Parlare di prevenzione alimentare e di terapia alimentare significa muoversi in una zona della medicina fuori moda e aggirarsi in una confusione di ideologie del cibo manovrate spesso dagli interessi dell’industria alimentare. Questo mondo di interessi che sostengono il consumo di zuccheri è emerso alla luce nell’aprile 2003, quando l’organizzazione mondiale della sanità e la FAO hanno pubblicato un documento sulla nutrizione per la prevenzione delle malattie degenerative, carie, obesità e malnutrizione. Tra le indicazioni i ricercatori hanno consigliato una riduzione dell’assunzione di zuccheri “semplici” a meno del 10% del totale delle calorie assunte con la dieta, contro il 25% attuali. La risposta delle multinazionali non si è fatta attendere e secondo quanto riportato dalla stampa questo documento ha comportato pubbliche prese di posizione e manovre meno cristalline per influenzare ricercatori e responsabili delle due organizzazioni per far si che ammorbidissero le loro posizioni.
Con il presente articolo vorrei contribuire a fare un po di chiarezza su questo argomento “amaro” e complesso che è lo zucchero. Innanzitutto c’è un po’ di confusione che deriva da una mala interpretazione della parola zuccheri, confusa spesso con la parola zucchero; Gli zuccheri sono carboidrati, alimenti fondamentali della nostra dieta, poiché rappresentano la fonte primaria per la produzione di energia che serve a far funzionare il nostro organismo. Gli alimenti che contengono carboidrati “utili”sono i cereali integrali biologici, la frutta, le verdure, i tuberi, i semi oleaginosi e la frutta secca. In questi alimenti i carboidrati sono accompagnati da una moltitudine di minerali, oligoelementi, vitamine indispensabili affinché essi siano assorbiti ed utilizzati dall’organismo in modo appropriato, armonico e completo.
Lo zucchero raffinato invece, non è utile al nostro organismo e viene definito “dannoso” perchè sconvolge il nostro corpo. Viene assunto in forma semplice nel cafè e bevande ed è contenuto per esempio nei soft drink, nelle merendine, nei sandwiches ecc.
Ma come si produce lo zucchero raffinato? Esso è il risultato di un complesso processo di depurazione che parte dall’immersione della barbabietola in un solvente 70°C per ottenere un sugo che contiene sostanze dannose (sali organici, basi azotate, composti fosforati). Si procede poi con l’utilizzo della calce viva, anidride carbonica e anidride solforosa. Infine si cuoce a 80° C e si raffina aggiungendo carbone attivo. Ora, anche se i produttori di zucchero sostengono che nel prodotto finale non rimarrà alcuna traccia di queste sostanze altamente dannose usate per la depurazione, di tutte le sostanze vitali, vitamine, sali minerali presenti nella barbabietola o nella canna da zucchero che sono state il punto di partenza, non è rimasto assolutamente nulla. Purtroppo questo carboidrato, diventato “vuoto”, per poter essere assimilato e digerito (non avendo più nulla di naturale), sottrae al nostro corpo vitamine e sali minerali (in particolare il Calcio) per ricostituire almeno in parte quell’armonia di elementi distrutta dalla raffinazione. Inoltre sappiamo che lo zucchero acidifica fortemente il nostro organismo, il che costringe le nostre ossa a cedere ulteriori sali di calcio per ristabilire l’alcalinità tipica del nostro sistema. Le conseguenze più evidenti di tale processo sono la perdita di calcio nei denti e nelle ossa, con l’indebolimento dello scheletro e della dentatura, favorendo una conseguente comparsa di malattie ossee (artrite, artrosi, osteoporosi, ecc.) e di carie dentarie che affliggono gran parte della civiltà occidentale. ?
A livello intestinale, provoca processi fermentativi con produzione di gas e alterazione della flora batterica con tutte le conseguenze che ciò comporta (candida intestinale e vaginale, coliti, stipsi, diarree, formazione e assorbimento di sostanze tossiche, ecc..).
Entrando nel merito delle patologie vere e proprie, si può affermare che il consumo eccessivo di zucchero, provoca un effetto di immediata disorganizzazione in tutto il corpo con accumulo di glucosio nel sangue e una condizione de iperglicemia, principale sintomo delle varie forme di diabete.
Inoltre l’eccessiva assunzione di zucchero incrementa il rischio di obesità, definita la “malattia” del nuovo millennio. L’European Health report del 2002 l’ha definita una vera e propria “epidemia” che colpisce 300 milioni di persone in tutto il mondo.
Il dato che spaventa di più è l’incidenza che questa “patologia” ha sui bambini. Il riscontro statistico non lascia dubbi: soprappeso e obesità in età evolutiva non sono certo un fenomeno raro, considerando che nel nostro Paese nel 1999-2000 la percentuale di bambini ed adolescenti in soprappeso raggiunge circa il 20%, mentre è pari al 4% la quota degli obesi. Accertato che un bambino obeso ha l’80% delle probabilità di diventare un adulto obeso la percentuale è destinata a crescere. In ultimo ma non per questo meno importante si corre il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, infatti inizialmente lo zucchero viene immagazzinato nel fegato, quando esso è saturo, il glicogeno in eccesso ritorna nel sangue sotto forma di acidi grassi i quali vengono trasportati in tutte le parti dell’organismo ed immagazzinati nel ventre, nelle natiche, nel petto. Quando queste aree sono completamente sature, gli acidi grassi vengono distribuiti negli organi attivi come il cuore ed i reni, i quali cominciano a rallentare la loro attività ed i cui tessuti degenerano.
Il consiglio che propongo deriva dalla mia esperienza diretta come naturopata e da anni di studio sull’alimentazione naturale e curativa ed è quello di limitare l’assunzione zucchero aggiunto alle bevande e quello sotto forma di merendine artificiali, soft drink, pizzette ecc?Riducendone la quantità si può fare un’azione preventiva e curativa, ci si può sentire più leggeri e questo è già un importante passo verso il benessere. I cambiamenti possono essere fatti in modo graduale senza che questo ci provochi uno stress fisico e mentale.
Nicoletta Piva Naturopata
Acqua e terra A.S.D.
nicopiva76@gmail.com