Nel luglio 2001 sono andata in Brasile e gli ultimi tre giorni di quella bellissima esperienza li ho trascorsi a Recife. Con don Silvano Tonti ci eravamo riproposti di andare a visitare la tomba di dom Helder Camara. Alla mattina presto arrivammo nella Cattedrale: non c’era ancora nessuno.
La chiesa è situata in alto, sul promontorio che si affaccia sull’Oceano Atlantico. Il luogo è semplice, pulito, luminoso e? “meraviglioso”. Ci siamo detti -questo è il posto giusto per lui, per questo grande profeta dei poveri che sapeva guardare e cogliere la bellezza negli esseri umani e nella natura-. La sua lapide in Cattedrale, ai piedi dell’altare, è una semplice lastra di marmo con il suo nome, una colomba, data di nascita e di morte.
In una cornice c’è la sua foto con un fiore appoggiato lì da qualcuno, potrei essere io o chissà chi!?
Nella serenità del luogo siamo rimasti con lui un po’, ad ascoltare, in quel silenzio, ciò che ad ognuno di noi sapeva dire: i nostri cuori erano attenti.
Poi sono arrivate delle persone che hanno transennato la parte centrale della chiesa per pulire e ci siamo congedati da dom Helder con tanta “saudade”( come dicono in Brasile) e riconoscenza per la grande figura che egli ha rappresentato per la Chiesa non solo brasiliana, ma mondiale.
Questo piccolo-grande uomo già nel nome era un programma: il padre lo chiamò Helder, leggendo sulla carta geografica, il nome di una città dell’Olanda che significa “cielo limpido, senza nubi”. Così fu dom Camara per tutta la sua vita: un sacerdote limpido e trasparente.
Raccontare Camara in poche righe non è possibile, perché difficile è raccontare una vita lunga ed “abbondante”! Vorrei tuttavia riportare stralci di un suo commento alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani proclamata dall’ONU il 10 dicembre 1948:
“?quando si meditano i suoi trenta articoli che sono una sintesi delle aspirazioni più alte e più pure della persona umana, e si verifica che tutti sono ben lontani dal trasformarsi in realtà, si conclude che o la Dichiarazione viene disprezzata e considerata solo un pezzo di carta di troppo, oppure essa si trasforma in carne della nostra carne, sangue del nostro sangue, prezzo della nostra anima. Molte volte non fa parte delle nostre possibilità quella di scuotere, dall’esterno, strutture di oppressione, ma che almeno dentro di noi un cambiamento ci sia, una scelta si affermi, una conversione avvenga. Lo spettacolo che il mondo offre oggi è quello di un crescente sviluppo globale dell’umanità? O sta aumentando la distanza tra una minoranza di Paesi ricchi e un vasto mondo povero, la cui miseria si aggrava di giorno in giorno di più? […..] Sarebbe necessario unire ciò che di più alto e di più puro esiste sulla Terra, all’interno di tutte le religioni e anche dei gruppi di umanisti atei, per ottenere dai governi che, quando si preoccupano della sicurezza nazionale, non arrivino a cose assurde, non finiscano per adottare i peggiori metodi dei più tristi giorni di Hitler e di Stalin. Tentiamo di mobilitare ciò che di più puro e di più degno esiste all’interno di tutte le razze e di tutti i popoli, per ottenere che i governi non rispondano al terrorismo o a ciò che sembra loro terrorismo, con le stesse armi, ma abbiano il buon senso di andare alla radice del problema. [?] Quando capiremo che, se è necessario tenere alto il livello di guardia per evitare un’eventuale guerra nucleare o biochimica, dall’altro lato non è rimandabile rendersi conto delle realissime conseguenze della GUERRA DELLA MISERIA che uccide più delle guerre più sanguinose e lascia profonde tracce, non meno di quelle della guerra biochimica o nucleare? ”
Grazie dom Helder Camara! Buon Compleanno! Da tutti “i piccoli” della Terra, comprese le formiche che amavano intrufolarsi nel tuo roseto!!!