Riccione. Addio ad Arnaldo Cesarini, commovente ultimo abbraccio. Tanti amici… Qualche nome: Atos Berardi col figlio Claudio, Nando Piccari, Clelia Bagli, Raima, Paolo Conti, Lele Montanari, Maurizio Savioli, Daniele Imola col figlio Simone, Ezio Venturi, Nicoletta Coccia, Bruno Fabbri, Paolo Zaghini, Daniele Fabbri, Gianni Fabbri, i fratelli Fagioli (Guido e Fabio), Ferdinando Rossi, Marino Masi, Maria Papini, Riccardo Santi col figlio Luigi, Vania Magnani, Enzo Andreani, Ezio Villa…
di Daniele Montebelli*
Ero diventato segretario della Federazione giovanile comunista italiana del Circolo di Riccione agli inizi degli anni settanta. E può sembrare strano non avevo avuto modo di conoscere Arnaldo Cesarini, per tutti “Nini”, presso la sede del partito. L’ho incontrato per la prima volta in un’assemblea della società ciclistica Perla Verde. Appassionato di ciclismo oltre ad essere lui stesso un ciclista amatoriale. Da giovane aveva militato anche come portiere nella squadra dell’Alba (Riccione).
Negli ultimi tempi amava spesso ricordare quei momenti giovanili.
La sua grande passione, quella che lo contrassegnerà per tutta la vita è stata la politica.
Come ebbe a dire a suo tempo Emanuele Macaluso in occasione della morte di Ingrao, se non fosse per la “damnatio memoriae” si potrebbe dire che Arnaldo è stato un comunista italiano che ha svolto una funzione di primo piano nella storia politica della nostra città. Mi sia permesso di sottolinearlo, un ruolo svolto con spirito di servizio non solo nei confronti della sua parte ma dell’intera comunità riccionese.
Purtroppo quella storia è stata rimossa, dimenticata. Ormai si vive in un eterno presente. Un presente che vede tra l’altro impegnato il prof. Barbero, famoso storico, con un video in rete per denunciare il tentativo di far cessare i contributi pubblici all’Anpi anche se risultano essere una piccola parte del bilancio dell’associazione partigiani.
Il nostro Arnaldo ha aderito al Pci nel 1964. I suoi genitori erano iscritti al Pci. Ha iniziato a leggere l’Unità in casa, suo padre prendeva sempre il giornale, la sua abitazione era frequentata spesso da persone di sinistra tra cui Mario Maresta. Va ricordato che suo babbo Silvio aveva dato un forte impulso alla costruzione della Camera del Lavoro di Riccione.
Nel suo quartiere, vicino al porto canale, frequentava un gruppo di coetanei adolescenti di 13, 14 anni che discutevano di politica, argomento inusuale per la loro giovane età. In quel gruppo erano presenti vari riferimenti ideali. È stato per lui un momento di formazione importante. Successivamente si creò un altro gruppetto di giovani tra cui vi erano Gianni Fabbri, Iglis e altri che cominciavano ad affrontare non tanto i problemi locali ma i grandi temi nazionali e internazionali.
Di quei momenti diceva: – Iglis frequentava il liceo e ci portava alcuni testi filosofici. Allora confondevo Hegel con Engels. Ho scoperto Marx e i filosofi tedeschi. Poi frequentavo la biblioteca comunale e con molta difficoltà iniziai a studiare. Ero un autodidatta. –
L’incontro col Pci e i problemi di Riccione è avvenuto, come lui stesso ricordava, quando andò a lavorare in Comune, nel Magazzeno Comunale. In quel momento si formò la sezione dei dipendenti comunali. Amava rammentare che lavorava nella centrale dell’acquedotto a Misano dove si facevano i turni 24 ore su 24, per controllare tutti i quadri elettrici delle pompe che mandavano l’acqua a Riccione. Nei momenti di pausa, di sospensione del proprio servizio, c’era chi leggeva romanzi mentre Lui si portava dalla biblioteca comunale i libri su Marx e Lenin.
È stato sempre un buon lettore e spesso e volentieri si dedicava alla lettura del suo amato poeta, Giacomo Leopardi.
Ha svolto funzioni di primo piano nella direzione del Pci a Riccione, segretario alla fine degli anni settanta, successivamente entrò a far parte della segreteria del Comitato di Zona Sud di Rimini del Pci quando si sciolsero gli organismi comunali. Consigliere della Provincia di Forlì e anche consigliere del Comitato Circondariale di Rimini. Poi segretario del comitato di zona del Pci della Valconca. Tornò a fare il segretario del Pci a Riccione agli inizi degli anni novanta. Fu l’ultimo segretario di quel partito e il primo del nuovo partito, il Pds.
Sosteneva che con la fine del partito comunista le cose sarebbero cambiate radicalmente. E sempre stato motivo di discussione tra noi, per me la storia della Sinistra, dopo l’autoscioglimento, poteva e doveva essere scritta diversamente. Per lui quello che è avvenuto dopo era inevitabile.
