di CLAUDIO CASADEI
Che sia uno spirito libero lo capisci al primo sguardo. Alex Montanari (nella foto a destra) è un ragazzone di ventidue anni, coi dreadlocks e gli occhi chiari, con un sorriso sempre stampato in volto e lo sguardo sereno. Alla faccia di quei signori che hanno voluto catalogare la sua generazione come quella dei bamboccioni Alex decide a un certo punto fare una esperienza nuova e, zaino in spalla, parte alla volta di Londra. Londra è la metropoli multirazziale che si sente raccontare; in lei c’è il dna dell’accoglienza e Alex, pur non avendo punti di riferimento, trova alloggio in Stratford in un appartamento con altri quindici italiani “tutti giovani e casinari”, dice. La prima necessità naturalmente era trovare un lavoro, e nemmeno Londra quello lo può inventare. Ma la necessità aiuta a scegliere e Alex trova un posto in un autolavaggio aperto 24 ore a il giorno e naturalmente gli viene assegnato l’orario più “comodo”: dalle 24 alle 8! Le notti londinesi sono lunghe e freddissime, ma ad Alex i soldi servono e quel lavoro lo aiuta ad ambientarsi e ad imparare la lingua. Londra gli piace e la gente è aperta, socievole. Dopo qualche tempo lascia l’autolavaggio e diventa sottocuoco al ristorante dello zoo di Londra. Una bellissima esperienza vissuta con persone come lui: “ …gente che non parlava mai dei propri problemi ma solo dei propri progetti”. Il tempo passa e la crisi morde anche nella divina Albione. Ad Alex non viene confermato il lavoro e dopo alcuni mesi ed il perdurare di una situazione difficile Alex decide di tornare a casa. Ma non sarà un comodo viaggio in aereo: Alex tornerà in autostop anche se avrebbe voluto tornare a piedi: “In viaggio con me stesso, padrone del mio tempo e libero di scegliere qualsiasi direzione”. Il ritorno è un racconto fantastico di luoghi e persone. Parte da Londra il 16 aprile con uno zaino di quasi 25 chili sulle spalle, con un treno arriva a Bexley. Poi cammina e tocca Green Hithe, Meopham e in treno fino a Canterbury, dove conosce Tara, una giovane inglese. Riprende il cammino, fino a Dover, conosce Mario, un lituano che possedeva solo una bicicletta che voleva vendere per comprarsi il biglietto del traghetto e partire con lui.
Missione incompiuta e Alex approda da solo a Calais, in Francia, dove inizia il suo viaggio in autostop. Prima tappa Crugge, in Belgio, poi rientro in Francia, a Lille, incontra Léa Knaus una ragazza francese con cui passa un pomeriggio e strappa la promessa di rivedersi un giorno. Di nuovo a piedi, a Pont a Marcq, a Moncheaux. Sulla strada gli offrono un passaggio Samuel e Olivier, un polacco e un nigeriano che gli fanno visitare Douai, offrendogli una birra dietro l’altra fino ad ubriacarsi. Gli offrono anche la cena e Olivier lo fa dormire a casa sua! L’indomani di nuovo a piedi fino a Denain poi fino a Valenciennes e poi in treno fino a Paris. Poi Troyes, St. Germain e in autostop fino ad Auxerre, e a Relin, ottiene un passaggio da un contadino francese che lo porta a casa sua a Cravant. Gli fa conoscere la famiglia e gli offre vitto e alloggio! Poi, un po’ in autostop e un po’ camminando attraversa i piccoli paesi della campagna francese, un bosco immenso e arriva a Voutenay sur Cure, poi in treno fino ad Avallon, e fino a Dijon. Di nuovo in autostop fino a Beaune e in treno fino a Chalon sur Saone e a piedi fino a Sennecey le Grand, in treno fino a Tournus e in autobus fino a Macon; fa amicizia con alcuni senzatetto polacchi e Felix, senzatetto spagnolo che partì a piedi senza soldi, con il suo piccolo zaino ed il suo cane, intenzionato a vivere così in estrema libertà. Da Macon in treno fino a Lyon, e a piedi a Heyrieux. Poi l’autostop fino a St. Georges D’Esperanche. Conosce Matus polacco che lo accompagna a La cote St. André e lo guida nel giro turistico della città. Poi Grenoble e Modane, dove prende il treno fino a Milano. “Appena sceso capii di essere di nuovo in Italia: l’annuncio era di un treno in ritardo di trentotto minuti”.
Finalmente la stazione di Riccione il 12 maggio, dove trova ad attenderlo la madre e il suo compagno. Tante le cose accadute durante il viaggio. Un’ incontro toccante fu quando in un paesino causa pioggia si ricoverò nell’androne di un palazzo. Un’anziana signora pensando ad una sistemazione definitiva cercò di farlo andare via, ma non potendo interagire chiamò chiunque conoscesse finché finalmente trovò uno che parlava inglese. Appresa la storia e che era un giovane in viaggio tutti tornarono a casa. Dopo un po’ la vecchietta tornò facendogli capire di essere preoccupata per lui e che ne fosse dei suoi genitori! La gente è davvero migliore dei luoghi in cui vive. Ora Alex è a casa con mamma Fiorella che lo coccola ma ha lo spirito dell’avventura nel sangue e la libertà nel cuore e se gli chiedi quale sarà la prossima destinazione risponde in un attimo: “Danimarca!” Buona strada, Alex!
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