di BERNADETTA RANIERI
Dopo 2 anni e mezzo trascorsi alla guida della Questura di Rimini, Alfonso Terribile è stato chiamato a dirigere la Polizia de L’Aquila. Il testimone passa a Maurizio Improta (foto), nominato dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza all’interno di un più vasto e generale rimescolamento dei trasferimenti nazionali. Il 30 marzo, dunque, Improta lascerà l’incarico di Direttore del Compartimento Polizia Ferroviaria dell’Emilia Romagna, con sede a Bologna, dove era arrivato nell’agosto 2014. Maurizio Improta, 53 anni, originario di Napoli, è figlio d’arte perché il padre Umberto, morto nel 2002, fu anche lui un funzionario di Polizia: questore a Milano, prefetto a Napoli e con diversi anni di esperienza nel combattere il terrorismo. Il figlio Maurizio ha iniziato la sua carriera il 1 luglio 1982 e ha prestato servizio alla Presidenza del Consiglio dei Ministri fino a ottobre 1993, partendo dunque dai servizi di sicurezza interni. Una passione quella dell’intelligence che non l’ha mai abbandonato.
Dal Sisde è passato alla Criminalpol del Lazio, per poi continuare la carriera nella Questura di Roma: dalla squadra mobile all’ufficio stampa e pubbliche relazioni fino ad arrivare alla segreteria particolare del questore. Nel giugno 2006 ottiene la promozione a Dirigente dell’Ufficio Immigrazione. Una strada tutta in salita fino a quando si è occupato del caso Shalabayeva, nel maggio 2013, ricoprendo un ruolo centrale che lo ha visto impegnato nell’espulsione della moglie e della figlia del principale dissidente e capo dell’opposizione del Kazakistan in poco più di 48 ore. A distanza di un mese da questo avvenimento, riunitosi il consiglio di amministrazione per il personale di della Polizia di Stato, Improta viene ammesso al “super corso” di avanzamento della durata di nove mesi al termine del quale ottiene la promozione a Dirigente Superiore. Fra le altre operazioni che ha condotto nel corso della sua carriera ci sono l’arresto nel ’97 di quello che passò alle cronache come il “Mostro della Maiella”, la cattura di malviventi affiliati alla “mafia del Brenta”, fino al coordinamento degli accertamenti per l’identificazione delle quaranta vittime italiane dello tsunami in Indonesia e in Thailandia del dicembre 2004.