di MILENA ZICCHETTI
“Partorire a casa è stata una delle esperienze più belle e dolci della mia vita. Mi sono sentita sicura, protetta e sostenuta in un ambiente rilassante e amorevole. Sono sempre più convinta di aver fatto la scelta migliore. Lo consiglio a tutte le donne e lo auguro a tutti i bimbi”. Così ci descrive Francesca, a distanza di tempo, la sua esperienza di parto in casa.
Far nascere il proprio figlio in casa è un desiderio assolutamente realizzabile e le donne che decidono di farlo è in continuo aumento. Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Rita D’Altri, ostetrica dell’Associazione Le Nove Lune di San Marino. “Il nostro obiettivo – ci dice – è rendere la donna e la coppia protagoniste dell’esperienza del parto. Il nostro percorso prevede una particolare assistenza alla gravidanza nel rispetto dei ritmi e dei tempi naturali, l’assistenza al travaglio, il parto in casa, un sostegno dopo il parto e durante l’allattamento”.
Dottoressa, cosa “spinge” una donna a voler partorire in casa?
Partorire a domicilio è una scelta di donne particolarmente consapevoli, che desiderano vivere la nascita del proprio figlio nell’intimità della propria casa, con il sostegno del proprio compagno e con l’assistenza, il supporto e le competenze di ostetriche specializzate. E’ un desiderio possibile, realizzabile e regolamentato da una legge regionale (la n°26 del 1998 a cui sono seguite le delibere di giunta n°10 del 1999 e la n°533 del 2008, ndr).
Tutte le donne possono decidere di partorire in casa?
No, non tutte le donne lo possono fare. Sono ad esempio escluse dal percorso le donne che non hanno una gravidanza fisiologica, come le donne con pregresso taglio cesareo, con patologie materne, con problemi legati alla placenta o problemi che riguardano il feto. Oltre alle suddette controindicazioni, sono inoltre presenti anche una serie di condizioni necessarie che rendono il parto a domicilio possibile: la casa della donna-coppia deve distare al massimo 30 minuti o 30 Km dall’ospedale più vicino ed è necessario che la casa abbia un collegamento telefonico (è sufficiente un cellulare). Le ostetriche, una volta che la donna entra in travaglio, allertano il 118. Tutto il materiale e i farmaci necessari all’assistenza di mamma e neonato, sono presenti all’interno della borsa ostetrica, che chiaramente le Ostetriche portano sempre con loro.
Quindi chi può scegliere questa pratica?
Tutte quelle donne che presentano una gravidanza fisiologica, feto singolo in presentazione cefalica, epoca gestazionale tra 37 e 42 settimane, peso fetale compreso tra i 2500 e i 4500 grammi, rottura delle membrane inferiore a 24 ore con liquido amniotico limpido, battito cardiaco fetale rassicurante.
Qual è il profilo ‘tipo’ di una donna che decide di partorire in casa?
La donna che sceglie di partorire a casa, non ha età, classe sociale, posizione economica o professione standardizzati. E’ semplicemente una donna che, per se stessa e per il suo bimbo, sceglie una esperienza nella quale vuole essere la protagonista, senza limitazioni di spazio, tempo, posizioni, uso della voce. E’ una esperienza nella quale e per la quale, potrà attingere alle sue risorse endogene, che la natura ha predisposto per lei (come per tutte le donne) e che lei non si immagina nemmeno di possedere, se non fino a quando non ne sperimenta la forza e la preziosa utilità. Non è quindi una “hippy” o una figlia dei fiori del 2014, non è nemmeno “una alternativa” o una “matta”, ma al contrario è semplicemente una donna che sceglie di tornare ad un sapere antico, profondo, femminile, che ci rende donne consapevoli.
Durante il parto in casa, da chi è seguita le donna?
La donna è assistita da due ostetriche. Sono professioniste che hanno avuto anni di pratica ospedaliera e che poi si sono formate nell’assistenza alla nascita a domicilio. Sono quindi figure professionali competenti e riconosciute che seguono scrupolosamente le linee guida e i protocolli nazionali relativi al parto a domicilio, assicurando in tal modo sicurezza e serietà.
Quali sono, se ci sono, i vantaggi di questa scelta?
La donna vive, nell’intimità della propria casa, l’esperienza più incredibile della propria vita con la presenza del suo compagno, favorendo una nascita dolce per il proprio bimbo, che può respirare “l’aria di casa” nell’immediato abbraccio dei propri genitori. Le Ostetriche garantiscono la continuità dell’assistenza dal momento della presa in carico della donna fino a 1 settimana–dieci giorni dopo il parto, fornendo quindi un’assistenza personalizzata, rispettosa dei ritmi e dei bisogni della donna e del suo bambino.
E’ vero che sono aumentate le richieste di parti in casa?
Si, negli ultimi anni abbiamo notato un notevole incremento. Il nostro gruppo ha assistito in 15 anni, dal 1997 al 2012, a 230 parti a domicilio su 260 richieste.
Se una donna volesse partorire a casa, da dove occorre partire? Di cosa ha bisogno?
La selezione delle donne che possono, con una buona prevedibilità, avere il loro bambino a casa senza alcun problema, è effettuata dall’ostetrica che ha le competenze e la responsabilità professionale, basata sull’anamnesi, sull’osservazione, sulla clinica, nonché sulla conoscenza della fisiologia del travaglio e del parto. Pertanto una donna che volesse intraprendere il percorso del parto a domicilio, dovrebbe prendere contatti con un’Ostetrica, che oltre a valutare lo stato di benessere della donna e della gravidanza fisiologica, le offrirà tutte le informazioni del caso, dipanando dubbi e paure. La conoscenza e la fiducia tra la donna e l’Ostetrica, è indispensabile per una decisione serena e corresponsabile.
Quanto costa partorire in casa e quali sono gli aspetti burocratici?
Partorire a domicilio costa circa 2000-2500 euro. L’ASL eroga un rimborso pari all’80% della spesa documentata, per un importo massimo non superiore alla tariffa DRG regionale prevista per il parto fisiologico senza complicanze. Da giugno 2013 tale rimborso è di circa 1570 euro. Una volta appurata che la gravidanza è fisiologica, l’Ostetrica prende in carico la donna e compila una serie di documenti relativi alla domanda di rimborso che la donna stessa dovrà presentare all’ASL entro la 35a settimana di gestazione.
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