Ormai è noto a gran parte degli italiani che la caccia agli uccelli migratori sta creando seri problemi nei rapporti fra l’Italia e il resto d’Europa, le varie condanne ricevute dalla Corte di Giustizia Europea sono proprio lì a dimostrarlo. Eppure noi italiani continuiamo a comportarci furbescamente – come abbiamo sempre fatto fino ad ora – anzi, avalliamo comportamenti illegittimi e scorretti, e i nostri enti locali non fanno eccezione. Veniamo alla questione: la Regione Emilia Romagna, per rispondere ai requisiti imposti dall’I.S.P.R.A., a cui l’Europa ha imposto di unificarsi pena sanzioni e tagli ai fondi comunitari, ha stabilito con una Delibera di Giunta Regionale (DGR 1039/2012) che la caccia in deroga allo storno possa essere esercitata esclusivamente senza l’uso di richiami e solo per difendere “appezzamenti” di colture che rischiano di essere danneggiate. I presidenti delle Province della Romagna – Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena – con a seguito alcuni dei loro assessori, non trovandosi d’accordo su quanto stabilito dalla Regione e dall’Europa, 24 ore prima dell’apertura della caccia (al fine di evitare rischi di eventuali impugnazioni), redigono e sottoscrivono un “parere fotocopia”, dove dicono esattamente l’opposto di quanto stabilito dalla Delibera Regionale.
I richiami si possono usare e basta avere “un’unica piantina di frutto”, anche bonsai, per ritenersi legittimati a sparare, quindi non serve alcun appezzamento da “difendere”. Una farsa che permette a chiunque di cacciare liberamente su tutto il territorio e di vanificare la normativa sulla caccia in deroga con relative disposizioni attuative. Il risultato di questo giochetto all’italiana è evidente: la Regione formalmente rispetta quanto richiesto dalla Comunità Europea pur sapendo che in realtà le cose vanno diversamente, le Province invece accontentano tutti i cacciatori locali smentendo spudoratamente la regione e facendosi beffa di quest’ultima. Le guardie volontarie del WWF, che nella giornata di sabato e domenica hanno eseguito i controlli sulla caccia in preapertura, hanno documentato e sanzionato parte delle roccambolesche e fantasiose trovate dei cacciatori. Alcuni di essi infatti sono stati sorpresi cacciare dai loro appostamenti a fianco di piccole piante di olivo ancora in vaso, sostenendo che quest’ultimi erano i frutteti da difendere. Ora la parola passerà all’Europa, dove il WWF ha intenzione di inviare un documento-denuncia di quanto è accaduto in Emilia Romagna sulla questione “caccia in deroga” e sulla responsabilità degli Amministratori Locali in quanto accaduto.
Lorenzo Bruschi
Wwf Emilia Romagna