Gli unici a contrastare l’inutile iniziativa furono i Ds della Valconca (con il segretario Claudio Battazza in testa). La rabbia degli imprenditori che rischiano
ALLEGRO MA NON TROPPO
– La gloriosa storia della Ghigi (fondata nel 1870) è finita nella tristezza, lasciando macerie e cemento (si legga speculazione, ovvero l’arte di far soldi con l’intrigo) a Morciano e Sant’Andrea in Casale. L’operazione salvataggio è partita nella scorsa legislatura. Artefici i Comuni di Morciano, San Clemente e la Provincia di Rimini. L’azienda, per il rilancio, ottenne benefici negati alle imprese in salute, facendo infuriare non poco gli imprenditori.
Nell’operazione, il pubblico si impegnò ad acquisire spazi nell’ex stabilimento per 6-7 milioni di euro (una cifra mai ben specificata) e fece ottenere alla Ghigi 12 ettari di terra a prezzo agevolato (circa 15 euro al metro quadrato a Sant’Andrea in Casale). Riportiamo l’intervento che Nando Fabbri, presidente della Provincia, fece in consiglio al momento del voto dell’operazione rilancio. Piccolo passo indietro, i Ds della Valconca avevano avvertito il diessino Fabbri che si stava facendo un errore. Leggerlo a distanza di anni è piacevole anche nella tragicità, con alcuni passaggi anche di venatura comica.
– Presidente della Provincia Ferdinando Fabbri:
“Questo è un atto molto importante che viene in Consiglio dopo una lunga gestazione e anche un’attiva partecipazione da parte dei firmatari dell’accordo di programma, che voi sapete essere la Regione Emilia Romagna, il Comune di Morciano e il Consorzio CONSVAGRI che gestisce ed è proprietario della parte urbana sulla quale si interviene.
È un accordo di grande valore, posso dire che in Emilia Romagna gli accordi di programma che danno vita ad un PRU sono rari, nonostante che si sia cercato di farli nascere e farli sviluppare.
Questo, se non sbaglio, è il secondo o il terzo accordo regionale che viene firmato con queste caratteristiche, perché sono caratteristiche che investono diversi modi di intervenire sul territorio, ovvero investono la qualificazione urbana, investono i servizi all’interno del tessuto urbano, investono le scelte produttive, investono, come in questo caso, anche un’area industriale importantissima che noi vogliamo far decollare, che è quella di San Clemente – Sant’Andrea.
È un’operazione complessa, di spessore, importante, che il Consiglio conosce perché abbiamo discusso diverse volte in Commissione, e oggi arriva definitivamente all’attenzione dell’assemblea.
Ed è importante perché, già come dicevo in parte, noi andiamo ad attivare e accendere un intervento che avrà ripercussioni importanti, significative, non solamente sulla Valconca, ma, devo dire, anche per l’insieme dell’area provinciale, perché da una parte noi andiamo a riorganizzare i servizi urbani all’interno del Comune di Morciano con una valenza che coinvolgerà tutta quanta la vallata dei 9 Comuni della Valconca e in parte condizionerà anche il rapporto di questo insieme di Comuni con la costa, e dall’altra attiviamo anche una grande operazione di trasferimento industriale, togliendo un sito produttivo da una realtà che oggi è sacrificata e obsoleta, dando la possibilità invece di svilupparsi adeguatamente e riqualificarsi all’interno di un’area industriale appositamente attrezzata, appositamente pensata.
Dunque si fa un’operazione tonda, che investe diversi parametri di natura – insisto – urbana ed economica, e quindi non può altro che vedere il nostro totale convincimento, il nostro totale sostegno.
Noi ci impegniamo a seguire tutti gli atti che ne conseguiranno da questo accordo, in modo particolare la trasformazione dell’attuale sito produttivo in urbanistica di valore significativo, e anche tutta la parte che riguarderà il trasferimento dell’azienda.
