino e viceversa. Ora le cose stanno cambiando, ma non fino al punto che non ci sia l’allarme rosso. Un esempio operativo è questo. In 9 mesi giungono sul Titano a colpi di 150-300mila euro in contanti 23 milioni. Con un click vengono trasferiti da Hong Kong. San Marino si accorge del traffico a due anni dalla chiusura del conto”.
Ai tre relatori, è seguito un piccante dibattito. In sala anche il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, il sindaco di Cattolica Piero Cecchini, il neo-prefetto Palomba, il direttore della Banca d’Italia di Forlì, il presidente dell’ordine dei commercialisti della provincia di Rimini, Bruno Piccioni. Uno dei commenti più calzanti: “Questo convegno dice che c’è un grande bisogno di moralità. Basta con le barzellette”.
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