Presenti tutte le etichette della regione. L’idea è di fare di Riccione la vetrina del meglio dell’eno-gastronomia dell’Emilia Romagna
– Quando si dice che Riccione è l’ombelico della Riviera di Romagna, e non solo, e che non c’è Milano Marittima che tenga si dicono cose sacrosante. Fa ancora tendenza e la dimostrazione sono le grandi aziende dell’abbigliamento, pomposamente chiamate griffe, firme, disposte a pagare fiori di baiocchi per mega manifesti pubblicitari appiccicati in ogni angolo.
L’ultimo colpo e anche questo è il segnale forte del fascino di Riccione, lo hanno messo a segno due giganti dell’eno-gastronomia. Sono Enrico Santini, presidente provinciale di Confagricoltura, nonché uno dei titolari della Tenuta Santini (Passano di Coriano) e Vincenzo Leardini, dinamico imprenditore del turismo che insieme a dei soci ha messo sul piatto 40 milioni di euro per riportare agli antichi fasti il “Savioli Spiaggia”.
Santini-Leardini hanno portato nel cuore di Riccione la sede estiva dell’Enoteca regionale dell’Emilia Romagna. Nei frigoriferi (16-17 gradi i rossi e 6-7 i bianchi) del bar del circolo tennis Villa Mussolini, “Gustavino”, di Riccione sono presenti le circa 200 etichette dei vignaioli emiliano-romagnole.
Santini: “In una situazione difficile, ci siamo riusciti grazie alla sensibilità dell’amministrazione comunale che ci ha dato una bella mano. L’enoteca si trova tra il porto e viale Ceccarini, su uno dei lungomare più belli d’Italia. La nostra ambizione è fare di questo lungomare il punto di incontro eccellente tra i prodotti eno-gastronomici dell’Emilia Romagna e l’Europa. Vino, salumi, formaggi, aceto. E lo facciamo a Riccione che è moda, che è fascino, che è tendenza. Ed è qui, su questo affascinante lungomare che ci vogliamo giocare le nostre carte”.
Vincenzo Leardini è nella ristorazione da sempre. E’ stato tre anni in cucina, ha fatto il commis. Insomma, sa fare tutto. E’ il titolare dell’hotel “Lungomare”, del “Maestrale”, del ristorante “Girasoli“ a Misano, del ristorante “Sporting” a Santamonica (al servizio del circuito), di una società che fa catering, dallo scorso 29 giugno ha preso nelle sue mani il “Villa Mussolini”.
Se è vero che in provincia di Rimini da almeno 10 anni si producono grandi vini, è altrettanto vero che davvero poche etichette nostrane si trovano nei nostri ristoranti, nei nostri alberghi. Leardini: “Il problema è che non riusciamo a introdurre i nostri vini nei menù dei banchetti. Quando dici loro che dai un buon Trebbiano, un buon Sangiovese, storcono il naso. Ed è anche per questo che nasce questo progetto: sfatare il luogo comune che gli altri vini siano migliori dei nostri. Più blasonati sì, migliori non credo”.
“Proporre i nostri vini – argomenta Santini – significa fare turismo con la nostra identità, con qualcosa che abbiamo solo noi e che non si trova altrove. E che diventa un fattore di unicità. Invece, le nostre umili origini ci mettono paura fino al punto di essere noi per primi ad apprezzare quello che abbiamo. Vorrei ricordare che un tempo il contadino la domenica, giorno di festa, per rompere con la popolana piadina, mangiava il pane. E così albergatori e ristoratori sono i figli delle paure. Quando è da 20 anni che nella provincia di Rimini, sull’onda di San Patrignano, che si presentano vini di cui potersi vantare”.
L’enoteca Emilia Romagna a Riccione fa opera di sensibilizzazione. Di cultura. Di tradizione e innovazione. Racconta Davide, il direttore di “Gustavino”: “Il fatto positivo dei clienti è che quando mi chiedono la Falanghina e noi consigliamo i nostri vini, apprezzano fino a restare sbalorditi dalla qualità che offriamo. Ad esempio, ho proposto la Rebola passita della cantina Torre del Poggio di San Giovanni, ne hanno acquistato due cartoni”.
“Gustavino” è un locale di sobria eleganza. Semplicemente piacevole sedersi.