– Da anni ha in corso un brutale ed accattivante braccio di ferro con l’amministrazione comunale, accusata di averlo degradato: da dirigente a impiegato. Fosco Rocchetta, già direttore della biblioteca, del Museo cittadino e del Centro della Pesa, presto lascia per la pensione.
Negli ultimi anni ha pubblicato alcuni libri sulla storia di Riccione.
Il suo “ufficio”, al primo piano dell’edificio comunale, dove da anni è stato relegato, è una disadorna stanzetta, in cui non esiste un fax, una fotocopiatrice e neppure l’indicazione, sulla porta d’ingresso, del suo nome e qualifica. Un dipendente anonimo, sconosciuto.
Che farà in pensione a 58 anni?
“A onor del vero, non sarò un pensionato per raggiunti limiti di età, o su domanda, ma mi sento letteralmente ‘cacciato’ dal servizio come indesiderabile, eterno rompiscatole, aggettivi che i nostri amministratori dovrebbero avere il coraggio di usare senza tante ipocrisie.
Infatti, nel corso del passato anno, lo Stato ha emanato una legge in virtù della quale le pubbliche amministrazioni, e quindi anche i comuni, hanno la facoltà, si badi bene, non l’obbligo, di collocare in pensione i propri dipendenti, nel triennio successivo, in possesso di quarant’anni di contributi comunque versati.
In uno dei suoi primi atti, il neo eletto sindaco Massimo Pironi, con ammirevole, ma non giustificata celerità, pur non essendo obbligato, ha recepito la legge nell’ordinamento del comune con la conseguenza che io sono il primo, e quasi l’unico, ad essere interessato dal provvedimento. Si parla tanto, in questi giorni, di leggi ad personam, mi chiedo come definire questa: di certo un modo legittimo di liberarsi dei dipendenti scomodi.
Dispiace che nessuno, ripeto nessuno, particolarmente della opposizione, abbia ritenuto di alzare un dito contro quella che è, a mio avviso, la stupidità imperante”.
Lei da anni ha un braccio di ferro con l’amministrazione, come sono al presente i tuo rapporti?
“Ebbene, si tenga presente che tra tutto il personale comunale di Riccione, dei comuni limitrofi, e in tutta Italia, da quanto ho potuto appurare, sono l’unico dipendente pubblico ad essere stato ‘retrocesso’ in una carriera sub apicale, a seguito dei provvedimenti legislativi intervenuti nella pubblica amministrazione.
Infatti, incredibilmente, pari grado ai capi-ripartizione, come si chiamavano una volta i vertici amministrativi, sono stato ‘esautorato’ e inquadrato in un livello sub apicale. L’amministrazione, dimostrando di possedere una crassa ignoranza, ha letteralmente confuso, o voluto confondere, il lavoro del ‘bibliotecario’, ovvero un impiegato di biblioteca, con quello del ‘direttore’, quale io ero, che sovrintendeva invece, come facilmente intuibile, a tutta la struttura.
Inoltre, ero stato nominato nel contempo direttore del Museo cittadino, di cui ero stato l’artefice unitamente al compianto maestro Luigi Ghirotti e, sempre formalmente, direttore del Centro della Pesa.
In altri termini, ero il primo responsabile della cultura cittadina, ma avevo il torto, agli occhi miopi dei vertici politici, di non essere un compagno, di non essere né iscritto né simpatizzante del partito al governo della città, sempre convinto, allora come adesso, che il pubblico dipendente debba essere al servizio di tutti i cittadini.
In una occasione, accortomi dell’errore che stava commettendo l’amministrazione all’atto dei nuovi inquadramenti, ho fatto presente la situazione a chi allora di dovere, ottenendo la risposta ‘di stare tranquillo, con l’assicurazione che tutto era stato sistemato’. Orbene, purtroppo l’aver concesso la fiducia a chi non la meritava, mi fece decorrere i termini per la presentazione al Tar (Tribunale amministrativo regionale) del ricorso, che sarebbe stato sicuramente vincente.
Ma non è finita. Un collega di allora, pari grado, ma con minore anzianità, trovandosi nella mia stessa identica situazione giuridica di carriera, nel 1986, è stato collocato nella carriera dirigenziale. In virtù della cosiddetta par condicio, di fronte ad una eclatante disparità di trattamento, analogo provvedimento avrebbe dovuto essere adottato anche nei miei riguardi. Interessante notare che il provvedimento di nomina fu adottato in piena estate, nel mese di agosto, quando io stesso ero in ferie e nella impossibilità, quindi, di poter far valere i miei diritti”.
Insomma, si sente danneggiato?
“Sì, una cosa molto importante che riguarda la mia carriera ed il comportamento veramente incredibile dell’amministrazione. Il precedente sindaco, forse convinto che i miei continui reclami, esposti fossero infondati, ha fatto chiedere, dagli uffici, per tacitarmi una volta per tutte, un parere su tutta la vicenda della mia carriera lavorativa, ad uno dei massimi esperti, a livello nazionale, nel campo del diritto e dell’organizzazione degli enti locali. Costo 2.500.000, delle vecchie lire. Ebbene, contrariamente, forse, alle aspettative del primo cittadino, e di altri, il parere mi è stato favorevole riconoscendo la piena fondatezza delle mie richieste. Purtroppo, il parere è stato accantonato, archiviato in qualche cassetto ed anche l’opposizione, pure al corrente della vicenda, ha ritenuto di comportarsi come un certo Ponzio Pilato!
Per completezza di esposizione c’è un ricorso presentato al giudice del lavoro, contestato dall’amministrazione, tanto per cambiare, e sono in attesa degli eventi!”.