Noi ci impegniamo quindi a fare queste verifiche e avere una specie di occhio attento sulla pianificazione territoriale e ci impegniamo anche ad entrare direttamente nella partita, tant’è vero che intendiamo acquistare una parte delle strutture che nasceranno, una piccola quota ma significativa, sull’ordine di circa 2 miliardi, vale a dire due spazi a negozi e ad uffici, una parte di parcheggio e una parte di quota indivisa riferita al contenitore congressuale, al contenitore pubblico che è inserito all’interno di questa nuova struttura immobiliare.
Dunque anche da noi un contributo vero affinché l’intera operazione possa andare in porto.
Aggiungo solamente una cosa e poi concludo: sarebbe bene che nella premessa della delibera, quindi prima del dispositivo, noi aggiungessimo che la nostra parte di impegni per quanto riguarda ovviamente l’acquisto delle quote di quella struttura immobiliare, possa scattare solo quando avverrà l’effettivo trasferimento dell’azienda, stabilimento Ghigi, cioè solo quando noi vedremo concretamente il trasferimento, come il piano industriale fra l’altro già prevede, solo a quel punto noi andremo a fare la nostra parte acquisendo quegli spazi che abbiamo già definito dentro l’accordo di programma.
È una piccola nota di garanzia, è un impegno politico, perché lo mettiamo nella delibera in premessa in aggiunta, quindi diciamo che è una volontà del Consiglio di sostenere l’accordo di programma, ma di attivare l’investimento provinciale proprio nel momento in cui vi è la contestualità, cioè da una parte si trasforma il “vecchio castello”, tanto per capirci, il vecchio immobile dello stabilimento Ghigi e dall’altra si attiva l’insediamento industriale per costruire il nuovo opificio e il nuovo sito produttivo.
Questa un po’ mi sembra l’accortezza ulteriore che possiamo assumere, che abbiamo già vagliato e verificato ampiamente con la Regione, con lo stabilimento Ghigi, col Comune, però in aggiunta, ad abundantiam, andiamo anche ad iscrivere in premessa della delibera questo accorgimento utile per poi gestire correttamente il programma e l’accordo di programma.
Questa era la cosa, per il resto già i contenuti li conoscete.
Certamente, quando l’operazione sarà conclusa, noi avremo rimesso in campo un’azienda che si chiama “Pastificio Ghigi”, che certamente è un’azienda non leader in questo settore e che però ha una nicchia di mercato, ha un marchio, ha un brand, che può essere speso correttamente in alcuni mercati centro Italia e comunque anche nel mercato regionale.
Quindi ha una nicchia importante, caratterizzata da un prodotto tipico, per certi aspetti, la sua tipicità potrebbe anche poi coinvolgere non solamente la pasta, ma potrebbe coinvolgere anche altri prodotti, sto pensando all’olio, e dunque una nicchia che può essere presidiata correttamente se l’azienda viene messa nelle condizioni di produrre nel modo più efficace, nel modo migliore per abbattere i costi e migliorare al massimo il prodotto.
Con questa operazione mettiamo l’azienda nelle condizioni di adempiere a questo suo sviluppo.
E allora l’intera operazione mi sembra che sia un’operazione importante per quei cittadini, per quei lavoratori, per quelle popolazioni, ma importante anche per l’economia provinciale.
Per questo noi siamo particolarmente convinti e per questo speriamo che l’accordo produca tutti quanti gli effetti che esso contiene, sia nel breve che nel medio periodo”.
Ghigi, ultim’ora
– Il sindaco di San Clemente, Cristian D’Andrea, propone un accordo alla Ghigi in liquidazione. Tutt’altra cosa rispetto agli accordi di programma sottoscritti tra le parti. In sintesi: “Una collina verde con numerose piantumazioni dividerà fisicamente l’attuale superficie destinata allo stabilimento dall’area che verrà richiesta dal Comune alla società per la realizzazione e miglioramento del piano urbanistico. In questa parte di area, all’incirca di 50.000 metri quadrati, verrà realizzata una ciclopista con un percorso pedonale, un parcheggio a servizio dell’abitato di via Borsellino e di via Manzoni ed un grande parco attrezzato. Nell’ambito della predisposizione progettuale, l’Amministrazione comunale sta anche pensando a nuove strutture pubbliche di tipo ricreativo-sociale come importante luogo di aggregazione e centro giovanile”.