I gelsi prima del taglio dei rami
LETTERA APERTA
Gelsi centenari: “Egregio signro Carlo Colaiacovo proprietario dell’autodromo Santamonica, buon giorno.
Siamo certi che lei non sappia nulla di quello che ci capita. Anzi. Ogni anno veniamo capitozzati dai suoi collaboratori per la MotoGp, ma noi non faremmo saltare nessuno a scrocco per la semplice ragione che i nostri rami sono troppo esili per essere usati come scaletta. Siamo lì, lungo via Ca’ Raffaelli (purtroppo addossati alla sua recinzione) da centinaia d’anni. Una volta le nostre foglie servivano per allevare il baco da seta; compito riservato a donne e bambini. Poi anche come cibo per le bestie nelle stalle. Insomma, eravamo utilissimi. ci permettiamo di dire che siamo la pianta che forse più rappresenta la Romagna. Anzi, nel dna fisico del romagnolo, tozzo e slanciato, sono saltate le nostre caratteristiche. Adornavamo l’aia delle case coloniche e dei filari delle viti. Senza rami, senza foglie, noi soffriamo. Sofferenza inutile che non va ad intaccare i suoi affari, che sono importanti anche dal nostro punto di vista. Papa Bergoglio afferma che l’uomo deve essere sensibile al creato; noi ne siamo una piccolissima parte. Caro Colaiacovo, ci scusi lo sfogo. Speriamo che questa nostra le possa giungere e che dall’anno prossimo ci faccia assaporare l’inverno. Poi saremmo felici di essere potati in febbraio. Un caro saluto”.