– Nella notte tra il 23 e il 24 giugno si celebra da molti secoli ormai La Notte di San Giovanni, una notte ricca di magie, misteri e influenze sulle cose, gli animali e, soprattutto, sulle persone, tanto che da sempre essa è anche chiamata La Notte delle Streghe. In questa notte, un tempo, si viveva un momento magico perché essa cade nei giorni solstiziali quando, secondo un’antica credenza, il sole si sposa con la luna e dal suo sposalizio si riversano energie benefiche sulla terra e specialmente sulle erbe bagnate dalla rugiada, che si trasforma in un farmaco potente “a guarire ogni guisa di malattie cutanee”. La leggenda della notte di San Giovanni narra che proprio in questo particolare momento astrale le streghe si radunassero per espletare i loro sortilegi. I più prudenti per proteggersi si infilavano sotto gli abiti qualche erba di San Giovanni, dall’iperico alla lavanda, allo spicchio d’aglio da raccogliersi prima dell’alba, la verbena simbolo di pace e prosperità, il ribes i cui frutti rossi sono chiamati anche bacche di San Giovanni, l’artemisia?
Queste streghe altre non erano che giovani donne le quali, per aiutare il sole a nascere, si riunivano nei campi e accendevano dei fuochi, oppure spinte da passione amorosa raccoglievano le erbe bagnate di rugiada, simbolo della protezione del Battista.
La manifestazione vuole recuperare un tessuto storico-popolare di tradizioni attraverso la loro spettacolarizzazione: teatro popolare di strada, un mercatino con esposizione e vendita di oggetti, erbe officinali, pietre magiche e prodotti naturali, l’ antro delle streghe, un ambiente scenograficamente suggestivo in cui operano cartomanti, chiromanti e indovini e grande novità di questa edizione la Fashion Witch, un vero e proprio salone, allestito grazie alla collaborazione degli artigiani marignanesi e l’Istituto d’Arte Federico Fellini di Riccione, dove fantasiosi e abili look-maker lavoreranno per trasformare i più temerari in affascinanti “streghe e stregoni”.
Info: www.marignano.net
La Notte di San Giovanni
Universalmente la notte di San Giovanni
è anche ritenuta la notte delle streghe che, in questo particolare momento astrale, si radunavano per espletare i loro sortilegi. Per difendersi dai loro influssi malefici si ricorreva a vari espedienti. Prima di andare a coricarsi si ponevano dietro la porta di casa delle scope per far fuggire la strega. Che infatti teme la scopa perché, vedendola, è costretta a contare tutti i fili di saggina da cui è formata e, siccome la strega teme il giorno, le luci dell’alba, sorprendendola, la costringono a fuggire prima di essere riuscita a nuocere.
Nella notte di San Giovanni riti propiziatori legati al raccolto agricolo, alla salute, all’amore.
Era anche la notte delle streghe. La credenza era che le megere si riunissero per propiziare la cattiva sorte. Tra gli espedienti difensivi: la scopa di saggina dietro la porta. L’appuntamento marignanese, al 15° anno, è
di grande successo
San Giovanni e fidanzamenti
Per San Giovanni si usava favorire gli incontri ed i fidanzamenti. Di buon augurio si ritenevano le infiorate che i giovani facevano sui davanzali ed alle porte della casa dell’amata con rami, fiori e frutti.
Diversi comunque erano i rituali propiziatori ed anche quelli da cui trarre presagi. Il più diffuso era fatto con la chiara dell’uovo messa in una bottiglia d’acqua e lasciata tutta la notte fuori sul davanzale. A seconda della forma che la chiara avrebbe assunto al mattino seguente, si cercava di pronosticare il futuro.
