COMUNITA’
– Mario e Maria Laura hanno percorso a piedi il tratto Leon-Santiago (la città che accoglie le spoglie di San Giacomo) dal 25 giugno al 14 luglio. Ecco il diario (parte I)
– Scrivere del Cammino di Santiago non è cosa semplice, sono tante le emozioni, le gioie, le fatiche, gli incontri, che sintetizzarli per condividerli è davvero impresa ardua. Proviamo a cominciare dall’inizio.
A maggio 2011 M. Laura ed io abbiamo festeggiato 20 anni di matrimonio e l’idea di vivere il Cammino, che rappresentava un sogno nel cassetto, ci è sembrato un progetto per sottolineare questo avvenimento. Così, già nell’agosto passato, abbiamo pensato che questo anno potesse essere quello giusto. Tanti i propositi per arrivare allenati e preparati ma gli impegni di lavoro, famiglia, volontariato e politici hanno fatto sì che, come sempre, arrivasse la fatidica giornata della partenza e, i km percorsi per esercitarci, fossero veramente pochi…
E’ stato simpatico lo scambio curioso, nascosto, di sguardi, alla ricerca di altri pellegrini, sull’aereo che da Orio al Serio (Bergamo) ci avrebbe portato a Valladolid. Da lì, il percorso in pullman che ci ha condotto a Leon, meta prescelta come partenza per il nostro percorso, è stato premonitore di quello che ci avrebbe atteso nelle prime due tappe: pochissima ombra, paesaggio brullo, secco, giallo, alternato a zone di verde brillante, più piatto della Val Padana ma, soprattutto, temperatura di 39 gradi.
Siamo arrivati al primo hospital insieme a due coppie di Trento conosciute lungo il tragitto. Muniti di cartina attraversiamo la città con una bollura infernale e, mentre un monumento ci faceva da facile riferimento per orientarci, una delle ragazze di Trento, per altro al suo secondo Cammino, indica il percorso esattamente contrario alla nostra destinazione. Cominciamo bene…!
L’impatto con la prima struttura di accoglienza per pellegrini, S. María de Carvajal, è forte: camerate con letti a castello molto fitti, piccoli bagni, ma, fin da subito, trovarsi immersi con persone che provengono da ogni parte del mondo, di tutte le età, di tutti i ceti sociali. La sera, dopo un pomeriggio passato per le vie della splendida Leon, ci aspetta la recita della Compieta insieme alle Suore benedettine, terminata con la benedizione del pellegrino, una esortazione ai pellegrini, al cammino sia fisico che personale. Con questa carica di energia, emozionati ed impauriti per la prima tappa, ci siamo infilati nel sacco lenzuolo e, alle 6, sveglia.
“Colui che non sa dove andare, ci va in fretta. Ma colui che ha un meta è già arrivato, sebbene sia ancora per la strada”, da una leggenda irlandese.
Domenica mattina, dopo una rapida colazione offerta dagli ospitalieri, seguire i primi 500 metri di freccia gialla è stato un gioco per ragazzi ma, già all’arrivo alla cattedrale sono iniziati i primi problemi: della freccia nessuna traccia, dalla guida nessun aiuto. Abbiamo provato a tornare sui nostri passi e a chiedere informazioni ad improbabili ragazzi ancora sotto il fumo dell’alcool della notte precedente, mentre gli spazzini lavano le strade. Poi, con pazienza, abbiamo atteso l’arrivo di altri pellegrini e, facendo finta di nulla, li abbiamo seguiti. Seppur sconfortati, devo dire che dopo questa partenza faticosa per il resto degli oltre 300 km non abbiamo incontrato nessuna difficoltà di percorso. Lasciata Leon, passando davanti alla splendida chiesa di San Isidoro e il Palazzo San Marco, abbandoniamo l’asfalto e comincia un paesaggio piatto e brullo, piatto e brullo, piatto e brullo.
Il caldo si fa sentire, la fatica è una compagna di viaggio esigente che chiede il suo prezzo. Le cicogne ci accompagnano in tutta questa prima parte del Cammino così come altri pellegrini che, sorpassandoci, ci augurano “Buon Cammino”. Come dal nulla, come un miraggio, appare un camion che vende frutta: pesche, arance, banane, ciliegie diventano il nostro pranzo insperato.
Alle 14.30 finalmente la meta: Villar de Mazarife. Scegliamo San Antonio, un albergue privato gestito da una coppia con la possibilità di cena e colazione all’interno. Ottima scelta. Una paella fantastica, la migliore mangiata in questo Cammino. Tra gli ospiti un francese che sta effettuando il Cammino con il suo cavallo. Durante la notte piove forte e tira vento, troppa grazia.
“Da qualche parte, lungo il cammino di ognuno, deve esserci qualcosa che ci consente di realizzare i nostri sogni”, Randy Pausch.