Un macigno. Sono oltre 34 i milioni di euro che la Guardia Finanza di Rimini ha posto sotto sequestro per il fallimento di Aeradria, la società che controllava l’aeroporto di Rimini con i libri in tribunale dal novembre 2013. Dopo una lunga inchiesta, è notizia di oggi la notifica degli obblighi di dimora per i vertici della società: il presidente, Massimo Masini, al suo vice Massimo Vannucci e all’ex presidente della società collegata Air, Alessandro Giorgetti. L’inchiesta, come è noto, ha toccato giocoforza anche i soci pubblici. Tra loro spiccano nomi eccellenti e l’accusa è pesantissima: associazione finalizzata alla truffa di erogazioni pubbliche, articolo 640 bis del codice penale. Per l’attuale sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, l’ex primo cittadino Alberto Ravaioli, Lorenzo Cagnoni presidente della fiera, Manlio Maggioli ex presidente di Camera di commercio e gli ex presidenti della Provincia Stefano Vitali e Nando Fabbri si parla di sequestri in solido per circa 750 mila euro.
“Questa mattina, prima di partire per Roma per un importante incontro su canoni pertinenziali e beni demaniali, scrive in una nota il sindaco Andrea Gnassi, mi è stato notificato un decreto di sequestro dei beni in ordine alla vicenda Aeradria. Nell’atto, insieme al mio, ci sono i nomi di altri 33 indagati tra amministratori societari, ex sindaci e sindaci in carica, privati, presidenti e ex presidenti di associazioni di categoria, ex presidenti di Provincia, cittadini. Lo stato d’animo e il mio giudizio non cambiano rispetto a quanto dichiarato circa un mese fa alla notizia dell’ipotesi di reato di ‘associazione a delinquere’ dal 2005 al 2013. Lo stato d’animo è quello di chi si sente a posto con la propria coscienza, avendo sempre e costantemente agito con atti e iniziative alla luce del sole per tutelare e salvaguardare un’infrastruttura strategica per il nostro territorio come l’aeroporto. E non muta il mio giudizio. Trovo l’accusa di appartenere a una ‘associazione a delinquere’ così totalmente infondata, financo abnorme, da apparire inaccettabile e umiliante allo stesso tempo. Credo di non apparire eccessivo se dico che ‘leggere’ alla stregua di una cupola criminale (addirittura pensata nel 1999 e architettata propulsivamente da ‘registi’ istituzionali nel 2005), un rapporto di governance pubblico/privata lineare per sostenere l’aeroporto di Rimini – va detto, al pari di molte altre realtà nazionali e europee- sia qualcosa di più simile a un teorema che a un atto di accusa. Associazione a delinquere con una gestazione e esecuzione lunga quasi 15 anni per sostenere e rilanciare una infrastruttura pubblica fondamentale per l’economia del territorio, decine di persone diverse coinvolte tra cui 4 sindaci in carica, nessuno che ci abbia guadagnato un euro: sono queste e molte altre le cose che lasciano perplessi, pur rispettando il difficile compito degli investigatori. Ai quali, se mi si permette, andrebbe fatto semmai un appunto sul metodo di interpretare leggi e garanzie, preferendo da due anni a questa parte (due anni in cui, nonostante lo screditamento continuo, non sono mai stato sentito da alcuno sui fatti in questione) il lampo mediatico ad annunciare il tuono agli interessati. In ogni caso, ho giù consegnato al mio legale di fiducia il decreto per la sua analisi e per la richiesta di riesame ai giudici del Tribunale.”.