È stato un compago di grande onestà intellettuale, dotato di grande umanità e personalità. Un carattere deciso ma anche non semplice. Non l’ho mai sentito alzare eccessivamente la voce. Ha svolto le sue funzioni di direzione con grande spirito di responsabilità. Sarà riferiminento di molti giovani che diventeranno negli anni dirigenti di partito e amministratori comunali. Ha contribuito in prima persona
ad assumere anche decisioni impopolari che hanno procurato oltre che fratture politiche nel partito anche forti dissapori personali che gli hanno arrecato come soleva ricordare a tutti, soprattutto negli ultimi tempi, un senso di amarezza.
Bisogna farlo presente anche in questo momento triste che a differenza della convinzione prevalente dell’opinione di molti, il Pci aveva al suo interno una forte dialettica e un forte dibattito che servivano a costruire una sintesi. Un partito comunque non esente da difetti.
Insieme abbiamo frequentato la scuola di partito a Faggeto Lario sul lago di Como. Non si trattava di indottrinamento ma un momento di studio e di confronto politico. Era altresì orgoglioso di aver frequentato la scuola in Unione Sovietica per alcuni mesi. Di quell’esperienza porterà con sé anche amicizie di compagni russi che si consolideranno nel tempo.
In seguito lo vedrà tra i promotori dell’Associazione Italia-Urss che organizzava anche corsi per l’insegnamento della lingua russa.
Famosa era la sua ironia e anche la sua autoironia. Rappresentava un modo per sdrammatizzare i momenti di tensione e di difficoltà che tante volte abbiamo incontrato nello svolgimento della nostra attività politica. Era solito farlo anche fuori dagli ambiti politici con amiche e amici.
Una volta cessata la militanza, seppur ritirandosi come altri di noi nella propria vita privata, non ha mai cessato di interessarsi delle vicende politiche, a tutti i livelli compreso quelli locali.
Il suo innato spirito civico lo condusse a promuovere un comitato cittadino composto da varie persone di diverse concezioni politiche. Comitato che si è battuto contro la realizzazione del parco di Oltremare nell’area della ex fornace. Si può dire che se oggi esiste un’area verde così importante, il parco degli Olivetani, nel centro della città, in parte lo si deve anche all’azione di quel comitato che ha sollecitato le Amministrazioni Comunali a preservarla.
La politica attiva era finita ma i momenti di discussione hanno sempre caratterizzato i nostri incontri.
Lui frequentava assiduamente il bar e anche quel luogo diventava spesso occasione per parlare di politica ma soprattutto di quello che era stato il Pci.
Non sono mancate anche in quegli anni le manifestazioni di affetto di molti amici e di molte amiche che spesso incontrava con molto piacere.
Nel tempo aveva accusato una serie di patologie fisiche che lo costringevano a frequentare medici e ospedali. Poi un male oscuro ha cominciato a minare la sua personalità, la perdita progressiva della memoria. Un male terribile proprio perché credo che la persona precipiti in uno stato di angoscia permanente. Così mi è sempre apparso Arnaldo negli ultimi tempi.
Ha partecipato la scorsa estate alla presentazione del libro ARNA’ scritto dalla signora Marcella Marri. La Signora Marri ha raccontato la storia della sua famiglia e anche sua. Era contento, felice.
In questo momento un pensiero di cordoglio non può che andare alla sua famiglia, a sua sorella Stefania e alla cognata Gilberta, moglie dello scomparso fratello Bruno, che lo hanno accudito e assistito fino alla fine. Un pensiero a tutti coloro che hanno contribuito ad aiutarlo in questi anni e soprattutto in questi ultimi mesi, in particolare ad alcuni amici di famiglia e non, alla persona che lo accompagnava, ad alcune amiche che lo hanno sempre sostenuto con grande affetto. Un caloroso abbraccio da parte mia.
“Amare il mondo” di Bertolt Brecht
Ci impegniamo, noi e non gli altri,
unicamente noi e non gli altri,
né chi sta in alto, né che sta in basso,
né chi crede, né chi non crede.
Ci impegniamo:
senza pretendere che gli altri si impegnino per noi,
senza giudicare chi non si impegna,
senza accusare chi non si impegna,
senza condannare chi non si impegna,
senza cercare perché non si impegna.
Se qualche cosa sentiamo di “potere”
e lo vogliamo fermamente
è su di noi, soltanto su di noi.
Il mondo si muove se noi ci muoviamo,
sì muta se noi ci facciamo nuovi,
ma imbarbarisce
se scateniamo la belva che c’è in ognuno di noi.
Ci impegniamo:
per trovare un senso alla vita,
a questa vita
una ragione
che non sia una delle tante ragioni
che bene conosciamo
e che non ci prendono il cuore.
Ci impegniamo non per riordinare il mondo,
non per rifarlo, ma per amarlo.
Ciao Arnaldo, da parte di tutti noi riposa in pace.
*Il suo elogio funebre