Pubblichiamo la seconda ed ultima parte dell’intervista rilasciata da Andrea Gnassi al nostro Teresio Spadoni all’indomani della rielezione a Sindaco di Rimini. Il testo integrale si trova sul numero di Giugno scorso.
La prima parte è QUI
di TERESIO SPADONI
Negli ultimi anni arrivi e presenze nella provincia di Rimini sono in calo; soprattutto Rimini perde in internazionalizzazione…
Infatti, ma cosa hai da offrire a chi viaggia? Oltre alla spiaggia organizzata, al lungomare, devi dargli il Quattrocento, l’Ottocento di Verdi, la Casa del cinema di Fellini… quelli di cui ti sto parlando sono tutti cantieri che si stanno completando. Un unicum di motori culturali in un quadrato urbano dove c’è un castello – il Guggenheim del Quattrocento, perché la Rocca diventerà un grande museo internazionale -, il Teatro, il Novecento di fianco con la Casa del cinema di Fellini; per far vivere la cornice stupenda del Ponte di Tiberio stiamo lavorando con la Sovrintendenza a un progetto di riqualificazione dell’asta del porto canale fino al faro. Questi motori culturali hanno l’obiettivo di attirare cinquecentomila visitatori internazionali l’anno che oggi non sentono il motivo di venire a Rimini. Oggi non ci sono più barriere di tempo e di spazio; la gente guarda lo smartphone e con gli stessi soldi decide se andare a Rivabella o ai Caraibi. Allora, o ti poni il tema e, dentro la tua riqualificazione morale, culturale, urbana, trovi le ragioni per rinnovare l’offerta turistica, o sei in difficoltà. Qui il tema non è fare più dieci o meno sette. Con il modello ‘arrivo in macchina e mi spoglio alla cabina di cemento’, e il mondo che ha mille destinazioni, i turisti ad alta capacità di spesa non li attiri.
Già, ma i viaggiatori in Italia e a Rimini vanno portati, e qui siamo sostanzialmente senza aeroporto e senza treni.
Non avrà ha fatto notizia, ma da quest’anno Rimini sarà collegata con l’alta velocità in modo strutturale: Bologna in 44 minuti e Milano in 108. Questa estate, dopo trent’anni, tornerà il famoso Rimini-Monaco. L’aeroporto sta ripartendo e avrà davanti trent’anni per costruire un piano industriale; non è risolto tutto, ma andiamo avanti.
Quali responsabilità riconosce alla politica sull’aeroporto?
Il nostro è un Paese nel quale il turismo è stato lasciato al fai date e questo fai da te ha prodotto novantanove aeroporti; quattro solo sull’asse della Via Emilia. Stanno costruendo un altro aeroporto a Firenze… Bologna- Firenze non fai in tempo a salire che sei arrivato! Ecco, la vicenda dell’aeroporto sta dentro questa dimensione qui, solo che a differenza di Forlì e Parma, per noi l’aeroporto è strategico.
Con quel 57% la città sicuramente ha dimostrato di seguirla…
Grande consenso grandi aspettative; ma il cittadino lo sente che il nostro fare ha un senso. Non c’è cantiere aperto che non si porti dentro un’idea di comunità. In ogni caso, i primi due anni della scorsa legislatura li abbiamo passati a far scelte, a tener botta. Poi, quando miri al consenso sul medio lungo periodo devi avere anche il coraggio di tenerle quelle scelte.
Ha detto bene, bisogna avere il coraggio di tenerle le scelte: quanta fatica le ha fatto fare la politica?
Tutti sappiamo che la politica è anche un sistema di potere con radici profonde. Diciamo che ho un po’ di mal di schiena; ma forse questo è dovuto al fatto che facevo molto sport e adesso ho smesso. La politica è bella quando le cose nascono da un dibattito vero, non da una lotta di potere. I giovani che sono cresciuti all’interno del Consiglio si sono forgiati su un progetto di città che poneva un cambiamento, non sono cresciuti all’ombra di Tizio o di Caio. Quando dicevo che siamo andati a fare l’assicurazione prima di votare le varianti anticemento… Oggi c’è una generazione di protagonisti, anche civici, che questo cambiamento lo vive; poi è chiaro che quando cambi si innescano meccanismi anche ostili. Abbiamo avuto il Consiglio Comunale quasi occupato per un anno dagli ambulanti del mercato… ottocento licenze! Adesso operano in un “centro commerciale naturale” che è persino bello viverlo, perché più largo, più diffuso e integrato col mercato coperto… ma è stata durissima! Un amministratore deve saper dire anche dei no, perché poi vengono fuori più si per tutti. Pur in un quadro politico variegato e liquido Rimini ha costruito un pezzo di protagonismo politico forte nel tessuto civico e dentro il PD. Noi abbiamo proposto un processo di cambiamento, anche incosciente se si vuole, ma la rivoluzione a Rimini è nei fatti. Oggi la politica fatica a rappresentare, così come le categorie economiche. Il credito fatica a interpretare le esigenze reali; a Rimini l’ottanta per cento del credito era volto al cinque per cento dell’economia: e tutti gli altri? Noi abbiamo avuto la lungimiranza di mettere in campo un progetto di città che è nato attraverso un meccanismo fatto di associazioni, categorie, professionisti, imprenditori, che hanno detto: Rimini 2027. La politica e l’amministrazione hanno avuto il coraggio di tradurre il piano strategico di Rimini dal sogno al segno con un meccanismo relazionale continuo.
È sicuramente un visionario Andrea Gnassi. Ma chi come lui si propone di amministrare una città complessa quale è Rimini con l’obiettivo di concretizzare un progetto di trasformazione radicale quale è il suo bisogna esserlo, perché è necessario correre ad una velocità più alta di quella del tempo in cui si vive.