In ottobre ha infilato due errori sulla storia di Riccione che mettono addosso molta tristezza ed una constatazione: la storia deve essere lasciata agli storici, altrimenti si commettono danni. E quelli culturali sono i peggiori, anche se qualche volta è vero che la storia la scrivono i vinti. Peccato che questo, poi, non resista al tempo.
Daniele Imola ha detto che Biagio Cenni, sindaco a Riccione dal ’65 al ’75, fu l’autore della del depuratore di Riccione. E’ vero soltanto che durante il suo governo della città vennero gettate le basi del depuratore di Spontricciolo. Ma il progetto, che andava da Cervia a Cattolica, venne elaborato da quei cervelli fini della classe pensante del Pci, allora un partito sì serio e rigoroso.
Dato a Cesare quel che è di Cesare, va dato a Cenni quello che è di Cenni. Seconda imprecisione di Imola. Il primo cittadino ha detto che l’isola pedonale in viale Ceccarini è stato un parto di Terzo Pierani, sindaco dal ’75 al ’91. Invece, ad avere la brillante idea fu Biagio Cenni negli anni sessanta. Uomo di polso, non meno che vedute ampie, chiuse, solo d’estate, viale Ceccarini ed il tratto di viale Dante che da via Ceccarini arriva fino al Palazzo del Turismo, alle automobili. I negozianti si ribellarono. Una sera, per protesta, tennero chiuso i negozi. Due coraggiosi invece sfidarono le ire dei rivoltosi.