Gabicce Mare, primi anni Cinquanta. Equipaggio del motopeschereccio “Non ti arrabbiare”, capitano Novario Galli. Da sinistra: Luigi Ceccolini (Cin Cen), Giuseppe Cecchini (Mambo), Giovanni Morini (Gvan dal Palo), Novario Galli. Sullo sfondo il motopeschereccio “San Giorgio”. (Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica)
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– Guido Rondolini nacque a Gabicce Mare nel 1899. Maestro d’ascia rimasto ancora oggi nella memoria della gente, si affermò fin da giovane per le sue notevoli capacità nella costruzione di imbarcazioni robuste, eleganti nelle forme, per la scelta della qualità del legno e della sua stagionatura. Iniziò il mestiere all’età di quattordici anni come apprendista presso il cantiere di Francesco Cola “Badìl”, imparando l’arte della costruzione in legno con volontà e dedizione. Arte dettata, soprattutto, dall’esperienza più che dalla teoria dei disegni; la barca riusciva bella se il costruttore aveva occhio e genialità.
Nel 1925, nei pressi della sua abitazione a Gabicce in via del Porto, costruisce in proprio diverse lance e nel 1926 imposta il suo primo lancione, il “Nino Bixio”, che verrà poi ultimato e varato nel 1928. A questo seguirono altre imbarcazioni, fino all’anno 1933, quando Guido chiuse il suo cantiere per andare a lavorare con Pietro Terenzi “Pitrén”, maestro d’ascia, anch’egli di Gabicce, fino al 1936.
In questo periodo costruì, tra le altre, le seguenti imbarcazioni: il “Trionfo sul Mare” di 80 tonnellate, adibito prima alla pesca poi al trasporto delle merci, armatore e capitano Salvatore Bontempi “Turén” di Cattolica, e il motopeschereccio “4 Fratelli” dei fratelli Filippini “Cangìn”, trabaccolo da pesca (barctén).
Sempre nel 1936 entrò in società con Fernando Giunta, Romolo Mancini “Rumén” e Michele Ubalducci “Micalén”, coi quali costruì diverse imbarcazioni nel cantiere di Cattolica. Tra le più note figurano: il “Giovanni Pascoli”, trabaccolo da trasporto, lunghezza metri 20,50 e larghezza metri 6,60, ancora esistente presso il Museo galleggiante della marineria nel porto canale di Cesenatico, il cui capo barca (paron) era Enrico Gessaroli “Bava” di Cattolica; il lancione “Alfa” dei fratelli Agostino “Pipa” e Franco Cecchini; il motoveliero “Faccetta Nera”, di 250 tonnellate dell’armatore e capitano Enrico Occhialini di Fano e il grosso lancione “Città di Ancona”.
Altre costruzioni degne di nota furono i motopescherecci “Libeccio”, “Mina” e “Graziella”, le motonavi da trasporto “Adria”, “Marcella” e “Fiorella”, nonché altri due non terminati che verranno successivamente demoliti dopo la seconda guerra mondiale.
Nel 1950 Guido Rondolini si trasferisce definitivamente a Pesaro in un proprio cantiere, dove lavorerà con i figli che già dal 1946 gestivano lo scalo d’alaggio e il cantiere stesso. Il primo figlio è Dino, classe 1924, diplomato perito navale a Roma, che cura la progettazione degli scafi; i suoi disegni sono molto apprezzati anche da altri cantieri della zona. Il secondo figlio è Luigi, classe 1930, che si dedica prima alla riparazione e al calafataggio, in seguito alla gestione del cantiere.
Molte le barche costruite: le motobarche da pesca “Dea Fortuna” e “Tritone”, con motori Ansaldo da 150 HP, armatori i fratelli Ferri di Fano; i motopescherecci “Maestrale”, “Leonardo”, “Gardenia”, e “Cormorano”. Commesse giungevano anche da Chioggia, Porto Garibaldi, Ravenna, Anzio, Mazara del Vallo. Importanti sono risultate anche le costruzioni delle barche da diporto; essendo di dimensioni più ridotte rispetto ai grandi bastimenti e ai motopescherecci, vengono allestite al coperto, offrendo la possibilità di lavorarvi con il maltempo e d’inverno.
Il figlio Luigi, per motivi di salute, rimasto ormai solo nel cantiere in seguito alla morte del padre e del fratello nel 1990, cede l’attività prima alla Mochi Craft, poi alla Montanari Costruzioni in Ferro.
a cura di Enzo Gaudenzi e Sebastiano Mascilongo