La senatrice Liliana Segre a Pesaro
Gentile e cara Senatrice,
ho tenuto dinanzi a me per qualche giorno le pagine del “Corriere” con la Sua
intervista, che fa seguito alla elegante immagine pubblicata in prima. Incerto
però se e cosa dirLe, come non mi sono fatto vivo dopo la sua recente e ricca
conversazione televisiva: più infatti prendo atto delle Sue testimonianze più si
fa insistente il monito di Primo Levi: “La nostra lingua manca di parole per
esprimere questa offesa”. Anche se in passato ho avuto modo di esprimerLe a
voce o per iscritto la mia profonda, ammirata solidarietà. Ma con espressioni
che il tempo mi fa apparire piuttosto rituali, poco incisive, appunto perchè il
vocabolario non soccorre, non riflette il turbamento dello spirito. Ed il Suo
quesito è anche il mio: “Ma come ha fatto?” A cui aggiungo : ” Ma come l’uomo
può giungere a tanto diabolica efferatezza?”. Riscontro comunque che rispetto
a chi ha considerato non superabile la condizione anche dei “salvati”
perchè anch’essi “sono sommersi”, Lei ha avuto la forza di “uscire” e
diventare luce di conoscenza, riflessione e speranza. Azione non facile
sia perchè, come è stato detto, “sono più pericolosi (degli aguzzini) gli uomini
comuni pronti a credere e obbedire senza discutere”, e questa componente
umana non è certo estinta; sia perchè spesso l’uomo si fa ammaestrare solo
dalle esperienze vissute sulla propria pelle, e non trae profitto, insensatamente,
da quelle altrui. Questo non significa che informare e sensibilizzare non abbia
una forte carica pedagogica da cui soprattutto i giovani
vengano sollecitati e incoraggiati a seguire valori e sane linee di vita. Per cui il
Suo impegno è stato ed è prezioso.
Trovandomi lontano da Pesaro non ho potuto fisicamente presenziare alla
cerimonia del murales a Lei dedicato dalla città e che dovrà indurre a ”
pensare al ponte tra il bene e il male da Lei lasciato nella Sua vita”. E quindi
sono stato indotto a scriverLe anche per assicurarLe la mia
spirituale partecipazione e vicinanza. Soprattutto poi non potevo tacere i più
sentiti e affettuosi rallegramenti per i Suoi novant’anni, brillantemente portati :
ciò ci assicura che il Suo generoso ed elevato “magistero” continuerà a lungo,
proponendoci i suoi benefici effetti.
Suo
Giorgio Girelli
Presidente Emerito Conservatorio