di Nicola Battistoni
– Caro Direttore,
stavolta non c’è stata telefonata, ma una visita nel tuo ufficio, causa figlio suonatore di tromba in trasferta a Misano. A due passi dall’ufficio medesimo.
E perché non passare a salutarti? E perché non parlare dei (nostri) figli? Ed eccoci qua. A scrivere una storia su commissione, una storia incredibile per i più, ma siccome è una storia mondainese, è più che credibile, perché su quei colli lo straordinario è ordinario, l’eccellenza è di casa e di esempi se ne potrebbero fare tanti. Musicali, per esempio.
A me piace dire che Mondaino è un piccolo borgo con un’anima grande. Un posto in cui la musica non è solo una forma d’arte, ma un modo di vivere.
E fin qui tutto bene. Ma da dove inizio?
Potrei partire da un centinaio abbondante di anni fa, da uno dei Fratelli Galanti che si costruisce un organetto e se ne va per Paesi ad allietarne le Fiere e le Feste, salvo poi emigrare in America con una fisarmonica in valigia.
Quella fisarmonica l’avrebbe venduta da lì a poco, avrebbe chiamato i fratelli rimasti in Italia, avrebbe con loro creato una fabbrica. Che in realtà, per i mondainesi è LA fabbrica, quella in cui, chi più chi meno avremmo lavorato tutti, o almeno lo avrebbero fatto quelli nati e cresciuti a Mondaino prima degli anni ’70.
Per dire, a Mondaino, ancora oggi, si costruiscono i migliori organi elettronici classici del mondo, in una unione di tradizione, conoscenza e innovazione che meriterebbe un lungo racconto a parte.
Ma la storia, se vuoi, inizia quasi due secoli fa, quando il primo Corpo Bandistico prende vita e corpo, arrivando – con alterne fortune – fino a oggi con l’attuale “Orchestra di Fiati”.
Nelle alterne fortune, e qui arriviamo agli anni ‘70-’80, devo citare, facendo certamente un torto a tutti i Maestri precedenti (e successivi), Galliano “Mondo” Sanchini, maestro – appunto – della Banda e reclutatore di giovani suonatori senza eguali.
Certo, il reclutamento aveva una solida base (logistica e di risorse umane) nella locale Scuola Media in cui ricopriva il ruolo di Professore di Musica. E se andavi a scuola di musica il pomeriggio – scuola, per inciso, totalmente gratuita – i tuoi voti, come per magia, salivano di un paio di unità.
E a Mondaino in quegli anni uno strumento in mano, lo abbiamo avuto tutti, chi il bombardino (come chi scrive), chi un ottavino (come la moglie di chi scrive), chi un tamburello. E tutti felici di suonare nella Banda del Paese, giovanissimi e anzianissimi tutti insieme a suonare l’Opera, le marce religiose e funebri con lo stesso trasporto e passione.
E, onestamente, nel 1983, anno del mio debutto alla tenera età di anni 12, era uno dei pochi modi per poter allontanarsi da Mondaino senza genitori e girare magari non il mondo, ma un po’ d’Italia sì.
E Mondo (il Maestro, dico) è stato a suo modo un precursore perché, sempre in quegli anni ‘80 che iniziavano, a Mondaino c’era la Banda (con i più grandi) e la Bandina (in cui gli aspiranti bandisti potevano misurarsi per le prime volte davanti a un pubblico, che perdonava qualsiasi stecca o fuori tempo…).
Fu un precursore – e qui arriviamo al “nocciolo” del problema e al cuore della storia – perché a distanza di 30 anni, uno dei tanti bambini che iniziarono a suonare in quella Banda si diploma al Conservatorio di Pesaro (in Clarinetto, se non sbaglio), diventa insegnante e “si infila” nelle scuole e soprattutto nella Materna Mondainese a fare educazione musicale.
Lo stesso bambino, cresciuto, diventa insegnante anche della Scuola di Musica e, un bel giorno, dopo un bel concerto a Rimini (in cui ascolta assieme a un gruppo di ragazzini del buon swing e buon Jazz tradizionale) decide di proporre il Jazz Tradizionale al gruppo e crea, se non una bandina un gruppo diverso. Una scintilla. Che diventa fiammella. Salvo divampare in un meraviglioso incendio nel giro di poco. Un incendio che da Mondaino, ha coinvolto e coinvolge i paesi vicini, tanto del Riminese, quanto del Pesarese.
E sì, caro Giovanni, perché quel bambino (classe 1978, e lo so solo perché faceva le elementari con mia sorella, mica per altro…) diventato uomo non si è più fermato e, nel giro di pochi anni ha convertito al Jazz decine, centinaia di ragazzi.
Quando fu vinto dalla MYO (la Mondaino Young Orchestra, successivamente Mondaino Youth Orchestra) il primo premio internazionale assoluto a Sanremo pensavamo fosse un caso.
Non lo era, lo vinsero anche l’anno dopo.