Solstizio
“Nella notta di San Giovanni si viveva un momento magico perché essa cade appunto nei giorni solstiziali quando, secondo un’antica credenza, il sole si sposa con la luna e dal suo sposalizio si riversano energie benefiche sulla terra e specialmente sulle erbe bagnate dalla rugiada che si trasforma in un farmaco potente a guarire ogni guisa di malattie cutanee. Si riteneva addirittura che il bagno causato dalla rugiada, a chi passeggiasse durante questa magica notte, riuscisse a difendere la persona da ogni tipo di corruzione”.
L’erba carlina
Un tempo molti contadini inchiodavano sulla porta di casa il fiore dell’erba carlina che serviva per impedire il passo alla strega, perché questa vedendo il fiore era costretta a contare con assoluta certezza le migliaia di capolini che formano il seme. Come per le scope, quindi, consumava la notte senza riuscirvi e all’alba era obbligata a fuggire senza aver combinato malefatte.
Dalla prima edizione un impetuoso successo di pubblico. L’anno scorso oltre 40.000 visitatori. Il borgo malatestiano allestito con scenografie belle ed intelligenti, diventa il palcoscenico naturale per spettacoli e musica di strada. Sei i “teatri”: Arena Spettacoli, Piazza Silvagni, Alveo del Ventena, Corso XX Settembre, Giardino Teatro, Piazzetta Artemisia.
Artisti provenienti da 7 nazioni: Italia, Argentina, Messico, Danimarca, Canada, Ungheria e Germania. Osterie, con giusto rapporto qualità prezzo, dove mangiare
San Giovan, la nota più curta…
La nota che più curta ujè t’un an
us pensa che la ava un pò ad magia
e la ven dedicheda ma San Giovan,
quel che la batzé e Fiol ad Maria.
Durent cagl’ore la genta la s’ardus
a fé dal robe, si né lis buta via,
cumé quela da coj i futu m’un nus
per fé e nocino, us sa l’è vecia usenza
aspité dan Giovan, e sol quand un arlus.
A San Giovan in Marignan jà abundenza
ad iniziativa, volontà e fantasia
i se sta nota c’la ha tenta impurtenza,
una masa i pensa che un’enta la ni sia
più adata per ringrazié e Signor
e un pò d’ajut s’ul dà un s’buta via
sia cus trata dli quistion ad lavor
mo più ancora quand e cor e bat
per che gren sentiment che l’è l’amor.
La festa an la descriv enché slé um fat
che ognun e farebb ben fej na scapeda,
la è particulera, e post l’è adat,
te scur la taca, fina nota inultreda
ancora i fa al cherte, i leg la manena,
us pò incuntré una strega indafareda
cl’at vo fé magic ujé ches ad fes duné,
ogni dona tl’amor la è strega una mulnena.
Un persunagg che um ha molt strimulé,
sicurament e più impurtent dla festa,
l’è una maga da temp che la s’né andé
e Su ritrat l’é tut quel c’uc aresta,
una strega bona, la feva sol ben,
la steva te Graner di Malatesta.
Un si pò racunté a Su disten,
um è sté scret invel, uc resta che ritrat
i se enigmatic da metme un pensieren.
Nisun a sa e nom ad chi c’la fat,
“Lia” sa quel d’un erba la è arcurdeda:
“Artemisia” molt bel, quest uc è arvat.
Per dì la verità, s’la prima uceda,
una stramberia la m’ha furmé un pensier
che la mi testa più lan la ha scancleda
cumé quanté c’us pensa m’un mister.
Ho pens me scherz d’un om, un cut frega.
ch’jecc furb e per chi dega: a so sincer,
am so fint dona per ese na vera strega.
Mario Tonini, Riccione
La leggenda e il saluto alla luna per esprimere un desiderio
Se nelle notti
di luna piena,
durante la passeggiata
benaugurante
degli innamorati,
nel Granaio
dei Malatesta,
passando
sotto l’austera
torre medievale,
si brinda alla luna
salutandola così:
– buonasera signora luna –
per sette volte
in sette tonalità
sogni e desideri
diventeranno realtà.