A chiedersi a chi appartenga la Cassa di Risparmio di San Marino è Leonardo Raschi (Liberal Sammarinesi). La cifra in ballo è notevole: 60 milioni di euro.
“Il governo presta 60 milioni di euro alla Cassa di Risparmio, per la sua ricapitalizzazione, tramite un prestito effettuato da Banca Centrale che a sua volta è garantita dal governo nel caso in cui non potesse rientrare dei suoi esborsi agli istituti di credito che controlla. Una partita di giro bella e buona. Siccome nel medio periodo occorreranno altri 60 milioni alla Carisp per rimetterla in sesto, non si capisce perché lo Stato (cioè tutti noi) – che deve tirare fuori i soldi – non debba far valere questo esborso diventando azionista entrando direttamente nel capitale di Carisp. Ricordo che negli Stati Uniti dopo il fallimento di Lehman Brothers del 2008, tutte le altre banche sono state salvate con soldi pubblici ma lo Stato è diventato proprietario delle banche. Proprietà statale delle banche che torneranno private quando i tempi lo consentiranno. Stessa cosa è successa in Inghilterra ed Irlanda e più di recente in Spagna. E a San Marino invece? E’ ora di dire basta ai prestiti a fondo perduto alle banche. Adesso alla Carisp, in precedenza alla Banca del Titano e al Credito Sammarinese, e in futuro alla Banca Commerciale? Non è più possibile andare avanti in questo modo: cioè che lo stato ripiana i buchi lasciando completamente liberi i responsabili! Il criterio della concessione di immunità giudiziarie e patrimoniali deve finire. Ma di chi è effettivamente la Carisp? Formalmente appartiene alla Fondazione SUMS. Non ci sarebbe niente di male se non fosse che i soci della SUMS vengono scelti per cooptazione. La domanda è: in base a quali criteri? E ancora: chi nomina i membri dei CdA di Carisp, Fondazione e Sums? A proposito di Consigli di Amministrazione: è mai possibile che non vi sia stato alcun membro che abbia alzato un dito per dire che effettuare il disastroso investimento (per Carisp e Stato) in Banca Delta forse non era il caso? Si dirà che all’epoca le banche di credito al consumo andavano per la maggiore… Ma a qualcuno poteva venire in mente che questo tipo di banche, che trattano anche derivati ed altre diavolerie finanziarie, cozzano contro i principi di base della scienza bancaria? Bene ha fatto il Presidente Masi a porre una cesura col passato sostituendo alcuni (perché solo alcuni poi non l’ho capito) membri dei vari CdA coinvolti nell’affare Delta colpevoli di un investimento così sciagurato. E’ ora di fare chiarezza sulla situazione reale dei conti e del patrimonio di Carisp. Sulla vicenda Delta e quali sono le probabilità di un rientro parziale dell’immenso investimento. La questione di quale assetto proprietario dare alla Carisp è un tema sul tappeto della politica sammarinese. In questo senso la proposta di fare diventare la Carisp una public company ad azionariato diffuso è stata scartata in maniera troppo sbrigativa. Occorre aprire un dibattito in questo senso. Ricordo che quando in Italia, con il governo Ciampi, è stato dato il via alla stagione delle privatizzazioni, Telecom Italia (ex Stet) era diventata una public company ad azionariato diffuso dove la Fiat aveva il controllo con meno del 2% delle azioni (presidenza Rossignolo). Quindi se si vuole l’assetto proprietario può cambiare. La Carisp è un patrimonio di tutto il Paese non di una ristretta cerchia oligarchica. Quello che non è più tollerabile è che Carisp rimanga un feudo inespugnabile del più grosso partito tra l’altro ben identificabile.”
Leonardo Raschi (Liberal Sammarinesi)