di Claudio Saponi
– L’umiltà della saggezza contadina, l’allegria, la professionalità, uno spirito da cascina, il cliente come amico, senza retorica. Questi gli ingredienti della gestione familiare che hanno attirato in Romagna milioni di turisti e fatto grande una costa non proprio uno schianto di bellezza.
L’albergo “Vasco” di Misano Adriatico è lo specchio dove si possono ammirare la stragrande maggioranza degli albergatori della provincia di Rimini.
L’avventura del “Vasco” inizia negli anni cinquanta, per l’esattezza nel ’51, col babbo. Il muratore Oreste Fabbri (detto Ristèn), emigrante in Svizzera, originario delle Casacce (provenire da questa frazione è di una fierezza inspiegabile), con la moglie Maddalena, acquista un lotto per la casettina, con il turismo misanese agli albori. Oreste con una cassa di munizioni americane, trovata in un canneto al Paraguay (zona poco prima di Portoverde), il sabato costruiva i blocchi e la domenica li metteva uno sull’altro. La casettina anno dopo anno si ingrandisce fino a diventare l’albergo di oggi nel 1964.
Vasco, insieme ad un altro manipolo di persone, è stato uno dei grandi artefici del boom turistico misanese. La sua storia inizia ad 11 anni quando si ritrova a vendere panini alla stazione Termini, Roma. Dalla sua ha un’allegria ed una capacità di intrattenere unica: mai visto arrabbiato (lo sfogo, al massimo, in solitudine, si fa in cucina). E’ un virtuoso, che voleva avere il locale sempre pieno. Dopo i panini romani, va a lavorare in albergo a Cattolica, poi a Rimini, infine approda all'”Angelini” di Riccione, viale San Martino, una delle più prestigiose strutture turistiche riccionesi. Dove lavoravano 50 persone e si faceva servizio alberghiero, caffetteria, pasticceria, gelateria (la pasticceria e la gelateria anche per terzi). Lì vi resta per 27 anni come direttore.
Negli anni sessanta avviene il grande salto. Vasco insieme a Siro, un amico d’infanzia, apre una pizzeria a Riccione, al piano terra di quello che oggi è l’Hotel Sarti. Lo gestiscono per due anni con un successo straordinario. Come molti sanno il richiamo della foresta è forte non meno che misterioso. La coppia Vasco-Siro, a Misano, prende in gestione il bar-ristorante-pizzeria “Gigi”, locale mitico, direttamente sulla spiaggia. Poi, da qui si spostano di pochi metri, andando a gestire il “Vasco” (oggi “Eurobar”), sempre sulla spiaggia, all’altezza della “Kambusa”. Vi lavoravano 19 persone ed era aperto 23 ore al giorno: il giorno per chi andava in spiaggia, la sera per i turisti e tutta la notte per chi lavorava nei locali, camerieri, artisti, intrattenitori. Raccoglieva avventori che andavano da Cervia a Pesaro. Il “Vasco” era di un fascino unico. I tavoli sulla spiaggia erano delimitati da una recinzione di canne, sulla quale si arrampicavano fiori che reggevano tutta l’estate. Insomma, atmosfere da incanto. Tre pizzaioli, ogni sera, preparavano 6-700 pizze.
Nel ’74 Vasco inizia a gestire l’albergo di famiglia, in affitto dal ’64. Nell’ultimo anno di ristorazione in spiaggia non avverte nessun potenziale cliente che l’anno dopo si cambia. Ma il ricordo è fermo, tanto che il primo anno nell’albergo “Vasco” si fa più ristorante che affittacamere. Vasco se ne va presto, nell’82 a 65 anni.
Con lo stesso spirito, l’albergo è gestito dai figli Bruno e Stefano. Vederli lavorare è un piacere. Ci mettono passione e fantasia, professionalità ed allegria, con una cucina ed un’attenzione verso il cliente-amico di prim’ordine. Ogni 10 giorni portano i turisti in un tour nell’entroterra. Partenza alle 5 del pomeriggio, con due percorsi. Il primo: Saludecio-Mondaino-Montegridolfo con barbecue finale alla Tenuta del Monsignore a San Giovanni. Il secondo: Gabicce Monte, Parco del San Bartolo-Tenuta del Monsignore. Il martedì, giorno di mercato settimanale a Misano, c’è il mini-buffet. E ancora: feste, cene a lume di candela, la serata romagnola, partite di calcio che finiscono con una spaghettata.
Nella sala da pranzo si può ammirare una stupenda scultura di legno di Luigi Criscione: il simbolo del ruolo della famiglia nel turismo romagnolo.