Addio ad Enzo Calesini, il principe dell’acciaio inox. Se n’è andato il 13 febbraio. Aveva 89 anni lascia la moglie Giuseppina ed una figlia, Chiara. Aveva due grandi passioni: la bicicletta e viaggiare. Il giorno del funerale la chiesa di viale Diaz era troppo piccola per l’ultimo abbraccio.
Modi eleganti, rispettosi e persona generosa. Ad un amico quando andava in vacanza tornava sempre con un pensiero: la palline di Mozart dall’Austria, la torta Sacker da Vienna, il tocco di speck dalla montagna.
Il suo nome è legato alla sua azienda: la Calesini Inox. Non c’è locale della provincia di Rimini che non abbia un suo pezzo: dalla gelateria Nuovo Fiore di Riccione fino alla pensioncina. Il successo imprenditoriale è stato travolgente.
La sua avventura umana e professionale è il frutto dell’emigrazione.
Parte con la valigia di cartone per la Svizzera ancora adolescente. Impara a lavorare l’acciaio inox in uno dei marchi elvetici più prestigiosi nel mondo: la Franke. Torna in Italia, fonda un’azienda e diventa leader.
Enzo Calesini era poco più di un ragazzo; aveva 17 anni. Insieme ai familiari viveva a Saludecio in un podere. D’estate, nei campi, per ristorarsi dall’arsura, nell’acqua si metteva l’aceto. La zia aveva sposato un signore svizzero. Viveva ad Aarburg, un cantone tedesco. Per cambiare la propria vita, raggiunge il familiare. Siamo nel 1952; allora il Pil (Prodotto interno lordo) della Romagna era sui livelli calabresi: una delle zone più povere d’Europa.
Il giovane Enzo trova lavora in una fabbrica di macchine per scrivere. Vi resta tre anni. Nel frattempo era stato raggiunto dal babbo Mario e dal fratello Tino. Il babbo era molto bravo ai fornelli e il fine settimana faceva il calzolaio, soprattutto soprattacchi per donne.
La svolta arriva tre anni dopo, 1955. Alla “Franke”, rinomato marchio di attrezzature alberghiere, cercano idraulici. La sua forza era la bontà dell’acciaio inossidabile.
Nel rinomato marchio di attrezzature alberghiere lavora un idraulico riccionese. Ed è quest’ultimo a segnalarlo come idraulico; una professione che Enzo non ha. Doveva assemblare cucine componibili. Un lavoro forse poco interessante ma che il giovane impara presto.
La Franke aveva bisogno di manodopera qualificata. Per averla organizza, dopo il lavoro corsi per saldatori, lattonieri, di disegno.
Enzo parlava il tedesco già abbastanza bene, si iscrive.
Li ricorda così: “Mi chiedono se volevo passare alla fabbrica 3, alla costruzione di attrezzatura alberghiera. Un po’ tutto quel che serve nelle cucine degli alberghi. Imparo una professione che mi ha dato tante soddisfazioni, coi capi reparti, con gli amici di lavoro, col direttore di produzione. Nei primi anni ‘60 divento capo reparto per la costruzione di frigoriferi industriali e banchi di macelleria”.
Nel ‘63 insieme al fratello Tino, che lavorava nello stesso reparto, decidono di rientrare in Italia, a Misano Brasile. Accanto alla casa dei genitori iniziano a costruire un piccolo albergo. “Era nostra intenzione – racconta Enzo – di lavorare come manovali con l’impresa costruttrice, ma non avevamo fatto bene i conti bene, non essendo a quei lavori pesanti abituati. Ci presentiamo alla Fafi, fabbrica d’arredamenti banchi bar, pasticcerie, a Rimini in via Marecchiese. Era dei Fratelli Delia”.
“In quegli anni – continua Enzo – nessuno lavorava l’acciaio nelle nostre zone, gli arredatori lo facevano arrivare da Bologna. Così, con noi, la Fafi inizia la lavorazione dell’acciaio inossidabile in proprio”.
Nel frattempo il piccolo albergo era pronto per la prima stagione. Apre nel ‘64; i fratelli vanno avanti così fino al ‘’66: estate albergatori e lattonieri in autunno.
Un anno importante è il ‘67. Finita la stagione estiva, i fratelli Calesini decidono di iniziare in proprio la lavorazione dell’acciaio. Tutta l’attrezzatura della cucina dell’albergo viene messa nella sala da pranzo: sarà la loro prima officina. Pochi macchinari ma tanta volontà di fare per pagare le tante cambiali. Soprattutto, tanta professionalità.
I clienti aumentano e anche le nuove norme igieniche della Usl (Unità sanitaria locale) dà loro una mano. Sollecita gli alberghi a cambiare i normali lavelli, i tavoli, gli armadi. Tutto, per ragioni igieniche, deve essere di acciaio inox. La prima commessa importante è nel ‘70: un ordine di 3 milioni di lire; per i piccoli artigiani era tanto, ai tempi. Il committente è il signor Spadini, proprietario di uno dei più importanti hotel di Riccione, il “Corallo”; l’architetto è Censi e il geometra Cirilli, di Misano.
Questi signori davano inizio alla costruzione del complesso residenziale “Tre fontane”, quattro piani in viale Gramsci di fronte al “Corallo”. Plinti sporgenti a vista, gli viene affidato il compito di rivestirli in acciaio con diverse piegature. Il primo piano viene iniziato e finito quando ancora si trovavano a Misano, nella cucina. Nel ‘71 la Calesini Inox si trasferisce nella nuova sede, a San Clemente. Dove entra in azienda anche il fratello più giovane, William. Col tempo impara il mestiere che tuttora conduce con successo. Passano gli anni, i fratelli si dividono le mansioni: Enzo e William proseguono con l’acciaio. Invece, Tino passa a gestire il “Tivoli”, l’albergo di famiglia a Misano Adriatico. Attività alberghiera che continua ancora oggi insieme al figlio Massimiliano.
Enzo: “Lì, a San Clemente, viene finito il rivestimento per tutti i piani dell’importante commessa. Lo ricordo come un bel lavoro; ancora oggi quando passo in viale Gramsci, mi fermo”.
Caro Enzo, che la terra ti sia lieve.