“Cosa fanno oggi i filosofi?” al Centro Culturale Polivalente: “Cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile, filosofia ed economia a confronto” venerdì 26 gennaio, ore 20.30, quarto appuntamento.
Relatori: il professore Luca Lambertini e la professoressa Federica Giardini. A moderare il dialogo, il curatore Claudio Paolucci.
La Terra è davvero arrivata a un punto di non ritorno? Di sicuro non abbiamo un pianeta B e la sfida per l’uomo di oggi è capire come affrontare i cambiamenti climatici e mettere in campo politiche di crescita sostenibile. È un tema di grande urgenza e attualità quello su cui rifletteranno e faranno riflettere i protagonisti del quarto appuntamento della rassegna “Cosa fanno oggi i filosofi?”, a cura di Claudio Paolucci, in programma per questo venerdì 26 gennaio, alle ore 20.30, al Centro Culturale Polivalente. A dialogare su “Antropocene e cambiamento climatico” saranno il professore Luca Lambertini, ordinario al Dipartimento di scienze economiche dell’Università di Bologna, e la filosofa Federica Giardini, professoressa ordinaria al Dipartimento di Filosofia, Comunicazione, Spettacolo, dell’Università degli Studi Roma Tre.
“Quando i grandi paesi industrializzati si sono riuniti a Parigi nel 2015 e hanno messo sul tavolo le loro politiche di crescita economica e industriale – spiega il curatore Paolucci, ordinario di filosofia all’Università di Bologna -, si sono resi conto che, per realizzarle, sarebbero serviti otto pianeti, perché le loro politiche ne avrebbero distrutti sette. Però, sfortunatamente, di pianeta ne abbiamo uno solo e, dal momento che non esiste un pianeta B, è il piano di sviluppo economico e industriale che deve farsi “B” rispetto a quello originale, in direzione di uno sviluppo sostenibile per il pianeta Terra. Questo tema è al centro del dibattito culturale contemporaneo come nessun altro ed è considerato dai giovani sotto i 25 anni il problema più importante per le società contemporanee. Homo Sapiens ha il dubbio onore di essere l’unica specie biologica che è stata capace di mutare drasticamente il pianeta tramite la tecnologia, trasformando la Terra attraverso la sua rivoluzione industriale e mettendone a rischio la sopravvivenza stessa. Per questo segno indelebile dell’attività dell’uomo sul pianeta, si usa ormai sempre più la parola Antropocene, ad indicare che l’attuale era geologica è quella che porta sul nostro pianeta i segni dell’attività umana. Homo Sapiens ha ora però l’onere di rimediare a quanto fatto, portando il pianeta su un sentiero sostenibile, usando tecnologie diverse in altro modo e progettandone altre per rimediare alle tecnologie precedenti. Tuttavia, questo va fatto senza rinunciare, nei limiti del possibile, alla qualità della vita delle persone. Ma oggi abbiamo più che mai l’esigenza di definire e affrontare un problema ineludibile: quello dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile, da cui dipende la nostra stessa sopravvivenza”.