– “L’australiano nato in Italia”. Questa l’immagine che Gianni Clerici, forse il più grande giornalista di tennis della storia, scrisse su Repubblica di Igor Gaudi. Il più forte giocatore di tennis di tutti i tempi della provincia di Rimini, sui campi in erba faceva serve e volley sia sulla prima, sia sulla seconda di servizio.
Piccolo diversivo, “Cinquecento anni di tennis” (il gioco nasce a Firenze, portato a Parigi e poi approdato a Londra) del comacino Clerici è il libro italiano tradotto in più lingue dopo Pinocchio di Carlo Collodi.
L’annata straordinaria del riminese, con genitori originari di Montegridolfo, è il 2000. Tra i primi 200 al mondo (169 il suo best ranking), ha il diritto di concorrere alle qualificazioni del torneo dei tornei: Wimbledon. Se il campo centrale è la cattedrale, con il 2 ed il 3 le altre chiese, i 16 campi secondari sono da circolo di paese; nel senso che entri in contatto diretto con gli amati campioni e li ammiri ad un palmo dagli occhi.
Allora 25enne, alto 1,88 metri, per accedere al tabellone principale deve superare tre turni; con l’ultimo al meglio dei cinque set. Al primo incrocia la racchetta del ceco Frantisek Cermak (6-3, 6-4); al successivo si confronta con l’argentino Mariano Hood (7-6, 6-2). L’ultimo ostacolo è derby; dall’altra parte della rete c’è l’amico Vincenzo Santopadre (l’allenatore che ha portato Matteo Berrettini ai vertici del tennis mondiale ed alla finale di Wimbledon). Il punteggio da raccontare ai nipotini: 4-6, 7-6, 7-6, 2-6, 6-3. Il riminese e Santopadre sono grandi amici; spesso Gaudi va a Roma, a casa Santopadre dove allena, per confrontarsi sui saperi che i maestri mettono in campo per allenare.
Sempre disponibile, sempre gentilissimo, grande dedizione al lavoro fin da ragazzo, Igor Gaudi ha partecipato a tutti i tornei del Grand Slam, seppur nelle qualificazioni: tre volte a Wimbledon, una a Parigi (Roland Garros), tre a New York (Flashing Meadows) e una a Melbourne (Flinders Park). Per due volte è sceso in campo nel torneo di qualificazione, a Roma, per gli Internazionali d’Italia. Insomma, a suo modo, una bella cartolina.
Un altro anno importante per la sua carriera è il 1999. Conquista il titolo più importante; si impone, sempre sugli amati campi erbosi, a Manchester in Inghilterra in un Challenger. Quell’anno partecipano ragazzi più avanti di lui nelle classifiche mondiali: Gianluca Pozzi, Stefano Pescosolido, Mosè Navarra… Nello stesso anno, coglie il terzo risultato per importanza; è in semifinale a Kiev (Ucraina), in un Challenger da 100mila dollari sulla terra rossa. Viene fermato dal francese Stéphane Huet in due set.
Per restare a casa nostra, Gaudi ha partecipato tre volte agli Internazionali di San Marino.
A chi gli chiede se ha dei rammarici, argomenta Gaudi, appassionato di temi sociali e non solo, grazie all’influenza della famiglia (il babbo Nevio è stato presidente di quartiere a Rimini): “Direi di no. Ho svolto il percorso da atleta con dedizione ed impegno. Forse due piccole cose. La prima, per una serie di motivi, nell’esordio a Wimbledon giocai con una racchetta dell’amico Davide Sanguinetti che era di due centimetri più lunga della mia. Il marocchino Hicham Arazi, tra i primi 20, vinse in tre set.
La seconda è questa. Mi allenavo tra Viserba e Cervia e non avevo partner d’allenamento al mio livello. Io ero attorno ai 200 e quello più vicino sul mille”.
Nel mondo del tennis, gli sono rimasti una marea di amici: il capitano di Coppa Davis Filippo Volandri che si veniva a divertire a Rimini, da giovane, Stefano Cobolli (il babbo del campione Flavio), Stefano Tarallo (appena stato in vacanza a Cattolica), Simone Vagnozzi (allenatore di Jannik Sinner).
Sui rettangoli rossi fin da bambino, incontra il lombardo Giorgio Galimberti, che viaggerà attorno alla centesima posizione nel mondo. I due diventano grandi amici. Grazie a Gaudi, Galimberti è di casa nel Riminese. Tre anni fa ha aperto a Cattolica la Galimberti Tennis Academy. Forse il più bel circolo della Romagna; vi lavorano 7 maestri ed ospitano una sessantina di tennisti che arrivano da tutto il mondo. Igor Gaudi è il braccio destro di Giorgio Galimberti.
Il riminese a Montecarlo fece uno stage dell’Apt con Roger Federer, tra i grandi della storia del tennis. Finita la carriera anzitempo per problemi di salute, nel 2005, Gaudi è in vacanza a New York nello stesso periodo in cui si tengono gli US Open. Si regala una giornata al torneo, incontra lo svizzero che lo saluta con affetto. La semplicità di Federer e la capacità di farsi voler bene di Gaudi.