Dario Mancini, direttore generale della Banca Popolare Valconca
“Ho letto l’articolo pubblicato a seguito della mia intervista dell’altra settimana, mi dispiace che abbia scritto “…ora la Banca ha tutti i requisiti per rimanere indipendente”.
Non l’ho mai detto, ho invece detto che ogni Banca ha il futuro che riesce a costruirsi… mi sembra una cosa ben diversa.
Chiedo quindi di rettificare urgentemente, la frase a me attribuita e mai detta.
Grazie”.
Dario Mancini, direttore generale della Banca Popolare Valconca
Egregio dottor Mancini,
chiediamo scusa a lei ed ai nostri lettori per non aver riportato con precisione il suo pensiero.
Quella che segue è l’intervista completa uscita nel numero di giugno della Piazza.
g. c.
– Venduti titoli deteriorati ad un Fondo italiano del valore di 75 milioni di euro (bene e presto si conoscerà la cifra in ingresso) lo scorso primo giugno. Ora il rapporto tra impieghi (il denaro prestato alla clientela) e le sofferenze è tra i migliori in assoluto: balzato dal 15 al 5 per cento. Con questa operazione la Banca Popolare Valconca si è tolta una delle ultime zavorre che le consentirà di affrontare meglio le onde del mercato. Secondo i parametri, la liquidità attuale dell’istituito di credito morcianese è più del doppio rispetto al minimo di “legge”. Fatto 100 la base, siamo a quota 256.
Un altro indicatore sullo stato è il rapporto tra costi e ricavi, migliorato del 25 per cento. E’ passato dall’80 al 60 per cento. Nell’ultimo anno, sempre per utilizzare la forza e la franchezza dei numeri come racconto, le filiali sono state accorpate ed oggi sono 19 (erano 30 prima della crisi). Riduzione anche del personale; oggi i dipendenti sono 182, 20 in meno.
Il nuovo assetto è stato dato dal nuovo direttore generale, il ravennate, bolognese di nascita, Dario Mancini. Dice: “In questo momento la banca è sana e va avanti con prudente gestione. Questo porta a risultati duraturi ed alla crescita del valore. Abbiamo anticipato di un anno la cessione dei crediti deteriorati; non avessimo fatto tale operazione, saremmo stati costretti a svalutarli. Ora la banca ha tutti i requisiti di liquidità; regolamentari per restare indipendente. Dobbiamo continuare nel nostro cammino per condurla a livelli patrimoniali più importanti”.
Ed il futuro? “Come per le altre aziende – continua Mancini, la famiglia come passione – dobbiamo essere bravi noi a costruircelo di un certo tipo. E lo si fa con la capacità di lavorare in modo adeguato secondo le esigenze: accompagnare imprese e famiglie nel loro cammino”.
Assemblea soci
Il 25 giugno è prevista l’annuale assemblea dei soci che è chiamata a votare l’ordine del giorno varato dal consiglio d’amministrazione. Due i principali: l’approvazione del bilancio 2019 e l’azione di responsabilità verso una parte del vecchio consiglio d’amministrazione e l’ex direttore generale. Data l’emergenza coronavirus, sarà un’assemblea particolare. Cioè a votare, a nome della compagine sociale, sarà un solo super delegato.
Dario Mancini
Babbo maresciallo dei carabinieri di origine romana, mamma sarda, Mancini nasce a Bologna, ma ha sempre vissuto a Ravenna. Quattro fratelli, uno con un ruolo importante nello Stato, l’altro magistrato a Ravenna ed una sorella, due figli (Luca, ingegnere gestionale e Matteo, bagnino-oste a Ravenna). La famiglia e lo sport come passioni. Ricorda: “Sono legatissimo sia ai miei fratelli, sia ai miei figli. Il fine settimana vado a dare una mano al ristorante, attività piacevole e rilassante”.
Ha alle spalle una carriera di prestigio; ogni 3-4 anni ha cambiato mansione e banca e sempre ad un livello superiore. Entra giovanissimo al Rolo (Credito Romagnolo) presieduto da Giacomo Cirri, un uomo geniale. A 29 anni è già funzionario. Tra le molteplici esperienze anche quattro anni a Londra, al Banco Popolare. Viene anche nominato vice-presidente della Camera di commercio italiana a Londra. Il penultimo incarico è alla direzione della Cassa di Risparmio di San Marino, dal 2017 al 2019.