di Corrado Torriani
Valentino Rossi oggi compie quarantatré: auguri di cuore.
Uno dei campionissimi della storia del motociclismo (nove titoli mondiali, l’unico nella storia ad aver vinto il titolo in quattro classi differenti: 125, 250, 500 e MotoGP). Con le moto carenate esordisce a Magione (Perugia) ad una dozzina d’anni.
Cade nella prima manche; cade nella seconda. Torna al box e dice al babbo: “Non è che ho sbagliato sport?”.
Valentino aveva iniziato coi kart a 3-4 anni ed andava forte.
Occorrevano i soldi; così il babbo lo mette su una mini-moto giapponese; non aveva che 5 anni.
La prima moto nel ’93 è una Sandroni (una Rotax elaborata da Mancini, Guidein, ex pilota Benelli, di Pesaro), un mezzo artigianale fatta a Tavullia, a Pirano. Voleva fare il campionato mondiale. Ma gli dicono di no. Il babbo Graziano parla con Virginio Ferrari, altro campione.
Gli mettono a disposizione una Cagiva; all’inizio è il figlio di Graziano Rossi. Poi le cose si invertono: sarà, Graziano, il babbo di Valentino.
Con la Cagiva l’italiano nel 1993. Poi passa all’Aprilia. Nel 1996, inizia a fare il mondiale; vince la prima gara a Brno (Repubblica Ceca). L’anno successivo a Brno vince il mondiale (giunge terzo) 125, il primo (quel giorno muore Lady Diana). C’era tanta Tavullia, che scrivono un inglese, volutamente, maccheronico: World Campion. Il numero uno lo legano sulle spalle e Andrea, salta la rete, gli porge il tricolore.
L’anno dopo va nelle 250. A Jerez debutta per la festa di San Pio (patrono di Tavullia), in maggio. Valentino batte Capirossi, un amico. Vince.
Si ferma (a fare la pipì in un bagno chimico per far ridere). Applausi scroscianti. I tifosi di Tavullia regalano le magliette (una cinquantina).
Poi sarà una meraviglia di successi ed emozioni… per gli appassionati di tutto il mondo.
Caro Valentino, ti vogliamo bene…