– Che cosa significhi fare volontariato oggi non è facile da spiegare, neppure per chi lo fa da una vita. “Innanzitutto afferma Magda Gaetani, insegnante, referente per il progetto Adolescenza – Apurimac fare volontariato non significa sostituirsi all’Ente Pubblico preposto. Il volontario può invece affiancarsi, completare, magari agire in maniera più capillare e occuparsi di ciò che l’Ente, da solo, non può fare. Il contrario è semplicemente antisindacale!”.
E’ molto importante capire l’ottica di chi fa il volontariato. Tante persone nel volontariato trovano un’opportunità per fare del bene, per essere di aiuto al prossimo, per realizzarsi come cristiani e ‘umanofili’, per trovare uno sfogo, una risoluzione ai propri problemi. “Nella misura in cui si fa qualcosa per gli altri e per il loro bene, qualsiasi motivazione è valida, ma è altrettanto giusto essere onesti con se stessi e chiedersi perché si fa. Il mio non è assolutamente un giudizio, è una semplice analisi della situazione”.
Un’altra domanda da porsi è quanto il volontario debba prepararsi a ciò per cui è preposto. La buona volontà sostituisce la competenza e la preparazione? A Cattolica esistono centri di formazione per volontari, sono quelli gestiti dalla Caritas, dall’AVIS, dalla Croce Rossa e sono abbastanza frequentati. La Pastorale sociale offre una formazione non specifica, di attenzione al sociale, che spazia dalla solitudine dell’anziano all’emarginazione dell’immigrato. “Ti aiutano a porre l’attenzione giusta. Buona volontà e intelligenza spesso possono sopperire anche alla mancanza di preparazione”. Quello in cui viviamo è un mondo di scarsa valorizzazione della diversità, un mondo in cui il disagio sociale di certi individui è molto forte. In questa ottica è dunque giusto valorizzare tutto il volontariato, di qualunque natura sia, “perché tutti possiamo camminare insieme e bene”.
Di fronte a certe situazione viene da chiedersi se non sarebbe più giusto rivolgere l’impegno dei volontari verso una maggiore informazione. Informare diventa la parola d’ordine del volontariato, ad esempio per rassicurare la popolazione e persuaderla ad affittare le case agli extracomunitari, a dare loro lavoro, a rispettarli. Spesso è sufficiente far sapere che non sono “pericolosi”. E’ importante conoscere le loro tradizioni, abitudini, modi di pensare, stili di vita diversi ma non per questo dannosi”. “I nostri poveri, a volte, non accettano le nostre consuetudini, perchè non le capiscono, non le cononoscone o non le reputano importanti. Ecco perché diventa fondamentale un lavoro di sensibilizzazione mirato e continuativo”.
Da qualche anno il Comune ha concesso a diverse associazioni una sede in cui svolgere la propria attività. Si tratta di un servizio gratuito e, in certi casi, si è stabilito un contatto tra ente e associazione, che ha portato al miglioramento di alcune attività. La Caritas, ad esempio, espleta il servizio di erogazione dei pasti su progetto del Comune. Se da un lato si parla di “un troppo demandare ai volontari”, dall’altro si afferma che certe realtà, nate da sole, si muovono meglio nella loro indipendenza e “forse è meglio non istituzionalizzare certi servizi perché si corre il rischio che diventino un ‘diritto’ e non più un percorso progettuale volto al reinserimento di soggetti disagiati”.
Comunque, alla fine, la richiesta è la stessa da entrambe le parti e si può riassumere con la parola collaborazione, vale a dire interventi coordinati che assicurino continuità del servizio, tenendo sempre presente che sia per il volontariato che per l’Ente pubblico non è dato per scontato che le urgenze e le emergenze sociali debbano diventari croniche”.
“Onestamente, penso che il problema rimarrà conclude Magda Gaetani perché penetrare nei cunicoli umani è difficile. L’unica risorsa e l’unica attenzione va volta verso l’Uomo: fà del bene finché puoi e ne sei capace, ama il prossimo tuo come te stesso; il resto “tocca a Lui e non a noi”.