– La Banca Popolare Valconca ha chiuso un ottimo primo semestre. Positivi tutti gli indicatori economici. La raccolta ha raggiunto i 480 milioni di euro, più 8 per cento rispetto ai primi sei mesi dell’anno precedente. Forte balzo anche per la voce impieghi. Prestati 570 milioni di euro (più 15 per cento). Per i soci il 2005 dovrebbe riservare un buon utile.
Luigi Sartoni, il direttore generale, attraverso i dati dell’istituto di credito che guida, legge il polso economico della provincia. Dice: “Il dato impieghi non deve trarre in inganno. E’ un aumento, in gran parte, determinato dai mutui casa e dall’edilizia. Non è danaro legata all’industria, che produce e guadagna. Gli altri due settori forti provinciali, tessile e meccanico, sono rimasti costanti: senza ripresa”. Ed il turismo? Sartoni: “Va fatta una premessa. Negli anni ’60-’70 la voce turismo valeva la metà dell’economia provinciale; oggi siamo ad un quarto e forse anche meno. A Misano Adriatico la stagione è andata abbastanza bene; Cattolica ha subito il calo degli stranieri. Il commercio ed i servizi legati al turismo sono stati condizionati dal maltempo. Credo che il commercio continuerà a soffrire anche negli anni a venire”.
Quali sono i punti forti della Banca Popolare Valconca? “Sono – dice Sartoni – quelli tradizionali delle strutture piccole: l’attenzione al cliente, la capillarità degli sportelli rispetto al territorio e la velocità nel dare risposte alle necessità, grazie ad una rete di governo molto corta. Gli altri devono andare a Milano, prima di decidere. Inoltre, i prodotti sono in linea con le grandi banche; con l’informatica si fanno miracoli. Quest’anno pensiamo di aprire altri sportelli e sempre nel nostro territorio”.
A chi gli chiede chi è un buon imprenditori, risponde: “Colui che riesce a realizzare il progetto che ha in testa rispettando gli altri: l’ambiente, le leggi, i fornitori, i collaboratori. Credo che nella nostra provincia in tanti abbiano tali caratteristiche”.
Uno dei punti forti della Bpv è l’essere uno dei soci di riferimento (in portafoglio l’11 per cento) del Cse di Bologna. Un centro informatico per le banche (offre i servizi a 32 istituti di credito) che fattura 100 milioni di euro ed impiega 400 addetti. Da un punto di vista economico è più grande della banca socia.