Erano cinque i candidati all’Oscar per il Miglior Film Straniero: Alabama Monroe, Il sospetto, The missing picture, Omar e lei, La Grande Bellezza, il film evento di Paolo Sorrentino che a qualche ora dall’alba (sul nostro fuso orario) si è aggiudicata la tanto sperata statuetta d’oro. Un trionfo che, sebbene i cantori di professione hanno già attribuito “al cinema italiano”, è piuttosto merito di un regista fuori dagli schemi e lontano dai cliché tipici della nostra industria cinematografica. Segno che quando i film vengono girati con lo spirito dell’artista, e non del botteghino, i risultati arrivano. Sì, perché La Grande Bellezza rientra a pieno titolo nella categoria dei cosiddetti “film d’autore”, pellicole che non si limitano a raccontare una storia, ma lo fanno seguendo una precisa ricerca di stile che finisce poi per acquistare risalto rispetto ai meccanismi della sceneggiatura. Regia, musiche, fotografia, suggestioni: questo, assieme alle vedute mozzafiato di Roma, la performance di Toni Servillo ha incantato la giuria degli Academy Awards ed è tutta farina del sacco di Sorrentino. Un po’ come per Fellini, quando il nostro cinema permette a registi coraggiosi e visionari di esprimere al massimo le proprie capacità, anche noi italiani sappiamo aggiudicarci i trofei più prestigiosi.
Il vicepresidente della Provincia di Rimini Carlo Bulletti ha commentato: “Poche ore fa a Los Angeles, accanto a Paolo Sorrentino, tutto il mondo ha potuto notare la presenza discreta, lì sul palco, del riminese Federico Fellini. Lo ha notato nelle emozionate parole del regista, premio Oscar per ‘La grande bellezza’: “Ringrazio le mie fonti di ispirazione Federico Fellini, Martin Scorsese, Diego Armando Maradona, Roma e Napoli”. Lo ha notato nella singolare coincidenza temporale: il film di Sorrentino si aggiudica l’Academy Award per la migliore pellicola in lingua straniera esattamente 50 anni dopo l’analogo riconoscimento per uno dei capolavori assoluti del Maestro, ‘Otto e mezzo’. Lo ha notato sbirciando una delle tante statistiche snocciolate al momento: dei 14 Oscar per il film straniero aggiudicatisi dall’Italia dall’istituzione del riconoscimento, ben 4 portano sulla targhetta il nome Federico Fellini. Un’ulteriore sfumatura riminese ha caratterizzato la notte delle premiazioni: nel dicembre 2010 a Paolo Sorrentino venne consegnato a Rimini il Premio Fellini con una motivazione che idealmente anticipava il trionfo di poche ore fa de ‘La grande bellezza’: “Sorrentino ha saputo comporre un cinema estremamente personale, di costante sperimentazione figurativa. Opere di grande intensità, congiuntamente classiche e contemporanee, segnate dallo speciale sodalizio con un attore, Toni Servillo, che come Mastroianni per Fellini, sa indossare la maschera antropologica di una controversa italianità. Sorrentino si è imposto nel panorama cinematografico internazionale con opere emblematiche e abitate dal senso della perdita che già abitava la grande poetica felliniana. Un cinema di lucido pensiero, intenso e distaccato nel tono e nella forma”. Lo stesso Sorrentino, nel ricevere il premio, dichiarò: “Fellini è il punto di riferimento primario per il fare cinema, anche se mentre uno lo guarda deve non guardarlo perché è inimitabile”. Bulletti ha poi ricordato l’opera di Paolo Fabbri in qualità di direttore dell’Associazione “Fondazione Fellini” nella promozione intelligente dell’opera del Maestro, caldeggiando il ritorno di un simile organo di tutela artistica.
Non possiamo sottrarci al coro di congratulazioni per il successo di Sorrentino (chi ancora non l’avesse visto, da oggi ha un fioretto quaresimale in più…), ma ci auguriamo anche di assistere più spesso ad una valorizzazione del nostro potenziale artistico e culturale che a volte (troppe, purtroppo) lasciamo sgretolare come un muro di Pompei. La “grande” Bellezza ci salverà.
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