E’ la seconda cooperativa di costruzioni della Romagna dopo la ravennate Cmc. In 70 anni ha avuto a libro paga oltre 6.500 persone. Oggi impiega circa 300 addetti; nel periodo di massima espansione erano 450. Nel 2015 ha fatturato 44 milioni di euro. Prima della crisi viaggiava tra i 60 ed i 70 milioni; 100 il record.
Se l’Italia fosse gestita come la Cbr si potrebbe vivere senza aver paura del futuro: profilo basso, discrezione e risorse umane. La Cooperativa Braccianti Rininese è avvolta nel mito: da sempre è ben patrimonializzata. “Per noi è importante l’equilibrio economico e la piena occupazione. Il primo patrimonio delle imprese sono chi ci lavora dentro: soci e non soci”. Quest’anno la seconda cooperativa di costruzioni della Romagna (seconda solo alla Cmc di Ravenna) festeggia i 70 anni. Nasce il 5 giugno del 1946 dal notaio Zagari Di Domenico, negli ultimi giorni di regno di Umberto II di Savoia, come si legge nell’atto. L’ufficialità dice che i fondatori fuorno 11; in realtà una ventina. I firmatari erano il numero minimo che riuscirono ad entrare nello studio. I fondatori: Alfredo De Paoli, Agostino Macini, Guido Balducci, Gino Castellani, Giorgio Galli, Raffaele Monticelli, Alfredo Mulazzani, Renzo Della Rosa, Uliano Pagliacci, Augusto Tura. Tra i cinque scopi della cooperativa, si legge al quarto: “Creare una attrezzatura tecnica atta al miglioramento economico e alla elevazione morale delle classi lavoratrici”. La Tecnica e la morale sono sempre stati le stelle polari della Cbr. Un’ossessione per una lunga serie di figure fondamentali.
Marcello Moretti (in Cbr dal 1948 al ’98), direttore generale, la dotò di macchine operatrici all’avanguardia. Compreso uno dei primi impianti bituminosi in Italia. Nei primi anni ’80, sotto la spinta di Liuzzi, il presidentissimo, Olivetti installa a Rimini uno dei primi due computer di
una certa complessità in Italia. Talmente complesso che lo venivano a visitare da mezz’Italia. Il primo lavoro, facendo un passo indietro, fu la pulizia dell’Ausa; un impegno consistente. L’appalto venne assegnato alla neonata cooperativa a patto che non utlizzasse i mezzi meccanici. Insomma, è la teoria del famoso economista inglese Keynes, quello della “Teoria generale, dell’occupazione, dell’interesse e della moneta”. Teoria che permise al mondo di uscire dalla crisi mondiale del 1929. Cioè in periodi di crisi, per stimolare l’occupazione, vanno fatte le opere pubbliche. Il primo mezzo meccanico acquistato arriva dopo 2-3 anni: è un camion di guerra americano della Dodge.
Nata come Società cooperativa di produzione e lavoro fra operai e braccianti, dieci anni dopo diventa Cooperativa Braccianti Riminese. Una delle svolte che porterà la cooperativa ad essere quella che è risale ai primi anni ’70. Viene rinnovata la base sociale e con una visione diversa: più aperta rispetto agli anni precedenti. Oltre a dare lavoro ai soci fondatori, ci si apre anche ai non soci. Azienda di medie dimensioni, opera tra Bologna ed Ancona, passando per Ferrara. Per permettere alle maestranze di rientrare la sera. In questo momento ha cantieri anche in Sardegna e Toscana. Famosa per la capacità di fare, i lavori della Cbr sono come gli iceberg: la parte importante è sotto. Non si vede. Dai piani stradali in giù. Ha una specializzazione per: acquedotti, fognature, discariche. Nei decenni alcuni lavori di rilievo: la rete gas di Rimini, Forlì, Cesena, bonifiche delle vallate del Forlivese e del Faentino. Pochi i lavori che si possono ammirare alla vista: il lungomare Tintori a Rimini, le isole pedonali di viale Ceccarini a Riccione, Isola Platani a Bellaria, il corso principale di Ancona e tante piazze in provincia per conto di enti pubblici e privati. Tra gli edifici di fama ai quali hanno contribuito: la distruzione del Kursaal di Rimini. Invece, l’ultimo lavoro robusto è l’aver partecipato alla costruzione terza corsia dell’autostrada da Bologna ad Ancona.
Negli anni la Cbr ha diversificato, sempre restando nei dintorni: fa energia, gestisce pannelli fotovoltaici. Attività che integrano a monte la produzione: inerti, calcestruzzo, conglomerati. Settant’anni sono un prestigioso traguardo. Boschetti, il presidente, racconta che cosa c’è
dietro la fotografia: “Siamo sopravvissuti grazie al patrimonio accumulato; questo ci ha salvato dal cambio inaspettato di ciclo economico. Sulle cooperativa c’è un vecchio preconcetto: sono viste come le emanazioni di una linea di partito. La Cbr è sempre stata eterodossa; nel senso di non essere allineata rispetto a certe linee guida. Le nostre decisioni non vengono mediate in altre sedi. Il presidente viene nominato con il voto segreto e la scelta del gruppo dirigente viene fatta all’interno. A noi piace essere conosciuti da chi ci dà il lavoro e da chi lavora con noi. Con la
politica abbiamo un ottimo rapporto quando ci dà il lavoro”. “La cooperativa – chiude la riflessione Boschetti – a noi ci viene consegnata con l’obbligo di farla crescere e consegnarla a chi viene dopo. Le persone passano ma la Cbr deve andare avanti. L’obiettivo sono i posti di lavoro in sicurezza”.
Giampiero Boschetti, presidente dal 2008
Cinque presidenti in 70 anni, quasi un record. Il primo fu Raffaele Monticelli (un mito durato 19 anni), Cesare Villa (dopo un anno venne sfiduciato). Poi fu la volta di Domenico De Luigi che passa il testimone dal 1997 al 2008 a Luciano Liuzzi, raffinato fotografo per passione (molti libri editi). Nel 2008, è la volta di Giampiero Boschetti, due lauree in tasca: Economia e commercio e Scienze politiche. Prese come se si leggessero dei romanzi. Liuzzi e Boschetti arrivano dal Valturio. Quello di Boschetti è da sceneggiatura. Appena rientrato dal militare, 37 anni fa, Boschetti va al Valturio per vedere se stanno cercando un ragioniere; pochi minuti prima era uscito il presidentissimo Liuzzi che era alla chiedeva un ragazzo in gamba. Dopo 2 anni diventa responsabile amministrativo. Lo scorso giugno è stato riconfermato alla presidenza per un altro mandato. Sposato due figli (un maschio di 20 anni ed una femmina di 28), Boschetti è originario di Rivazzurra. E’ uno che si fa le fotocopie da solo; risponde alle mail e richiama al telefono. Non è troppo dire che rappresenta al meglio le virtù della riminesità.