– L’ultimo volume del cattolichino Gianluca Magi, “Sanjiao. L’Impero delle tre vie” (Edizioni della Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa), si sofferma con attenzione e rigore su molteplici aspetti della realtà cinese, che oggi è certamente meno distante di un tempo, anche dal punto di vista culturale e intellettuale.
A nemmeno un anno di distanza dall’ultimo libro, “I 36 stratagemmi” (Edizioni Il Punto d’Incontro), esce un nuovo testo sul mondo cinese.
“E’ un periodo creativamente molto florido e la Cina, per così dire, mi sta portando fortuna. I 36 stratagemmi sta diventando un long seller: anche la terza edizione va a gonfie vele. Questo libro è stato apprezzato anche da lettori illustri: Franco Battiato ne è rimasto entusiasta e ne ha fatto addirittura il titolo del suo prossimo album in uscita per ottobre. Gli stratagemmi cinesi hanno fatto da ponte tra noi, facendoci stringere un bel rapporto d’amicizia che ci porta a sentirci con una certa frequenza. Proprio in questi giorni Battiato mi ha proposto di collaborare per un prossimo programma sulla Rai, in quattro puntate, che si propone di affrontare temi altissimi partendo con la narrazione dai quattro punti cardinali del mondo per spaziare attraverso religione, filosofia e musica”.
Sanjiao. L’impero delle tre vie rappresenta un unicum nel panorama editoriale italiano. Attraverso i ‘Tre Insegnamenti’ (Confucianesimo, Taoismo e Buddhismo), matrici della civiltà cinese, il libro squaderna una tradizione millenaria che si è irradiata a tutta l’Asia orientale e il cui fascino magnetico calamita sempre più il pensiero occidentale. La fluida leggibilità del testo, unita all’aggiornata precisione degli apparati e delle belle illustrazioni, rendono questa civiltà ricca di assonanze interiori accessibile a chiunque abbia sete di conoscenza e senta la necessità di elevare se stesso.
“Sì, il libro è una sorta di agile guida nel paesaggio del pensiero cinese tradizionale nelle sue varie espressioni: dall’arte all’architettura, dalla musica alla scienza, dalla medicina alla psicologia, dalla meditazione alla sessualità passando per le arti marziali. Il taglio interdisciplinare è il risultato di quasi un ventennio di miei studi in questo campo e di meditazioni sui testi cinesi, sanscriti, pali e tibetani. Quando per esempio leggo le opere dei saggi taoisti o di Confucio, vissuto cinquecento anni prima di Cristo, non sono animato da uno spirito archeologico in cerca di vestigia di epoche tramontate. Piuttosto ricordo che i loro insegnamenti hanno contribuito a conservare e proteggere questo grande impero per ben oltre due millenni e che a tutt’oggi i loro discendenti in Cina ne vanno fieri. Come dire: guardare indietro permette di vedere avanti”.
Dunque un amore verso la Cina e l’Oriente in genere?
“L’Oriente ci è indispensabile. E’ come l’emisfero sinistro di uno stesso cervello (o destro, dipende da che parte si guarda). Che cervello sarebbe se un emisfero volesse prendere il sopravvento sull’altro? Se per taluni un mondo globale si ottiene invadendo con nuove crociate imperiali, inventando nemici o becere democrazie e innalzando barricate d’intolleranza, io, nel mio piccolo, che mi sento a cavallo tra due mondi, lavoro affinché questi due mondi si capiscano, prendendo – per dirla con il maestro caucasico Gurdjieff – ‘la comprensione dell’Oriente e la scienza dell’Occidente, per cercare’. Per sentirci a nostro agio nel mondo credo sia opportuno aprirci all’Asia non solo politicamente ed economicamente, ma culturalmente. Questo porterebbe a cambiamenti della massima importanza. Forse aprirebbe la pista a una convivenza pacifica e civile. Credo infatti che ogni tentativo di comprendere un altro universo mentale rappresenta non solo il presupposto per capirsi meglio vicendevolmente, ma anche per conoscere meglio se stessi e la società in cui si vive. E’ come osservare la realtà con un sano distacco. E’ un correttivo per una visione unilaterale. E questo correttivo può provenire solo da un polo opposto”.
di Filippo Lupo