E poi Umbria Jazz, il primo CD, e concerti ovunque e Vienna e Piazza della Signoria a Firenze.
E di storie su questi ragazzi se ne raccontano tante. E le racconta sul palco il Maestro Michele Chiaretti (il famoso bambino del 1978) e alcune di queste, tra qualche decennio saranno leggenda.
Racconteranno di un bimbo che per suonare il contrabbasso, la prima volta, dovette salire su due sacchi di pellet e suonava su uno sgabello ai primi concerti, salvo poi specializzarsi a Siena una quindicina di anni dopo, diventando un suonatore sublime.
Racconteranno di una ragazza che vendette lo scooter per comprarsi il sax baritono; in realtà rinunciò al motorino suddetto, ma raccontata così la storia è ancora più bella.
E sentiranno parlare di un chitarrista di 10-11 anni che suonava Django Reinhardt in maniera incredibile e divenne un chitarrista ancor più incredibile.
E anche di Lucia, voce meravigliosa che si diplomò in canto Jazz e fu insegnante e riferimento di tante altre cantanti, di cui scoprì ed esaltò il talento.
Nel mentre, più precisamente il 2 giugno 2024, il Maestro diventa pure Cavaliere motu proprio della Repubblica, tanto per dire che forse i titoli onorifici, spesso, son dati così, ma in questo caso son più che meritati.
Perché, come spesso dico a Michele, quando – da grandi – quei ragazzi, i nostri figli, si volteranno indietro e si renderanno conto di quel che hanno combinato, dove e con chi hanno suonato, si renderanno conto di aver avuto la possibilità di crescere nella vita come pochi altri.
E sì, Giovanni, perché chi suona ha una marcia in più. E se suoni in un’orchestra, di marce in più ne hai due. Perché suonare ti costringe a pensare e pensare rapidamente. E se sei in un’orchestra devi pensare assieme agli altri, ascoltarli, adeguarti e seguire le indicazioni di chi dirige. Che non è lì a far dei gesti inconsulti per darsi un tono o giustificare la presenza è quello senza il quale nulla è e nulla può essere.
E quei ragazzi guardandosi indietro potranno solo dire grazie. E quindi grazie Maestro Chiaretti. E non te lo diremo mai abbastanza.
Oggi la MYO conta un organico effettivo di circa 40 suonatori stabili. Ma in realtà di MYO ce ne sono due, quella dei Senior (da cui tutto è iniziato) con età media poco superiore ai 18 anni e quella degli Junior che sono mediamente attorno ai 14.
E siccome sono due, perché non mettere in piedi una battaglia tra orchestre, come avveniva negli anni ruggenti del Jazz? Detto. Fatto.
Tra il 2023 e il 2024 MYO vs MYO è stata una serie di concerti incredibile, tra Ischia, Montecatini, Firenze e le nostre zone.
MYO vs MYO è diventato da pochi giorni un Doppio CD, terza pubblicazione dei ragazzi. Oltre 20 brani bellissimi che raccolgono molto di quanto seminato in questi anni. Da ascoltare, da far ascoltare nelle scuole e, visto che questo tipo di attività ha bisogno di risorse, pure da comprare!
Sosteniamo la MYO. Ascoltiamo la loro musica. Condividiamo il loro talento e manteniamo viva una tradizione. Per saperne di più? www.myojazz.it
E mi pare di aver detto tutto. Anzi, no.
Perché manca un tassellino piccolo piccolo. Ed è questo.
Qualcuno direbbe che un talento e una competenza come quella del Maestro Michele Chiaretti, e di tutti i docenti che animano e collaborano al progetto della Scuola di Musica e del Corpo Bandistico, a Mondaino sarebbe ed è sprecato.
Che un talento e una competenza così in qualsiasi altro luogo farebbe il botto, guadagnerebbe cifre spropositate e via dicendo… ma vedi, caro Giovanni, nell’epoca dello spopolamento dei Borghi e dei Paesini c’è chi decide di restare e sviluppare i suoi talenti nel luogo in cui è nato.
E Michele, fortunatamente, non è il solo ad averlo fatto.
Perché se ci nasci, in un luogo magico come a Mondaino, a 20 Km da tutto ma soprattutto lontano dal casino della città, fai fatica ad andartene.
Perché Mondaino non è solo un luogo, è un’idea, una fiamma che continua a bruciare grazie a chi ha deciso di restare e trasformare il proprio talento in una risorsa per la comunità.
Perché, probabilmente, in un luogo diverso, la MYO non sarebbe mai nata o non sarebbe diventata ciò che è. Perché un conto è andare a fare il mercenario in giro per il mondo, un conto è affermarti e contribuendo a far grande il nome del luogo che ami.
Perché chi scrive, a un certo punto della vita da Mondaino si era allontanato e coltivava l’idea romantica di tornarci, da vecchio, per morirci sui suoi amati greppi. Poi ha pensato che, forse, era meglio tornare.
Per viverci. E non si è mai pentito della scelta.
*Pervicacemente
Mondainese dal 1971