– Tema: Regione Romagna e Morciano arrivano persone da tutta la provincia di Rimini: Cattolica, Riccione, Misano, San Giovanni. Un bel segno di riconoscimento per la capitale della Valconca. Tutto è avvenuto lo scorso 30 gennaio nella sala del Lavatoio, alla presenza di un’ottantina di persone. I relatori erano importanti: Stefano Servadei (socialista da anni paladino di una Romagna autonoma dall’Emilia, presidente del Mar, Movimento per l’autonomia della Romagna), l’onorevole Bettamio, Forza Italia, il consigliere regionale di Forza Italia Marco Lombardi, il parlamentare Lorenzo Cappelli, il presidente provinciale di Forza Italia, Giuliano Giulianini. Peccato che mancasse il contraddittorio ed il sindaco Giorgio Ciotti. Il saluto della città portato dal vice-sindaco Ernesto Tommasoli.
La serata è stata organizzata dalla Lega Nord, An e Forza Italia di Morciano.
Uno dei grandi paladini morcianesi di una Romagna autonoma è Mario Garattoni, dirigente della Lega Nord, ex repubblicano, non ha dubbi. A chi gli chiede se la regione Romagna è populismo risponde: “E’ una delle poche occasioni per rilanciare il turismo, avere una nostra università, un buon rapporto tra costa ed entroterra. E dico anche che ognuno deve essere padrone a casa sua. Dunque: la Romagna ai romagnoli”.
Continua Garattoni: “Ho presentato un documento dove affermo che anche il Pesarese deve entrare a far parte della Romagna. Ed è stato un vero peccato che non c’erano le categorie economiche. Abbiamo invitato anche Cristian D’Andrea, segretario diessino della Valconca, ma non si è visto. La Romagna ha un sacco di potenzialità se continueranno ad essere distribuiti i soldi dagli enti superiori. E voglio ricordare che tutti i repubblicani, sia quelli che fanno parte del partito, sia quelle nella Casa delle libertà, sia quelli nell’Ulivo vogliono la regione Romagna”.
Ma qui le opinioni sono contrastanti, c’è chi pensa che la Romagna regione autonoma sia un autentico non senso: sia amministrativo, sia economico, sia culturale. Si andrebbe a creare un carrozzone burocratico che ha dei costi, che devono pagare i cittadini.
Si potrebbe avere una università, ma sarebbe una universitina. E da un punto di vista dei rapporti tra emiliani e romagnoli oramai si sono cementate delle affinità.
Il fatto importante sarebbe che la politica romagnola fosse protagonista a Bologna. Che si facesse sentire. Ma qui si entra in un’altra sfera ed in un altro problema.Con allegria e neppure troppo si potrebbe ipotizzare Romagna egemonizzata da Ravenna. Dopo che fare? Un’altra regione con Rimini e vicinanze?
I problemi di una comunità non si risolvono addossando ad altri le proprie responsabilità.