Tra di noi ce n’era uno abilissimo ad individuare le rane: riusciva a scovarle in mezzo al groviglio dei canneti. Mi sorprendeva la velocità con cui le afferrava.
I nostri genitori erano troppo impegnati nel loro lavoro per portarci al mare, anche se distanziava appena 10 km (in linea d’aria ancora meno). Addirittura alcuni di noi hanno trascorso le vacanze estive in colonia a Miramare di Rimini, in mezzo ad altri ragazzini che provenivano da province o regioni ben più lontane.
Mio padre mi raccontava che quando era un ragazzino “prima de front”, (negli anni 50/ 60 un evento veniva temporalmente individuato solo se fosse avvenuto prima o dopo il passaggio del fronte) andava anche lui con i suoi amici a pescare e fare il bagno nel Conca. Quando avevano sete bastava che facessero una buca con le mani, vicino alla riva, e sgorgava uno zampillo di acqua fresca e dissetante.
Ora si vedono solo le pietre sul letto del fiume.
Una volta durante la siccità si invocava la pioggia facendo processioni, implorando la misericordia divina.
Serviva a qualcosa? Non si sa, ma la gente per non sbagliare si portava dietro l’ombrello.
di Roberto Ghigi
Un morcianese che abita a Rimini